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“Mia figlia è morta per il vaccino anti-covid. Ecco come mi sento”

Il 20 settembre 2021 la Welt ha pubblicato la lettera di una lettrice, Petra Ottmann, che il 9 marzo 2021 ha perso la figlia all’età di 32 anni per una emorragia cerebrale. Come ha stabilito l’Istituto di medicina legale dell’ospedale universitario di Münster, l’emorragia è stata scatenata dal vaccino AstraZeneca. Tra l’inizio della campagna di vaccinazione, nel dicembre 2020, e la fine di luglio 2021, sono stati segnalati al Paul-Ehrlich-Institut (PEI) un totale di 1254 decessi post vaccinazione anti-covid, un dato che corrisponde allo 0,002% delle persone vaccinate durante lo stesso periodo (circa 51,5 milioni). In 48 casi, ovvero lo 0,0009% delle persone vaccinate, il PEI considera possibile o probabile un nesso causale con la vaccinazione. Da aprile 2021 la STIKO (“Commissione Vaccinale Permanente”) non raccomanda più di AstraZeneca per le persone di età inferiore ai 60 anni.

Mia figlia ha perso la vita dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca. Da allora, ho iniziato a osservare il dibattito sulla pandemia con occhi diversi. Non sono né nemica delle vaccinazioni né negazionista del covid. Ma il fatto che le persone non disposte a vaccinarsi vengano emarginate e i loro timori non siano mai presi sul serio è una cosa che può dividere la Germania.

Sono passati più di sei mesi da quando mia figlia Dana è morta all’età di 32 anni per essere stata vaccinata con AstraZeneca. Penso a lei ogni giorno e mi manca così tanto che a volte non so come andare avanti. Ho iniziato un percorso di terapia psicologica e spero che in qualche modo possa aiutarmi a elaborare il mio dolore.

Non posso dimenticare, soprattutto perché ogni giorno mi confronto con il tema del covid e della vaccinazione attraverso i media. Quindi non c’è modo di sfuggire all’argomento. Se sfoglio un giornale, vado su internet o accendo la tv, la vaccinazione e la morte di mia figlia sono onnipresenti.

Come se non bastasse, leggo e sento parlare di questi novax antisociali di tutto il mondo che si rifiutano di fare la puntura. Non ci sono ragioni scientificamente comprensibili per questo. I vaccini sono stati testati milioni di volte e i benefici superano di gran lunga gli eventuali danni. A mia figlia è stato fatto il maggior danno possibile, e non è l’unica vittima delle vaccinazioni.

A giugno una giovane donna (e madre) mi ha scritto che il marito, perfettamente sano, è morto all’età di 34 anni dopo essere stato vaccinato con Johnson&Johnson. La causa era una trombosi venosa cerebrale. Sebbene si sia lamentato per le forti emicranie pochi giorni dopo la vaccinazione, i sintomi non sono stati attribuiti alla vaccinazione.

Mi ha sbalordito che tre mesi dopo la morte di mia figlia un’altra persona sia dovuta morire di trombosi a causa di una vaccinazione. Ormai tutti i medici dovrebbero conoscere questo devastante effetto collaterale. Invece no.

La politica del governo tedesco per combattere la pandemia attualmente consiste principalmente in una misura: la vaccinazione. Non sorprenderà nessuno che io sia diventata critica nei confronti di questa misura. Molte persone che erano vicine a mia figlia sono anch’esse scettiche sulla vaccinazione e ne hanno paura.

La morte di una giovane donna sana durante il sonno lascia il segno. Non sono né una nemica della vaccinazione né nego il coronavirus. Ma quando, dal mio punto di vista, la vaccinazione viene pubblicizzata con particolare leggerezza e coloro che non vogliono essere vaccinati vengono ricoperti di accuse e vergogna, a volte commento i post su internet richiamando l’attenzione sul destino di mia figlia…

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