Se decidete di intraprendere una relazione, o -per assurdo- intrattenere un rapporto di amicizia con una donna, dovete in primo luogo sincerarvi che la frequentazione di tale esemplare di femmina umana non pregiudichi la vostra reputazione. Una delle iniziative fondamentali da intraprendere a tal scopo è scoprire la famigerata “conta dei corpi”, o bodycounts per dirlo all’anglosassone, cioè il numero di partner con cui la femmina ha giaciuto precedentemente al vostro incontro.
Il presupposto da cui bisogna partire è che le donne su questo punto mentono in maniera più sfrontata che non in altre occasioni: dunque giungeranno persino a negare l’evidenza, se non a usare miseri trucchetti psicologici per differenziare i loro “connubi” in base a criteri ambigui o mendaci (come convincersi che un rapporto sessuale non abbia avuto luogo nel momento in cui si è trattato solo di “una botta e via”).
Bisogna esser sempre pronti a indagare in qualsiasi caso: di questi tempi, infatti, persino una verginità corporale non è garanzia di alcunché, poiché solo attraverso un’inchiesta approfondita si potrà stabilire se ad essa corrisponda anche una purezza d’animo, o se l’illibatezza in questione non sia che una squallido alibi per nascondere decine, o centinaia, di fellatio (magari praticate anche a uomini stranieri o di colore), se non addirittura penetrazioni in vase indebito (perché, come è noto, il sesso anale è stato fatto diventare una moda -dalle solite agenzie- non solo tra i maschi omosessuali ma anche tra le donne eterosessuali).
Il metodo più efficace, per un onesto spirito maschile abituato alla schiettezza e alla nettezza delle espressioni (a meno che non appartenga a certe etnie di cui si è spesso discusso in passato su queste stesse pagine), sembrerebbe quello dell’approccio diretto: “Dimmi con quanti uomini sei stata”. Si può tuttavia immaginare che tipo di risposte produrrebbe una domanda del genere: bla bla bla non hai diritto di chiedermi questo bla bla bla prima di te ho baciato solo il mio fidanzatino delle elementari e me ne sono subito pentita buh uh uh non puoi farmi processi retroattivi il passato è passato bla bla bla buh uh uh.
Anche un approccio indiretto potrebbe risultare poco efficace, a meno di non riuscire a raggiungere un tale grado di dissimulazione e malizia da surclassare quello femminile (caratteristiche presenti in maniera praticamente innata nel genere muliebre): impresa ai limiti dell’impossibile, nonostante la credulità (altrettanto innata) delle donne.
Inoltre potrebbero risultare degradante per un sano spirito mascolino giungere a scoprire la verità attraverso espedienti squallidi (indurre in ebbrezza la femmina offrendole quegli intrugli disgustosi ad alto tasso alcolico definiti “cocktail”) o moralmente riprovevoli (manipolare spiritualmente e mentalmente la donna, seppur certe tecniche implicherebbero l’esistenza di un’anima e una mente nella stessa).
Bisogna dunque in primo luogo lavorare sugli indizi disponibili nell’immediato, per esempio indagando sui profili social della sospetta (sfortunatamente il fatto che una biolocusta sia iscritta a una di tali piattaforme è di per sé segnale di un bodycount elevatissimo), oppure nelle famigerate “cerchie sociali”, ad onta che gli individui con cui una donna stringe amicizia siano solitamente irritanti e molesti. È a dir poco compromettente, in ogni caso, che una femmina abbia troppe amicizie maschili, e su questo penso non ci sia bisogno di discutere (persino di chi si dichiara omosessuale è sempre meglio diffidare, poiché egli facendosi donna partecipa della doppiezza e della furbizia del genere).
Se invece l’indiziata ha tante amiche di sesso femminile (lato sensu s’intende, perché quello che le donne chiamano “amicizia” assomiglia più al rapporto intrattenuto tra l’israeliano e il palestinese) si può fingere di provare una qualche simpatia per esse e insistere per frequentarle allo scopo che dall’interazione di cervelli e bocche scollegate tra loro possa scaturire tutta la polvere nascosta sotto i tappeti (e le minigonne). Si può del resto contare anche sull’invidia e la disonestà che contraddistinguono le relazioni amicali tra d-parola, e che quasi regolarmente porteranno le amiche del cuore a sputtanarsi a vicenda per il solo gusto di portare altro male nel mondo.
Come si evince da numerose testimonianze sul web, uno scenario tipico in cui potrebbero emergere verità scomode o dettagli confessati a mezza bocca è quello in cui due “amiche del cuore” stanno rivangando i bei tempi e, complice l’alcol (o anche solo la leggerezza femminile), a un certo punto par quasi che ogni argomento (il cui numero è comunque limitato: viaggi, cibo, locali, vacanze, ristoranti, uscite serali) debba condurre inevitabilmente alla questione “sesso”.
È chiaro che bisogna sempre aver presente l’equivocità del contesto in cui si palesano certe “confessioni” e riservarsi un momento per ulteriori indagini, con la consapevolezza che una donna può mentire anche solo per il gusto di farlo (dunque fantasticare, per lei come per le sue amiche, su un passato orgiastico inesistente), ma al contempo preparare il proprio spirito anche alle rivelazioni più sconvolgenti (incontri occasionali nei bagni di una discoteca, lesbismo, frequentazione di locali per scambisti, sadomasochismo, partecipazione a film pornografici, rapporti sessuali con animali o persone dall’Europa orientale, dall’America del Sud, dai Balcani o dal Nord Africa).
Al di là di ogni dimensione “sociale”, ci si può altresì concentrare sugli atteggiamenti individuali della presunta innocente: per esempio, un’insistenza esagerata nel proporre matrimoni e concepimenti, a fronte peraltro di uno stile di vita o di una mentalità che mal si conciliano con tali scelte, potrebbe essere indicatrice di troppe “esperienze negative” in passato e della necessità di utilizzarvi come una sorta di “accomodatore”.
In generale è necessario osservare i comportamenti che denotano doppiezza e ambiguità, come l’eccessiva accondiscendenza nei vostri confronti in relazione a un carattere scostante e spigoloso, oppure una riservatezza artefatta all’interno della relazione al cospetto di affabilità e socievolezza all’esterno di essa.
La missione di scoprire il bodycount di una donna è gravosa ma necessaria, non solo per la vostra reputazione o il vostro onore, ma anche per il trionfo della giustizia, del bene e della verità sulle trame e i raggiri donneschi: poi uno può fare quel che vuole del proprio destino, ma l’onestà deve prevalere su tutto. Se una donna si vergogna del proprio passato, confessi tutto e giuri di non farlo mai più (starà al maschio decidere di assumere ruoli, quali il cuculaccio o il beta provider, divenuti indispensabili per tenere in piedi una società come la nostra); se al contrario essa non prova alcun rimorso, abbia allora il coraggio di sostenere la propria perversa dottrina all’insegna del femminismo, del libertinismo e della sex-positivity.
Se il #MeToo a livello mainstream ha normalizzato persino l’idea di un “modulo per il consenso” da far firmare alle donne prima di un rapporto sessuale, allora un uomo può benissimo pretendere di sapere quel che è necessario sui trascorsi di queste ultime, senza trovarsi di fronte a ricatti psicologici rappresentati da espressione e formule prive di senso come “patriarcato” o “gelosia retroattiva”, sia per evitare spiacevoli sorprese nel futuro (come nell’immediato presente), sia per valutare quanto profondo sia il sentimento per una femmina anche nel momento in cui si comprende quale demonio essa sia realmente.