Abbiamo affrontato i gusti culinari dell’abominevole uomo delle svastiche a pranzo e a merenda: ora veniamo alla cena. Come si diceva, Adolf Hitler era davvero una bocca difficile e per accontentarlo non bastò nemmeno la “Mozart della cucina” Constanze Manziarly.
Quando voleva rimanere leggero, il Führer degustava una insalatona di mele, noci e cavolo rosso (o cappuccio),
una vera e propria leccornia, come può testimoniare chi l’ha assaggiata oggi:
Un altro pasto moderatamente digeribile era la classica zuppa di piselli, piatto che rientrò nella cosiddetta “Politica del Minestrone” del Reich (secondo la quale una domenica al mese le famiglie tedesche dovevano cucinare un solo pasto, solitamente una zuppa, per devolvere i soldi risparmiati alle organizzazioni di assistenza sociale):
Se desideroso qualcosa di più elaborato, Hitler si rifaceva ai classici Gefüllte Paprika (peperoni ripieni) della tradizione austriaca, una ricetta anch’essa semplice, realizzabile con un impasto di riso e carne macinata condita con prezzemolo e cipolla (ed eventualmente salsa di pomodoro).
Infine, per dessert, si è cercato di riprodurre un pezzo di Strudel con sopra una svastica disegnata con lo zucchero a velo, per richiamare sia i pasticcini decorati che ogni tanto Hitler non sdegnava di farsi preparare, sia i tortini (Führer-Kuchen) che si faceva mettere sul comodino e consumava poi durante la notte. Nessun intento provocatorio ma solo l’interesse a ricostruire esattamente come andò uno dei tanti compleanni di un uomo che passerà poi alla storia come torturatore e assassino di centine e centine di esseri.