L’Unesco dichiara patrimoni dell’umanità i muri e il fascismo

L’Unesco ha appena aggiunto al suo rinomato elenco di “patrimoni dell’umanità” le mura di Bergamo e le altre straordinarie opere di difesa veneziane diffuse tra Veneto (Peschiera del Garda), Friuli (Palmanova), Zara (Croazia) e Cattaro (Montenegro), consentendo così all’Italia di riconquistare il primato nella World Heritage List (negli ultimi anni ci aveva scavalcati la Cina, ma ora la supremazia è stata opportunamente ripristinata).

Le costruzioni militari che diventano patrimonio dell’umanità rappresentano una piccola vittoria contro la retorica dei “ponti contro muri”, quell’insopportabile melassa che ha finito per infastidire persino i terroristi islamici, i quali hanno risposto alla nostra arrendevolezza perpetrando i propri attentati direttamente sui ponti (e costringendo così i poveri londinesi a costruire… muri sui ponti!).

Per non farsi mancare nulla, nella nuova infornata di patrimoni l’Unesco ha incluso anche la “nostra” Asmara, in quanto (secondo la motivazione ufficiale) “esempio eccezionale di urbanizzazione modernista”. Il cinema Odeon, il Roma, l’Impero, l’Augustus, il bar Centro, il Moderno, il Venezia, la stazione di servizio Fiat Tagliero di Pettazzi: tutta roba che gli inglesi non sono riusciti a distruggere (si sono pure fregati la teleferica, ’sti animali) e che adesso, col beneplacito delle istituzioni mondialiste, resisterà persino alla Boldrini.

Ciliegina sulla torta, l’agenzia delle Nazioni Unite proprio in questi giorni ha definito Israele “potenza occupante” e ha dichiarato la Tomba dei Patriarchi di Hebron “sito palestinese”.

Sarebbe interessante (fino a un certo punto) capire cosa ne pensa Emanuele Fiano, il “Gayssot de’ noantri” intenzionato a mettere in scena un ridicolo teatrino antifascista per scopi prettamente censori: pare quasi che l’Unesco abbia voluto rispondergli indirettamente, nel riconoscere da una parte l’importanza storica dell’architettura fascista al di là di qualsiasi strumentalizzazione politica, e dall’altra nel combattere una battaglia realmente degna di definirsi “antifascista”, schierandosi contro uno Stato che, se non fosse “ebraico”, difficilmente potremmo considerare “l’unica democrazia del Medio Oriente”.

Ecco, per ringraziare l’Unesco del suo coraggio (perché è davvero coraggioso denunciare ancora oggi l’occupazione israeliana, soprattutto dopo anni di hasbarà che, tra le altre cose, ha permesso che nell’immaginario sinistroide l’inesistente “causa curda” rimpiazzasse quella palestinese), farò una donazione per sostenere le sue iniziative, in nome del cameratismo, dell’art déco e della superiorità di Bergamo Alta rispetto a New York (peraltro confermata in tempi non sospetti pure da Pippo Franco e Francesco Salvi).

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