La controversia sulla Humanae Vitae, l’enciclica che nel fatidico Sessantotto riaffermò l’insegnamento cattolico sulla contraccezione, non può essere compresa senza far riferimento alla rete internazionale di sostegno al controllo della popolazione sorta dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Tale rete comprendeva pezzi grossi della “filantropia” come la Ford Foundation e John D. Rockefeller III: “La campagna per persuadere i cattolici, i capi religiosi e l’opinione pubblica che le visioni tradizionali su sessualità, aborto e matrimonio fossero antiquate è stata condotta su molti fronti“, ha dichiarato alla Catholic News Agency lo storico Donald Critchlow, autore del volume Intended Consequences: Birth Control, Abortion, and the Federal Government in Modern America.
Gli studi di Critchlow aiutano a collocare la Humanae Vitae nel contesto politico dell’epoca: «Nel dopoguerra le fondazioni filantropiche si allearono a politici e affaristi per controllare i tassi di crescita della popolazione. Questo “movimento” giunse alla conclusione che guerre, carestie e altre piaghe sociali potevano essere prevenuti attraverso il controllo delle nascite». A tale progetto neomalthusiano si aggiunsero immediatamente gli abortisti e gli ambientalisti, che fomentarono la rivoluzione sessuale ancor prima della commercializzazione della pillola anticoncezionale.
«I costumi sessuali americani stavano già cambiando negli anni ’60 del secolo scorso e non possono essere attribuiti a un’unica causa. Non dovrebbero esserci dubbi, tuttavia, che l’ideologia di una élite abbia incoraggiato cambiamenti nei costumi e nei comportamenti sessuali in nome del “progresso”, della “giustizia riproduttiva” e del controllo della popolazione».
A parere dello storico, il dopoguerra è il periodo in cui è stato messo in atto il più ampio programma di “ingegneria sociale” della storia: «I protagonisti di tale rivoluzione si consideravano degli illuminati [enlightened] che portavano il progresso alle masse arretrate».
Quando la Humanae Vitae, emanata da Paolo VI il 25 luglio 1968, riaffermò l’insegnamento cattolico secondo cui la contraccezione era immorale, attivisti e filantropi risposero con incessanti attacchi pubblici e privati, anche all’interno della Chiesa stessa: qualche “gola profonda” dalla commissione per il controllo delle nascite istituita dall’allora Pontefice fece trapelare documenti privati in cui si sosteneva che la contraccezione era compatibile con la fede cattolica.
L’affarista Hugh Moore (non cattolico) comprò paginate del “New York Times” e di altri giornali per progandare le posizioni dei prelati “dissidenti” (patrocinando anche la loro traduzione in spagnolo e francese). Moore aveva svolto un ruolo chiave nella creazione della International Planned Parenthood Federation e ne era stato vicepresidente a metà degli anni ’60. Uno dei principali sostenitori della sterilizzazione volontaria, con il suo Fund for International Peace coniò l’espressione “bomba demografica” [population bomb] e fu il primo artefice del collegamento tra sovrappopolazione e guerre grazie all’enorme influenza acquisite tramite i suoi ruoli di membro dell’Associazione americana per le Nazioni Unite (1945-1954), tesoriere del Comitato per il Piano Marshall (1948) e membro del Comitato statunitense sulla NATO (1961-1972)
Le fondazioni filantropiche in generale riuscirono a infiltrarsi nei piani più alti del governo americano: per esempio, durante la presidenza Johnson e quella Nixon, le iniziative contro la povertà contemplarono la pianificazione familiare come strumento principale da applicare nelle periferie, nei quartieri a maggioranza afro-americana e nelle riserve dei nativi americani.
Tra i protagonisti di questo “movimento” ci fu John D. Rockefeller III, che nel 1952 fondò il Population Council, il cui primo statuto propugnava un programma apertamente eugenetico, avendo lo scopo di favorire la riproduzione solo di individui “al di sopra della media” in termini di “intelligenza, qualità della persona e affetto”. In seguito tale paragrafo fu rimosso su suggerimento del funzionario governativo Thomas Parran, supervisore dei turpi esperimenti sulla sifilide condotti tra afroamericani e guatelmaltechi, il quale -bontà sua- identificò nel proposito una ispirazione da “filosofia della razza nazista”.
Per quanto riguarda i cattolici, Critchlow sostiene che negli anni ’60 del secolo scorso la loro preoccupazione verteva soprattutto su come “essere accettati in una nazione connotata da una forte tradizione di anticattolicesimo, senza cedere sui principi fondamentali“. C’è chi tuttavia non pensò due volte a raggiungere dei compromessi: per esempio, George Shuster, assistente personale del rettore dell’Università di Notre Dame padre Theodore Hesburgh (che nel 1965 aveva fatto da tramite tra John D. Rockfeller e Paolo VI), organizzò nell’istituto (cattolico) una serie di incontri sul controllo della popolazione tra il 1963 e il 1967 sotto il patrocinio della Fondazione Rockefeller e della Fondazione Ford, allo scopo di “cambiare le posizioni all’interno della gerarchia”.
Gli studiosi partecipanti a tali conferenze nel 1965 firmarono una dichiarazione riservata alla commissione papale che esaminava la moralità delle nuove forme di controllo artificiale delle nascite. L’anno seguente Rockefeller nominò padre Hesburgh al comitato esecutivo della Fondazione (con l’accordo che si sarebbe astenuto dal votare su questioni riguardanti la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto), e da lì in poi la sua ascesa all’interno dell’organizzazione lo portò a diventarne Presidente dal 1977 al 1982.
Secondo Critchlow, «alla fine i vescovi furono costretti ad accogliere il dissenso interno alla chiesa. La Chiesa cattolica è stata messa sulla difensiva fino all’emergere della questione dell’aborto, su cui l’opinione pubblica era molto più divisa rispetto a quella della contraccezione orale».
L’indignazione suscitata nell’opinione pubblica dai metodi con cui vennero condotti i programmi di controllo della popolazione all’interno degli Stati Uniti (come i casi di sterilizzazione forzata nell’ambito delle iniziative contro la povertà finanziati dal governo federale) ma anche a livello internazionale (si pensi all’India), convinsero il “movimento” a cambiare strategia e puntare sui programmi di welfare e istruzione rivolti esclusivamente alla popolazione femminile, al fine di aumentare l’età media delle donne alla nascita del primo figlio.