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La Wikipedia italiana sembra una tesina di terza media copiata dalla Wikipedia italiana

Parlare della versione italiana della nota enciclopedia internettiana “Wikipedia” è un po’ come sparare sulla croce rossa: al di là dello scontato processo di “piddinizzazione” a cui è sottoposta costantemente sin dai primi vagiti, è proprio la qualità della pagina media a lasciare attoniti. Un’accozzaglia di voci di corridoio, voli pindarici e divagazioni tra il carducciano e il catalaniano (OK Boomer), dove il classico trafiletto di fine paragrafo dei manuali scolastici viene riproposto nello stile tipico dei documentari à la Giacobbo (non cito Piero Angela perché temo che il paragone farebbe immensamente piacere ai “contributori”).

Di tutt’altro stampo il progetto che facapo a tale miseria, la Wikipedia “internazionale”: questo sì uno strumento, seppur non esente da critiche (e in generale sottoposto a una qualche forma di “controllo”), in grado di offrire alla plebe un approfondimento di livello medio-alto su qualsiasi argomento dello scibile (da una pagina in figiano sui pentecostali cinesi a una enciclopedia di oltre centomila voci in Volapük).

Non è un caso che solo a livello internazionale il mio blog venga citato dall’enciclopedia: in Italia, oltre a ovvi motivi di censura, c’è anche l’impossibilità di comprendere cosa sia una “fonte affidabile“. È per questo che quei coraggiosi lettori che talvolta si azzardano a linkarmi su Reddit finiscono inevitabilmente per essere travolti dalla melma parapiddina che, rifiutandosi anche solo di leggere il titolo dei miei post, cavillano subito sulla “affidabilità di una fonte” che si chiama “totalitarismo.blog”.

Tanto per chiarire, perché è un discorso che ho affrontato troppe volte: la “affidabilità” di questo sito in qualità di “fonte” potrebbe essere messa in discussione nel momento in cui dovessi riportare fatti di cui ho testimonianza diretta o documentare dei fenomeni nella maniera più neutrale possibile. Quando però si tratta di riportare, giusto per fare un esempio, un articolo in inglese o in russo non citato né tradotto da nessun altro, l’unica “affidabilità” a cui è lecito appellare potrebbe eventualmente riguardare la conoscenza di tale o tra l’altra lingua da parte del “divulgatore”.

Sono considerazioni elementari, ma questo è il livello a cui bisogna abbassarsi quando si discute con la “parte migliore del Paese”. Sempre per citare, sarà stato quasi certamente uno dei “disoccupati cognitivi” di Reddit ad aver segnalato uno dei miei post a Facta.news, il tipico sito “sbufalatore” foraggiato con notevoli contributi pubblici (questa, come noto, è l’idea di “libero mercato” per il parapiddino medio), che non ha potuto far meglio di bacchettarmi per aver omesso “il contesto necessario alla sua comprensione” (in parole povere, non avrei riportato una postilla a uno dei tanti deliranti “manifesti” pubblicati sul portale del World Economic Forum, nella quale l’Autrice afferma che il suo intento, precedentemente non specificato, era solo quello di delineare uno “scenario” e non qualcosa di “programmatico”, seppur il suo contributo sia stato inserito sotto la sezione Agenda). In sostanza, per non “veicolare una notizia falsa”, avrei dovuto specificare che il WEF ha sparato la sua solita stronzata colossale il solito ballon d’essai per poi rifugiarsi nella letteratura fantastica una volta suscitata la prevedibile repulsione nell’opinione pubblica. Come a dire che il WEF non è una fonte affidabile su se stesso (a meno che non decida di ribattezzare la sezione “Agenda” con un nome più consono, tipo “Sogni bagnati” o roba del genere).

Una volta precisato questo, permettetemi di braggare informandovi che il mio post Italianismi nel somalo e nell’amarico (che ripubblico aggiornato di tanto in tanto, per questo le date “ballano”) continua  a fare il botto di visite proprio per esser stato menzionato come FONTE AUTOREVOLISSIMA nella pagina dedicata all’Etiopia della Wikipedia anglosassone, in riferimento a questo passaggio:

“Italian, the former colonial language, is still spoken by few parts of the population, mostly among older generations, and is taught in some schools (most notably the Istituto Statale Italiano Omnicomprensivo di Addis Abeba); also, Amharic and Tigrinya has some influence of Italian.”

Ammetto che l’articolo fosse un po’ “trollante”, tanto che è possibile che chi lo ha linkato abbia capito solo che era un elenco di prestiti italiani in amarico (in effetti le polemiche non sono mancate: “This info is not sourced and almost nobody speaks Italian in Ethiopia”, te piacerebbe…). Mi fa però piacere che la fonte Totalitarismo, Mister campeggi su questa e altre pagine, soprattutto in spregio all’esterofilia italiota, paradossalmente promossa da coloro che più hanno contribuito a ridurre il Bel Paese a una merda.

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