Sappiamo che l’attuale Pontefice è particolarmente energico nel condannare i crimini della finanza, la cupidigia del clero e l’avarizia dei singoli: vorremmo quindi idealmente rivolgergli un appello affinché ponga un freno allo scandalo causato dal fenomeno delle chiese a pagamento.
Il balzello è in voga da anni per cattedrali e basiliche di Firenze, Pisa, Venezia, Verona e molte altre città. Come afferma un lettore, «molte chiese furono edificate con i soldi di mercanti che, pur comportandosi abitualmente come gangster, non arrivarono mai al punto di chiedere soldi per l’entrata». Il pericolo è che con questo andazzo si giunga al tariffario delle preghiere (3.50€ per un’ora di adorazione?) o al prezzo raddoppiato per le donne incinte (magari con la giustificazione che l’embrione è un essere umano).
È vero che questa richiesta potrebbe essere motivata dal costo dei restauri, tuttavia il pericolo più grande non è per le tasche, quanto per la fede. Così facendo infatti la Chiesa Cattolica si avvicina sgradevolmente alla mentalità protestante. Léon Bloy sosteneva che le grandi fortune calviniste e luterane fossero nate dal sangue dei cattolici sventrati, dunque per certi versi l’idea che si debba pagare per entrare in una chiesa protestante è più che comprensibile: il fedele si reca a pregare una divinità che ha principalmente la funzione di banchiere, perciò è assiomatico che un protestante povero non abbia il diritto di pregare, in quanto così facendo violerebbe l’ordine istituito da Dio stesso.
Tale condotta ha però chiaramente poco a che vedere col cattolicesimo, che non può permettersi di venire a patti con quelle ideologie (mascherate da religione) che da sempre pongono il profitto al di sopra degli uomini – le stesse ideologie che il Santo Padre non smette di deplorare…