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Il piano del World Economic Forum per il Grande Reset

Qualche annotazione sui piani del World Economic Forum (conosciuto in Italia anche come “Forum di Davos”) riguardo al cosiddetto Grande Reset. Le citazioni sono prese direttamente dal sito ufficiale della Fondazione. 

Klaus Schwab, economista tedesco, fondatore del WEF

Nell’ottobre 2019 il World Economic Forum, in collaborazione con il Johns Hopkins Center for Health Security, e la Fondazione Gates, ha tenuto a New York la conferenza Event 201, la simulazione di una “pandemia di alto livello”.

“La simulazione ha evidenziato le aree in cui saranno necessarie collaborazioni tra pubblico e privato durante la risposta a una grave pandemia al fine di ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala. Negli ultimi anni, il mondo ha visto aumentare gli eventi epidemici, pari a circa 200 all’anno. Questi eventi sono in aumento e sono dannosi per la salute, le economie e la società. La gestione di questi eventi mette già a dura prova la capacità globale, anche in assenza di una minaccia pandemica. Gli esperti concordano sul fatto che è solo questione di tempo prima che una di queste epidemie diventi globale, una pandemia con conseguenze potenzialmente catastrofiche”

Nel gennaio 2020 Bill Gates annunciava “nuove collaborazioni” per sviluppare il prima possibile un vaccino contro il virus, quando il numero di casi nel mondo era ancora nell’ordine delle centinaia.

Nel giugno 2020 è stato infine annunciato il cosiddetto Great Reset:

“I lockdown contro il COVID-19 potrebbero allentarsi gradualmente, ma l’ansia per le prospettive sociali ed economiche del mondo non potranno che aumentare. Ci sono buone ragioni per preoccuparsi: una rapida recessione economica è già iniziata e potremmo trovarci di fronte alla peggiore depressione dagli anni ’30. Tutto ciò non è pero inevitabile. 
Per ottenere il miglior risultato, il mondo deve agire in contemporanea e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’istruzione ai contratti sociali e alle condizioni di lavoro. Ogni paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare e ogni settore, dal petrolio e dal gas alla tecnologia, deve essere trasformato. Serve insomma un Grande Reset del capitalismo.
Ci sono molte ragioni per perseguire un Grande Reset, ma la più urgente è il COVID-19. Avendo già provocato centinaia di migliaia di morti, la pandemia rappresenta una delle peggiori crisi per la sanità pubblica dei nostri tempi. E, con le vittime ancora in aumento in diverse parti del mondo, è tutt’altro che finita.
 Ciò avrà gravi conseguenze a lungo termine per la crescita economica, il debito pubblico, l’occupazione e il benessere […] e aggraverà le crisi climatiche e sociali già in atto. […] Se non affrontate, queste crisi, insieme al COVID-19, si acuiranno e renderanno il mondo ancora meno sostenibile, meno equo e più fragile. Misure graduali e riforme ad hoc non saranno sufficienti per prevenire questo scenario. Dobbiamo costruire fondamenta completamente nuove per i nostri sistemi economici e sociali.
[…] La volontà è quella di costruire una società migliore. Questa volontà va usata per realizzare il Grande Reset di cui abbiamo così tanto bisogno. Ciò richiederà governi più forti ed efficaci, sebbene ciò non implichi una spinta ideologica per lo statalismo. E richiederà l’impegno del settore privato in ogni fase del processo.
L’agenda del Grande Reset ha tre punti principali. Il primo è di orientare il mercato verso l’equità. A tal fine, i governi dovrebbero migliorare il coordinamento (ad esempio, nella politica fiscale), aggiornare gli accordi commerciali e creare le condizioni per una economia in grado di coinvolgere tutte le parti interessate. In un momento di diminuzione delle basi imponibili e di impennata del debito pubblico, i governi hanno un forte incentivo a perseguire tale azione.
Inoltre, i governi dovrebbero attuare riforme attese da tempo per promuovere l’equità. A seconda del Paese, queste possono includere modifiche alle tasse sul patrimonio, la cancellazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e nuove regole che disciplinino la proprietà intellettuale, il commercio e la concorrenza.
La seconda componente del Grande Reset garantirebbe che gli investimenti portino avanti obiettivi condivisi, come l’uguaglianza e la sostenibilità. Qui, i programmi di spesa su larga scala che molti governi stanno attuando rappresentano una grande opportunità di progresso. La Commissione europea, per esempio, ha svelato i piani per un fondo di recupero di 750 miliardi di euro (826 miliardi di dollari). Anche gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone hanno ambiziosi piani di stimolo economico.
Piuttosto che usare questi fondi, così come gli investimenti di enti privati ​​e fondi pensione, per colmare le crepe nel vecchio sistema, dovremmo usarli per crearne uno nuovo che sia più resiliente, equo e sostenibile nel lungo periodo. Ciò significa, ad esempio, costruire infrastrutture urbane “verdi” e creare incentivi affinché le industrie migliorino i loro parametri in materia di ambiente, società e governance.
La terza e ultima priorità del Grande Reset è sfruttare le innovazioni della Quarta Rivoluzione Industriale per sostenere il bene pubblico, in particolare nei confronti delle sfide sanitarie e sociali. Durante la crisi del COVID-19 aziende, università e altre istituzioni hanno unito le forze per sviluppare terapie e possibili vaccini, creare centri di test e meccanismi per tracciare le infezioni, garantire la telemedicina. Immaginate se questo impegno concertato si verificasse in ogni settore.
La crisi del COVID-19 sta influenzando ogni aspetto della vita delle persone in ogni angolo del mondo. Questa pandemia non deve però lasciare solo una tragica eredità. Al contrario, essa rappresenta una finestra rara ma ristretta di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo per creare un futuro più sano, equo e prospero”.

Infine, nel luglio 2020, il WEF ha annunciato un modello di “passaporto sanitario” (CovidPass) per poter viaggiare, basato su tecnologia blockchain per archiviare i dati crittografati dei singoli test, garantendo che la app sarebbe stata ecosostenibile, e avrebbe “compensato le emissioni di carbonio” per ogni passeggero a cui avrebbe consentito nuovamente di viaggiare, “per preservare i benefici ambientali ottenuti dalla riduzione dei viaggi aerei durante la crisi”.

Il resto è già storia.

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