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Ultimo appello agli insegnanti: non fatevi ricattare

Questo è l’appello dell’ora finale per i miei ex colleghi insegnanti: non fatevi ricattare. Non accettate di vaccinarvi con la logica del “via il dente, via il dolore”, perché nel momento in cui vi sottometterete a questo patto scellerato non sarete più liberi.

Il passo successivo sarà obbligarvi a fare l’appello a partire dagli alunni vaccinati e poi sottoporre alle famiglie dei questionari su chi si è vaccinato a casa, per finire con il puro e semplice indottrinamento dei discenti regolato da una circolare dopo l’altra.

Non giudico chi sceglierà di cedere, ma lo invito a una considerazione veramente “realistica” (lasciando da parte il “realismo” di chi crede che basti pagar pegno per “tornare alla normalità”): potete permettervi di arrendervi a un potere soverchiante e considerarvi ancora moralmente liberi? Sorvoliamo sulla coercizione, sorvoliamo sull’avallo a un sistema che calibra le libertà civili in base a un codice QR, sorvoliamo sul milione di dosi a cui ci si dovrà sottoporre dopo aver accettato la prima: sarete ancora in grado di svolgere il vostro mestiere come prima?

Sono domande che, per quanto retoriche, vanno comunque poste: tuttavia, per non scadere nel sentimentale, lascio come testimonianza finale -senza commento- la lettera di commiato che il collega Pietro De Angelis ha pubblicato sul suo profilo Facebook.

“In questi giorni, aspettando la sospensione che scatterà implacabile dal 15 dicembre (o poco oltre, neanche questo si capisce), sto svuotando gli armadi di scuola dai materiali didattici che vi ho accumulato nel tempo. Mi sono stupito io stesso della quantità di materiale che ho acquistato, sempre rigorosamente con i miei soldi, per cercare di compensare le croniche carenze del sistema d’istruzione pubblico e creare degli ambienti di apprendimento degni di questo nome. Centinaia e centinaia di libri, per allestire una vera biblioteca di classe. Materiali per la manipolazione: sabbia, playmais, plastilina. Giochi logici, giochi spaziali, giochi di gruppo. E anche ausili didattici di vario tipo, costruiti artigianalmente e con una certa inventiva, ma rivelatisi particolarmente utili ed efficaci. Il mio trasloco lo faccio sotto gli occhi di tutti, non me ne vergogno; dovete vedere tutto, dovete essere consapevoli di quale sia il vero volto del governo che state difendendo. Non ho avuto una parola di interessamento da parte di colleghi (tranne un paio) o personale scolastico o genitori (anche qui, tranne un paio). Gli unici a chiedere, ripetutamente, il motivo di un simile movimento non di oggetti, ma di ricordi e affetti, sono stati i bambini. Non ho detto ancora niente di ufficiale a loro, non voglio che queste due ultime settimane si trasformino in un addio prolungato. Ma qualcosa hanno udito, qualcosa hanno intuito; lo sento io, come lo hanno sentito loro. I bambini sono speciali, sono come gli animali, non sono piccoli umani ma piccoli alieni. Hanno una loro lingua, una loro cultura, un loro codice morale. Ho molto amato il mio mestiere, perché ho molto amato stare in mezzo a loro; osservarli, entrare nelle loro logiche, sorprendermi ogni volta del loro imprevedibile punto di vista. Mi mancherete moltissimo, solo voi; me ne vado con il cuore pesante ma anche leggero, perché so di avervi donato qualcosa di più di ciò che so. Vi ho donato un adulto pronto ad ascoltarvi, ad accogliervi, a prendere sul serio e a dare importanza al fatto che non si può sempre uscire per primi in fila. So già che non metterò più piede in una scuola pubblica, perché questo obbligo non verrà più rimosso. Qui, dunque, finisce una parte della mia vita; quella parte in cui ho avuto il privilegio di imparare (di nuovo) che cosa significhi essere un bambino in un mondo di adulti”.

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