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I film catastrofici hanno plasmato la nostra reazione alla pandemia

Secondo uno studio dei ricercatori dell’Università della Pennsylvania, pubblicato sulla rivista Personality and Individual Differences nel gennaio 2021, i film apocalittici e catastrofici di Hollywood possono aver preparato mentalmente le persone ad affrontare meglio una pandemia non immaginaria.

“Volevamo identificare dei fattori che, al di la personalità, abbiano contribuito alla preparazione psicologica e alla resilienza degli individui di fronte alla pandemia”, afferma il coautore John Johnson. “Dopo aver preso in considerazione i tratti caratteriali personali, abbiamo scoperto che alcune persone che avevano visto più film su zombi, invasioni aliene e pandemie apocalittiche prima del COVID-19, sono riuscite ad affrontare meglio l’attuale pandemia. Questo tipo di film sembrano utili come preparazione psicologica verso eventi reali“.

Il ricercatore di Chicago Colton Scrivner, che ha pianificato lo studio, è un esperto di psicologia dell’orrore, cioè studia i motivi per cui le persone sono attratte dalle storie horror. Con questo progetto Scrivner voleva capire se gli appassionati di horror se la cavassero meglio durante la pandemia. Ha dunque contattato Johnson per mettere a punto un sondaggio e analizzare i risultati.

Scrivner e i suoi collaboratori hanno intervistato 310 persone. La loro indagine ha misurato la resilienza e ha incluso domande specifiche per la pandemia di COVID-19. Hanno anche chiesto alle persone quanto apprezzassero i generi horror, zombie, thriller psicologico, soprannaturale, apocalittico/post-apocalittico, fantascienza, di invasione aliena, criminale, commedia e romantico. Dopo aver escluso fattori individuali “problematici” (come la personalità), i ricercatori hanno determinato se la preferenza per le storie dell’orrore influisse sulle capacità di resilienza di fronte a catastrofi reali.

“Le persone che hanno guardato certi tipi di film prima della pandemia sembrano averne tratto giovamento, a livello psicologico, durante la pandemia“, riferisce Johnson. Per il ricercatore certe opere funzionano come “prove psicologiche generali” [mental rehearsals] per le sfide future nella vita reale. Anche se potrebbe essere troppo tardi per fare un’abbuffata di film horror, l’autore dello studio spiega che la prossima crisi non è mai troppo lontana per iniziare a prepararsi sin da subito.

“Non sono sicuro che guardare questi film ora sarebbe utile per la nostra situazione attuale”, osserva Johnson. “Tuttavia, nuove sfide sono inevitabili. Il passato viene spesso dimenticato troppo facilmente. Chi ricordava l’epidemia di spagnola prima del covid? Questo rafforza la convinzione che leggere libri, guardare film e forse anche giocare ai videogame non siano solo passatempi oziosi, ma un modo per immaginare realtà possibili e prepararci per le sfide future”.

Un esempio è Contagion del 2011, con Matt Damon: i media americani hanno iniziato a mandarlo regolarmente in onda sin dal marzo scorso e gli inviati dei telegiornali sembrano trarre ispirazione proprio da questo film per le loro riprese negli ospedali.

Un dettaglio interessante è che il film è stato prodotto da Scott Z. Burns, che è anche il produttore del “capolavoro” ambientalista-catastrofista di Al Gore del 2006, An Inconvenient Truth, nel quale tra le altre cose si insinua che il riscaldamento globale avrebbe fatto affondare le città di mezzo mondo entro il 2020.

Per la sceneggiatura di Contagion, Burns ha collaborato con le autorità sanitarie americane (i Centers for Disease Control and Prevention) per capire come sarebbe stata “una vera risposta a una pandemia”. Questo gli ha poi consentito di criticare l’approccio di Trump alla pandemia reale e avvalersi come “esperto” nel campo, addirittura arrivando a suggerire che la risposta al covid avrebbe dovuto essere più simile a quella del suo film

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