In questi giorni sta impazzando sui media mainstream un tweet di Nick Fuentes, trollatore americano di altissimo livello, il quale sull’onda dell’incredibile successo elettorale di Trump ha voluto motteggiare il noto slogan abortista My body, My Choice in maniera icastica e provocatoria con un Your body, my choice. Forever. (in italiano suonerebbe come “Il corpo è tuo e decido io”).
Your body, my choice. Forever.
— Nicholas J. Fuentes (@NickJFuentes) November 6, 2024
Attualmente il post ha raggiunto oltre 80 milioni di visualizzazioni e il video in cui Fuentes esplicita la sua nuova catchphrase è stato trasmesso da alcuni telegiornali ed è diventato virale su TikTok. In questo Fuentes dimostra di avere un’aura (come la chiama lui) superiore in materia di provocazione.
Per quanto mi riguarda, è da qualche tempo che lo seguo, in specie quando ha iniziato a ospitare il dottor E. Michael Jones sul suo network (poi hanno litigato sulla compatibilità di razzismo e cattolicesimo, ma il rapporto non si è interrotto) e nell’ultimo periodo, complice l’insonnia, ho iniziato a sintonizzarmi anche sul suo show serale quotidiano (che in Italia va “in onda” verso le 5 di mattina).
A parte che costui riesce a tirar su migliaia di dollari in donazioni al giorno tramite le superchat, dove peraltro passa la maggior parte del tempo a insultare i suoi seguaci (conosciuti come groypers), un dato di fatto è che la sua influenza anche nelle vesti di outsider (o reietto) sta diventando essenziale. Lasciando però da parte il gossip, vorrei evidenziare un paio di dettagli sul personaggio.
In primo luogo, egli è amico personale di Trump e nel 2022 è stato ricevuto a Mar-a-Lago assieme a Kayne West: nonostante ciò ha passato tutto il 2024 a stigmatizzare la campagna elettorale del candidato repubblicano e a proclamare che non lo avrebbe votato, seppur in assenza di alternative al grande Donald (non a caso Kamala è stata snobbata persino dai “suoi”).
La sua polemica contro il tycoon è rivolta più che altro ai vari circoli di potere che lo hanno praticamente “ingabbiato”: in particolare, egli osserva come i democratici corteggino continuamente gli estremisti e tentino in ogni modo di incorporarli nel sistema, mentre i repubblicani al contrario siano eternamente impegnati a flagellarsi (una dinamica consolidatasi ormai in diverse nazioni occidentali).
Proprio da tale prospettiva, Fuentes interpreta il repentino successo ottenuto sulla scia del trionfo di Trump: dopo aver passato mesi, anzi anni, a urlare giorno per giorno le più incredibili sparate antisemite, sessiste e razziste, ecco che soltanto ora, con la trovata forse più innocua, si trova al centro dell’interesse mediatico, e solo perché c’è bisogno di far passare il nuovo Presidente come uno “stupratore”.
Ed ecco perché, con una incredibile onestà intellettuale, il Nostro piuttosto che approfittare opportunisticamente del “successo”, lo utilizza come monito a chi si illude che un’altra Amministrazione Trump potrà in qualche modo salvare l’America o l’Occidente: sarà invece una continua richiesta di normalizzazione da parte del sistema, con i repubblicani già in posizione genuflessa. Soprattutto per tale motivo egli aveva invitato a boicottare Trump, affinché sotto Kamala il radicalismo si acuisse e l’America potesse finalmente esprimere “un nuovo Hitler” (sono parole sue).
Un concetto inconsapevolmente leninista, dove al “cretinismo parlamentare” subentra il moderatismo istituzionale che alle provocazioni della parte opposta risponde con un “nì” in un delirante contorcimento di istanze (producendo quindi imbarazzanti diatribe gay vs trans, abortisti del sesto mese contro quelli del nono mese, musulmani filoisraeliani vs cosplayer di Hamas, ex pornostar semi-redente da un capellino MAGA contro creature ctonie a forma di gasteropode con i capelli viola ecc…).
In ogni caso Fuentes rimane un commentatore politico di eccezionale livello che pur muovendosi in un contesto memetico e post-ironico (chiamatelo come volete) riesce comunque a esprimere un nucleo ideologico forte, seppur a volte controverso o contradditorio (in corrispondenza, per l’appunto, con la “cifra” dei tempi). Giusto per fare un esempio, il Nostro, nonostante il cognome messicano, ha origini italiane (campane e calabresi, risalenti -sempre a suo dire- alla seconda metà del XIX secolo), e per illustrare cosa significhi adottare una mentalità “tribale” da parte dei bianchi ha ricordato quando un suo zio un po’ tonto fu assunto da un’impresa di pulizie a Chicago grazie all’influenza del boss mafioso locale amico di suo nonno, il quale ci mise una “buona parola”.
Naturalmente bisogna leggere il tutto nella prospettiva di uno “streaming perpetuo”, dove alla militanza si aggiunge la dimensione del puro intrattenimento che pare sia davvero il motore principale della fidelizzazione da parte del pubblico che Fuentes è riuscito a garantirsi in pochi anni, ad onta di un carattere spigoloso e, come si è visto, dottrinalmente piuttosto ondivago.
Con pochi margini di errore si può affermare che il milieu da cui muove Fuentes sia al 100% yankee: l’America First senza soluzione di continuità da Huey Long a Pat Buchanan, che riesce difficilmente a esprimersi per le conidzioni politiche, sociali ed economiche da “rivoluzione perenne” in cui sono invischiati gli Stati Uniti.
Anche per questo direi che ideologie del genere sono difficilmente “importabili” al di qua dell’oceano, a meno di non volerle paragonare al falangismo spagnolo o al legionarismo romeno, anche se il discorso si allargherebbe -con tutto il rispetto- fino alle cantine della storia, dove il trait d’union potrebbe ugualmente essere rintriacciato in qualche passaggio di Evola rimbalzato da 4chan alle superchat e assimilato in modo “immediato” da Fuentes da buon americano quale è.
No attinente con il tuo articolo ma in futuro dovresti fare un meme(spero però non si offenda nessuno).
Alluvionati spagnoli vs Alluvionati Romagnoli
Da un lato proteste, bastoni lanciati e scontri con la polizia e offese per le richieste di dimissioni,
Dall’altro gli emiliani-romagnoli che cantano “Romagna mia Romagna in fiore” e “Bella ciao”.