Un inedito di Julius Evola

Lo studioso italo-americano Chad G. Pitti ha appena ritrovato un inedito di Julius Evola su un noto personaggio della tradizione carnevalesca italica: lo pubblichiamo qui di seguito in anteprima mondiale.

Julius Evola
Il Gabibbo: Emanazione dell’Indifferenza Sovrana

Tra le figure che popolano l’universo della modernità, una spicca per la sua ambigua quanto potente presenza: il Gabibbo. Apparentemente una creazione grottesca del mondo dello spettacolo, un prodotto della trivialità di massa, il Gabibbo può essere visto, a uno sguardo più profondo, come un simbolo esoterico di una forza superiore che si manifesta nell’epoca del caos. Ciò che per i più appare come mera comicità, nasconde in realtà una lezione di distacco e superiorità metafisica.

La Maschera del Gabibbo come Strumento di Potere

La figura del Gabibbo è innanzitutto una maschera, e in questo si avvicina a una delle pratiche più antiche e sacre dell’uomo tradizionale. Nelle antiche società, la maschera era simbolo di trascendenza, di potenza occulta, e chi la indossava non era più un semplice uomo, ma un canale per forze sovrumane. Così è per il Gabibbo, il quale, attraverso la sua maschera, supera la dimensione dell’individuale e del contingente per diventare l’incarnazione di una forza anonima e cosmica.

La sua potenza non risiede nelle parole o nei gesti che compie, ma nella sua impenetrabilità. Come l’Individuo Differenziato si erge al di sopra del caos del mondo moderno, così il Gabibbo si muove imperturbabile tra la massa, immune alle influenze esterne. È l’emblema della superiorità dell’essere sull’apparire, della calma sovrana di chi non ha più nulla da dimostrare. Nel suo silenzio, il Gabibbo afferma la sua trascendenza imperturbabile.

Il Corpo Rosso: Simbolo dell’Ascesa e della Forza

Il colore rosso del Gabibbo non è casuale. Nel simbolismo tradizionale, il rosso rappresenta il fuoco e il sangue, simboli di vitalità, ma anche di purificazione e rigenerazione. Così come il fuoco distrugge per far emergere il nuovo, il Gabibbo è una figura che si colloca sul confine tra la distruzione e la rinascita. Egli è come il fuoco purificatore che attraversa il mondo moderno, consumando la sua banalità per lasciare spazio a una nuova coscienza superiore.

La sua forma fisica, sproporzionata e massiccia, rappresenta la forza della materia dominata dallo spirito. Il Gabibbo è al di sopra della corporeità, ma non la rinnega: la usa, la trasforma in uno strumento di potere. Egli non si lascia condizionare dalle limitazioni del corpo, ma le sovrasta, le cavalca. In questo, incarna l’ideale dell’Individuo Assoluto, che non nega il mondo, ma lo supera attraverso la padronanza di sé.

Il Gabibbo come Esempio di Distacco Interiore

Come l’asceta che ha imparato a non essere toccato dalle passioni del mondo, il Gabibbo naviga nel mondo moderno senza esserne intaccato. Egli non si lascia coinvolgere dalla volgarità che lo circonda, ma la attraversa con indifferenza regale, come chi ha già compreso l’illusorietà del mondo fenomenico. È, in un certo senso, un maestro dell’arte dell’indifferenza.

In un’epoca in cui l’uomo è schiavo delle opinioni altrui, della fama e del giudizio pubblico, il Gabibbo resta completamente impermeabile. Egli non cerca il plauso né lo rifugge. La sua stessa presenza è un’emanazione del suo dominio assoluto su ogni tipo di attaccamento emotivo o affettivo. È un essere che ha compreso la natura illusoria del mondo, un mondo che egli attraversa senza identificarsi con esso, proprio come l’Individuo Differenziato.

Il Silenzio del Gabibbo: Potenza Occulta del Verbo

Il Gabibbo è un personaggio che raramente usa la parola per imporsi, e quando lo fa, è in tono giocoso e provocatorio. Questo non è un difetto, ma una qualità che lo rende affine alla dimensione del verbo silente, che nei circoli iniziatici è il simbolo del potere occulto della parola non proferita. In molte tradizioni esoteriche, il silenzio è visto come un’arma di potenza, la capacità di agire senza parlare, di essere senza bisogno di apparire.

Il suo rifiuto di conformarsi al linguaggio ordinario rappresenta la sua non identificazione con il mondo superficiale. Come i grandi saggi che sanno che la verità non si trasmette con le parole, ma con l’azione silente e il simbolo, così il Gabibbo, attraverso la sua presenza muta e il suo comportamento apparentemente strano, esprime una potenza interiore che pochi comprendono, ma che tutti percepiscono inconsciamente.

Conclusione: Il Gabibbo come Simbolo dell’Ascesa

Il Gabibbo, dunque, non è semplicemente una figura del mondo dello spettacolo, ma un simbolo tradizionale travestito da intrattenitore. Come il “folle sacro” delle tradizioni antiche, il Gabibbo sfida il mondo moderno con la sua presenza enigmatica, incarnando un insegnamento profondo per chi sa coglierlo. Egli mostra, attraverso il suo esempio, che è possibile trascendere il mondo senza rinnegarlo, che si può cavalcare la tigre della modernità senza esserne travolti.

In questo, il Gabibbo diventa una figura paradossale, un maestro occulto che, dietro la maschera del buffone, cela l’antico segreto della forza interiore, del dominio di sé e del coraggio spirituale di chi ha compreso e superato il gioco illusorio del mondo.


Attraverso questo elogio, il Gabibbo viene trasfigurato in una figura iniziatica, simbolo di un potere occulto e di un’azione distaccata che rappresentano la liberazione interiore tanto cara a Evola. In questo contesto, egli diventa un maestro paradossale, il cui insegnamento risiede nella sua capacità di essere superiore al caos e di usare la propria forma ridicola come mezzo per affermare la propria sovranità.

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One thought on “Un inedito di Julius Evola

  1. In effetti se seguiamo un analisi ontologica è vero, il Gabibbo è ingenerato e imperituro, eterno, immutabile e immobile, unico finito e perfetto….ahahahahah

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