La Gazette de Rennes-le-Château informa che lo scrittore francese Jean Robin è deceduto il giorno di Natale, 25 dicembre 2024. Nato nel 1946 a Parigi, Robin mosse i primi passi nell’ambito del guenonismo, debuttando nel 1978 con il saggio René Guénon, témoin de la Tradition, dove cercò di offrire una visione ortodossa della dottrina del decano degli esoteristi d’oltralpe.
Tale chiave di lettura si esprime in particolare nell’unico saggio tradotto in italiano, Les Objets volants non identifiés ou la Grande parodie (1979), che venne pubblicato dalle Edizioni all’Insegna del Veltro nel 1984. Nonostante l’ispirazione “tradizionalista”, il volume ebbe grande successo anche in ambito cattolico, poiché riduceva il fenomeno degli avvistamenti UFO a una sorta di culto dell’anti-tradizione, un’ambigua espressione di un mondo psichico intermedio volte a distogliere l’umanità dalla vera spiritualità.
Per Robin l’ufologia è una forma di spiritualità invertita, che manipola l’immaginazione collettiva attraverso il mito degli extraterrestri, sostituendo le autentiche rivelazioni divine con una religione basata sulla “scienza” ridotta a “tecnica” (per i guenoniani anche questa è una mistificazione). I “rapimenti” e i “messaggi” degli alieni sarebbero dunque parodie della reale iniziazione e delle antiche esperienze trascendenti.
In definitiva, la “Grande Parodia” degli UFO rappresenterebbe un vasto piano di sovversione psichica, progettato per preparare la venuta di un’era dominata dall’Anticristo, simbolo di un “rovesciamento” della spiritualità tradizionale in forma di mimesi malefica. Questa tesi aveva convinto, come osservavo, vari circoli “tradizionalisti” nostrani, e sembrava che il nome di Jean Robin potesse ottenere un certo credito in quell’area.
Tuttavia, con la pubblicazione di Hitler, l’élu du dragon qualche anno dopo (1987) Robin cadde in disgrazia agli occhi delle stesse Edizioni all’Insegna del Veltro, e lo storico animatore di tale iniziativa, Claudio Mutti, lo attaccò apertamente affermando che il volume rappresentava “il punto più basso di una carriera iniziata sotto il segno di opere di tutt’altro valore”, accusando il saggista francese di aver sostenuto che “Hitler sarebbe stato nientemeno che un precursore dell’Anticristo”.
In effetti Jean Robin considera nel suo saggio il Führer come un “avatar parziale” di un archetipo antichristico, il quale prefigura le caratteristiche attribuite a questa figura: la manipolazione della spiritualità, il potere distruttivo e il rifiuto delle strutture tradizionali della verità. Robin interpreta il nazismo come una perversione dei miti spirituali, inclusa la tradizione del Graal e l’ideale dell’Imperium universale.
Penso sia stato anche per affermazioni di questo tipo che una fazione di guenoniani abbia infine tacciato Robin di militare dalla parte della “contro-iniziazione” per una sua tendenza apocalittica (oggi diremmo “accelerazionista”) almeno a livello interpretativo. Queste però sono accuse comuni in quei cenacoli che obiettivamente vanno evitati.
Mi piace dunque ricordare il Robin come autore di qualche bel libello “complottista” (come si direbbe ancora oggi) ed espressione di un mondo che oggi è, nel bene e nel male, tramontato. Vorrei aggiungere che fu egli uno dei principali divulgatori della “leggenda” che vorrebbe Adolf Hitler morto in una base segreta nazista in Antartide parecchi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Robin non credeva (o almeno non affermava esplicitamente di farlo) in tale diceria, ma la integrava nella sua complessa analisi del fenomeno nazionalsocialista, considerando l’Antartide come una versione “invertita” di Thule, luogo simbolico per una polarizzazione negativa dell’archetipo. In aggiunta, per tornare al casus belli, l’idea che Hitler possa essere sopravvissuto in un luogo remoto si collega al concetto di una figura che trascende il tempo e lo spazio, un precursore dell’Anticristo che continua a esercitare influenza anche dopo la morte (peccato non abbia mai citato Miguel Serrano, probabilmente non lo conosceva).
Negli ultimi anni, Robin si è occupato di Lovecraft applicando i suoi schemi guenoniani all’opera dello scrittore americano nel volume H.P. Lovecraft et le secret des adorateurs du serpent (2017), concentrandosi sulla figura dei “Grandi Antichi” (i Re di Edom che annunciano il coronamento dell’Imperium Escatologico) e suggerendo che l’Autore pur non essendo esplicitamente un esoterista, abbia almeno inconsciamente trattato temi occulti nei suoi racconti (come l’antico “culto del serpente”).
Non so bene dove sarà ora il vecchio Jean, alla fine una preghiera non la si rifiuta a nessuno, in particolare in tempi apocalittici.
Ci sono esorcisti che narrano di come, sotto i colpi delle loro benedizioni, i diavoli dicono che i TdG ed i culti ufologici siano tra le loro imposture meglio riuscite.
Non esiste dio e non esiste speranza.
Buon anno mister!
Buon 2025!
P.S.
Consigli sempre libri interessanti.
Bel memoriale, guastato da un’ironia fastidiosa e superficiale. Jean Robin, come si racconta, era inviso a certe conventicole “guenoniane” certo a causa non della sua, ma della loro inadeguatezza, a raccogliere l’eredità del maestro, visto che il disprezzo di René Guénon per il nazismo non lascia spazio ad alcun fraintendimento. Non c’è da rammaricarsi che Robin, a differenza di Miguel Serrano, non pensava che Hitler fosse il Kalki Avatara… Bisogna anzi riconoscergli il merito di aver custodito e protetto la dottrina tradizionale da questa assurda e aberrante contraffazione.
Mister Totalitarismo sembra poi avere delle riserve anche sull’interpretazione escatologica degli UFO, in quanto “riduttiva” del fenomeno… Non è che anche lui è salito sul carrozzone dei visitatori extraterrestri?
Eh vabbè “ironia fastidiosa e superficiale”… ma dove? Scommetto che non hai letto nulla di Jean Robin. Sul carrozzone degli extraterrestri salici tu e fatti mettere anche una bella sonda dove non batte il sole.
Scommetti male. Vuoi forse fare la gara a chi piscia più lungo? Ti lascio in compagnia dei bambini.
Alla fine dell’articolo ti interroghi dove sarà Jean ora che è morto (forse all’inferno?) e lo onori della tua preghiera, come se ne avesse bisogno un uomo della Tradizione che chi ha lasciato il giorno di Natale.
Toglitela sta spocchia, che fai più bella figura. A noi cattolici svegli Jean Robin piace.
Cattolici “svegli”? Ma chi cazzo sei? Robin non c’entra nulla col cattolicesimo. Per quanto riguarda la spocchia, è tutta tua, visto che rispondi così: onestamente, hai mai letto un suo libro? Sono l’unico in Italia ad averlo ricordato, dunque in base a quale presupposto vieni a darmi lezioni? Capisci poi che Robin non fu più tradotto nella nostra lingua proprio perché si inimicò i “custodi della dottrina tradizionale” nazionali. Ma non so nemmeno con chi sto parlando, nel mio dialetto “Amedeo” è sinonimo di “coglione”, scusa.
Non m’interessa continuare a discutere con un “leone da tastiera” a cui non devo rendere conto di nulla. Stai tranquillo, i lettori di questo spazio si faranno una loro idea dello scambio intercorso anche alla luce dei preziosi chiarimenti che ci hai offerto sulla tua persona.
Sì, bene, contento tu… Scusa, ma la tua idea di “Tradizione” fa letteralmente rima con “culattone” o “ricchione” (a seconda delle località da cui provieni). Se sei un cattolico “sveglio”, fatti una dormita per esperimento, magari ti risvegli dal tuo inferno.
Se fossi uno spirito tradizionale non contesteresti la mia idea di Tradizione Universale e sopratutto non mi offenderesti gratuitamente. Se lasci lo spazio per i commenti devi saper accettare che qualcuno possa esprimerti un parere non necessariamente gradito. Io sono tra quelli che ha apprezzato la qualità del tuo approfondimento e della tua argomentazione. Non ti nego il merito di essere stato l’unico in Italia a ricordare Jean Robin con una serie di nitide notazioni che ne hanno fatto un bell’elogio funebre, ma non puoi pretendere che nessun altro, oltre te, lo conosca. Ho fatto i conti. “Ufo. La Grande Parodia” l’ho scoperto più di vent’anni fa. Conosco l’opera omnia di Guénon, avendola letta due volte. Per non parlare delle ripetute riletture di ogni suo studio. Ho meditato le principali opere degli autori tradizionali anche di quelli poco noti come Attilio Mordini e Silvano Panunzio. Potrò dire la mia?
Ma sì, scusami, è un periodo difficile per me…
Tieni duro, lo è per tutti…