Vado su Twitter e trovo una tizia ultrafemminista che posta un pezzo dei Noir Désir come “canzone della giornata”, non accorgendosi di dimostrare implicitamente la sua pericolosa vicinanza agli “anta” a discapito del look da liceale.
Vado su Facebook e una fighetta anglofona che dall’inizio dell’anno assilla i suoi contatti con la storiella del #MeToo (senza peraltro capire che gli hashtag su FB non li cliccano nemmeno i servizi segreti), mette un pezzo dei Noir Désir per la sua “ora francese”, e tutti i suoi amichett* (dall’incerta connotazione sessuale) commentano estasiati.
Vado sull’autobus e una ventenne piuttosto sfigata, vestita di nero e dal colorito pallido (ma comunque 6.5) ascolta con le cuffiette a tutto volume Le vent nous portera di quel cazzo di gruppo francese di cui sopra.
Ora, i fatti appena elencati non si sono verificati a distanza troppo ravvicinata, ma per rispettare l’unità di tempo luogo e azione ne traggo lo spunto per dire finalmente B A S T A! Ci tengo a chiarire che non ho formulato alcuna obiezione diretta nei confronti delle signorine non solo perché ormai qualsiasi cosa è considerata una molestia, ma soprattutto perché avevo già ben presente la scontata risposta: “Bernini era cattivo, Michelangelo un assassino…”. Ma ‘sti cazzi, dove le avete imparate ‘ste cose, da Alberto Angela? E se anche il ragionamento in assoluto fosse valido, allora mi fate il sacrosanto piacere di ascoltarvi i Noir Désir tra qualche secolo, grazie?
Perché è I M P O S S I B I L E che una sola di queste sciaquette (a meno che da inizio secolo non abbia vissuto in una grotta solo con un vibratore, il che non è da escludere a priori) sia all’oscuro della lugubre biografia del frontman Bertrand Cantat (Superquark non ne ha mai parlato, ma Wikipedia sì!):
«Nella notte tra il 26 e 27 luglio 2003, nel corso di un violento litigio, colpisce più volte al viso con 19 pugni la compagna Marie Trintignant. […] Cantat sottovaluta le conseguenze del suo gesto e l’attrice non viene soccorsa che l’indomani. Marie Trintignant muore per edema cerebrale derivato dalle percosse subite il 1º agosto seguente, a seguito di due interventi chirurgici, lasciando 4 figli avuti da precedenti relazioni. Dopo tre udienze in tribunale, Cantat viene condannato […] a otto anni di prigione [….]. Il 10 gennaio 2010 l’ex moglie di Cantat, Kristina Rady, si uccide, impiccandosi. La Procura di Bordeaux riapre le indagini nel 2013, producendo le registrazioni dei messaggi telefonici in lingua ungherese lasciati da Kristina, in cui lei riferiva di essere picchiata sistematicamente da Cantat. Il caso fu tuttavia chiuso senza dare luogo a procedere».
Dunque, per fare il punto: io non posso più vedere i Robinson perché è venuto fuori che Bill Cosby, archetipo universale del bon père de famille, era uno stupratore seriale, né Rete 4 può più trasmettere in seconda serata i film con Kevin Spacey perché il poveretto, per quanto sodomita e un po’ pedo, è finito invischiato nello scandalo Weinstein (che serviva solo a colpire Trump ma ha distrutto mezza Hollywood democratica). Invece, voi stronzette potete citare come se niente fosse un animale che ha ammazzato due donne (anche se la seconda si è “soltanto” suicidata).
Perlomeno il pubblico francese, di fronte alla richiesta di Cantat di “essere reintegrato” dopo aver scontato la pena, ha reagito con gli sputi (senza contare che da quelle parti il #MeToo si è ufficialmente concluso con l’arresto di Tariq Ramadan): poi, non so se qualcuna continui ad ascoltarlo di nascosto, ma di certo non lo “ostenta” come dimostrazione della propria raffinatezza in fatto di gusti musicali.
Voglio dire, quante seghe mentali noi maschi siamo obbligati a farci sulla questione? Per fare un esempio, nel suo programma televisivo il presentatore statunitense Stephen Colbert (ultra-clintoniano fino alla demenza), pur ammettendo che gli album di Bill Cosby (perché sì, era anche un grande musicista, nonostante noi non se ne sappia nulla come al solito) gli abbiano letteralmente “salvato la vita” da ragazzino, è riuscito a convincere il suo ospite, il comico Jerry Seinfeld, che la condotta morale di papà Robinson ne inficia retroattivamente l’intera carriera.
Perciò, ripeto, de che stamo a parla’? Il pubblico americano, per inciso, continua ad adorare Cosby a onta dei fattacci emersi nell’infinito processone degli ultimi anni (più o meno l’opinione condivisa è quella di questo commentatore di Youtube, che esprime il suo entusiasmo senza tema di ridicolo: «Bill Cosby is an example of how a person can leave you laughing and feeling good without being dirty, shady or low-life. He has made great contributions to decency and good character in our world»). Eppure nessuno si azzarderebbe a postare uno dei suoi “classici” (alcuni -col senno di poi- leggermente “compromettenti”, tipo Che ne dici di leccarmi il pollo?), se non a scopo satirico o in diretto collegamento con la violenza da egli perpetrata. A questo punto verrebbe quasi da dire: è vero, ne ha sedate e stuprate una cinquantina, ma perlomeno non ne ha ammazzata nessuna a pugni!
Al di là però dell’ipocrisia e della doppia morale di chi pretende una purga staliniana contro registi e attori “nazional-popolari”, ma va in brodo di giuggiole quando il carnefice incontra le sue preferenze estetico-politiche tanto snob quanto squallide, c’è un altro particolare che accresce la mia indignazione: la tragica fine di Marie Trintignant. Una notizia che mi colpì sin dal primo istante in cui la orecchiai non perché avessi un qualche interesse verso i Noir Désir (l’ho sempre considerato il tipico gruppo che piace a quelli che non sanno una parola della lingua in cui cantano, come i Coldplay o Jarabe de Palo), ma per il coinvolgimento del padre Jean-Louis, che vidi intrappolato per sempre nel personaggio di “vittima sacrificale” interpretato ne Il sorpasso. La mia sensazione immediata fu quasi come se Bruno Cortona, dopo averlo fatto morire in celluloide, fosse uscito dal grande schermo per straziargli la figlia: ennesima raffigurazione di quell’aiuola che ci fa tanto feroci, che non risparmia nulla ai deboli e perdona tutto ai forti.
Ecco il motivo per cui non la questione non può essere ridotta a un semplice puntiglio, anche se alla fin fine come contropartita al vostro cattivo gusto mi basterebbe solo poter rivedere i Robinson su Canale 5.
*
Ripubblico questo vecchio post perché dall’internet è saltata fuori un pezzo delle Brigandes dedicato proprio a Bertrand Cantat e ai suoi adoratori della “sinistra al caviale”, i quali hanno finalmente scoperto che in fondo il femminicidio è solo un peccatuccio veniale come altri (l’immagine che accompagna il video rappresenta Marie Trintignant con il padre Jean-Louis).
Quand les nobles défenseurs
[Quando i nobili difensori]
dés causes humanitaires
[delle cause umanitarie]
sont en colère
[si arrabbiano]
Et quand les redresseurs de torts
[e quando i raddrizzatori di torti]
d’un monde meilleur
[per un mondo migliore]
sont en fureur
[vanno in collera]
C’est le noir désir
[È il desiderio nero]
qui les inspire
[che li ispira]
Ils ne pleurent plus sur le femmes battues
[Non piangono più per le donne vittime di violenza]
Mais ils pleurent
[ma piangono]
sur les violeurs
[per i violenti]
ils ne défendent pas les victimes
[non difendono più le vittime]
car c’est le crime
[perché è il crimine]
qui’ls estiment
[ciò che adorano]
C’est le noir désir
[È il desiderio nero]
qui les inspire
[che li ispira]
Quand par bonheur en Angleterre
[Quando per fortuna in Inghilterra]
tu croiseras ton frere
[ti imbatterai nel tuo fratello]
l’Eventreur
[lo Squartatore]
tu deviendras un idole
[diventerai un idolo]
dans tout le rock’n roll
[per tutto il rock’n roll]
la star des tueurs
[la star degli assassini]
Le noir désir de son âme
[Il desiderio nero della sua anima]
si l’on peut parler d’une âme
[se si può parlare di un’anima]
dans ce cas
[in questo caso]
vous voilà prévenues mesdames
[siete avvisate ragazze]
si vous croisez ce gars
[se vi imbattete in questo tizio]
Bertrand Cantat
C’est le noir désir
[È il desiderio nero]
qui les inspire
[che li ispira]