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Una bandiera siriana in House of Cards

L’altra sera mi sono imbattuto nelle nuove puntate di House of Cards e, lo ammetto, le ho guardate (del resto cosa avrei dovuto fare?). In verità non mi appassiona affatto: finora mi sono semplicemente limitato a “recuperare” tutte d’un fiato le stagioni precedenti solo perché i giornali continuavano a usare la serie come termine di paragone per qualsiasi evento politico mondiale, e il fatto di non saperne nulla mi ha fatto sentire un po’, come dire, obsoleto (quando superi la trentina queste cose le soffri di più, una volta non provavo alcun complesso a perdermi qualsiasi puntata di Lost Breaking Bad).

A dirla tutta, trovo House of Cards mediocre sotto ogni punto di vista; tuttavia, se è possibile sorvolare sull’estetica in nome del de gustibus, i rilievi sui “contenuti”, e in particolare la critica alla “mistica della crudeltà” che pervade l’intera opera, si sono rivelate azzeccate, quando per esempio l’Iran ha mandato in onda la serie per dimostrare quanto sono perversi gli americani.

Infatti finora erano state soprattutto le “trovate” più imbarazzanti o disgustose (la comparsata delle Pussy Riot o lo sputo in faccia a Cristo) a regalare i titoloni sui giornali: ma lo spettatore si assuefà al peggio, quindi penso che neppure lo screenwriter più spregiudicato riuscirà a trovare un efficace antidoto al calo d’interesse da parte del pubblico. Alla fine non si capisce il motivo per cui questa serie sia stata prodotta, se partiamo dal presupposto che i registi americani accendono una telecamera solo per obbedire agli ordini di qualche oscuro committente. Quel che si è capito, come appena osservato, è che andrà avanti a forza di plot twists: finti suicidi sempre più acrobatici, piani machiavellici da manuale di self-help con contorno di qualche storiaccia di “sesso brutto” (ma cosa resta? la necrofilia? o magari un presidente francese che va con una vecchia? Ah già… che gaffe).

Detto questo, veniamo al “succo” del post: nella prima puntata dell’altra sera, in un servizio televisivo che mostra dei manifestanti impegnati a bruciare l’effige del presidente Underwood, a un certo punto è apparsa una bandiera siriana.

La spiegazione più semplice è che anche in House of Cards gli Stati Uniti stanno combattendo in Medio Oriente, dunque è normale che in una manifestazione anti-americana compaia una bandiera dalle tinte panarabe. Nondimeno nella serie l’amministrazione democratica collabora apertamente col governo siriano contro l’Ico (la versione in technicolor dell’Isis), dunque è un po’ incongruo veder spuntare un vessillo del genere.

Ad aumentare l’ambiguità della scelta, c’è anche il fatto che quella bandiera fino al novembre 2011 venne usata dal famigerato “Esercito Siriano Libero”: pur non essendo la stessa che poi è diventata il simbolo dei “ribelli” (quella verde, bianca e nera con tre stelle, risalente ai tempi del mandato francese, adottata proprio per marcare anche visivamente l’inizio di una guerra civile), fa comunque un certo effetto. Probabilmente per capire i retroscena dietro certi “indizi” servirebbe un master di “complottismo applicato” alla Alex Jones University. O sarà forse la versione del “colpo di scena” per gli sfigati che si credono esperti in geopolitica (compreso il sottoscritto)?

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PS: Tempo fa anche nei Simpson apparve una barriera siriana…

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