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Make France Great Again: la destra americana sostiene i gilet gialli

Scriviamo mentre è ancora in corso la protesta dei “gilet gialli” in tutta la Francia, una rivolta della quale è difficile interpretare la natura, comprenderne l’inizio e naturalmente prevederne le conseguenze (tanto più da quando la piazza ha iniziato sommessamente a invocare il nome del generale de Villiers…).

Ciò che sappiamo è che nemmeno un mese fa Donald Trump, dopo un aspro confronto via Twitter con Emmanuel Macron sulla questione dell’esercito europeo, aveva adattato il suo slogan alla Quinta Repubblica:

Era inevitabile che lo scontro tra i due Presidenti si acuisse, soprattutto considerando l’ambiguità di quello francese, che durante gli incontri ufficiali era tutto pacche e strette di mano, ma poi al ritorno in patria faceva la voce grossa (credendo però che non arrivasse oltreoceano). D’altronde, possiamo ricordare con un po’ di malizia il ridicolo endorsement che un Obama più che decotto concesse all’enfant prodige dei Rothschild:

Con tali premesse, non si capisce (cioè si capisce benissimo) come i media internazionali siano riusciti a dipingere una insostenibile bromance tra i due, quando invece Trump aveva sin dall’inizio compreso che Macron non gli sarebbe servito a nulla nel suo piano di destrutturazione europea.

Ora quindi che i nodi vengono al pettine, è persino probabile che qualche manifestante francese abbia voluto davvero prendere alla lettera il Presidente americano: non possiamo ipotizzare influenze ulteriori o più recondite, tuttavia è un fatto che l’intera destra americana si sia da subito compattamente schierata in favore dei gilet gialli, considerando la rivolta come parte della causa populista internazionale.

Il canale The Red Elephants di Vincent James (militante di estrema destra), per esempio, presenta i gilets jaunes come espressione della classe media “indigena” bianca e nazionalista, dandogli un tocco a metà strada tra la Comune e la Kristallnacht nel ricordare come i manifestanti abbiano tentato di dar fuoco alla Galleria del Jeu de Paume (“museo di arte postmoderna degenerata”):

Sulla stessa linea, il canale suprematista bianco Red Ice Tv utilizza categorie tipicamente americane per analizzare il movimento, parlandone come se fosse un omologo del Tea Party e accentuandone indebitamente l’etnocentrismo:

Più “moderato” il commento di Tim Pool, che tende invece a sottolineare il clima da “terza posizione” tra i manifestanti ma adottando sempre la chiave di lettura della white working class in rivolta contro i “globalisti”:

Infine, anche nel mainstream conservatore si gongola: su “Fox News” l’ex consigliere di Trump Sebastian Gorka non nasconde la propria Schadenfreude nel vedere Macron in difficoltà.

Dunque al di là dell’Atlantico le sommosse parigine piacciono, e con descrizione si invitano i manifestanti al fatidico ultimo sforzo per essere repubblicani (preferibilmente seguendo Sade solo nella “forma” e non nella sostanza).

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