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Donald Trump: “Torno a una condizione: la prossima volta cattivi, eh!”

L’intervista di Tucker Carlson a Donald Trump su X/Twitter (che al momento conta 250 milioni di visualizzazioni) è stata accolta dal mainstream con un’indifferenza artefatta e ridicola; non contento di aver umiliato il sistema (non solo mediatico) americano, il candidato repubblicano ha deciso di tornare direttamente sul social network (mesi dopo che Musk in persona aveva fatto riattivare il suo profilo) con il botto, pubblicando la foto segnaletica del processo sulle interferenze elettorali in Georgia.

Una “umiliazione senza precedenti” secondo la stampa che in realtà il Nostro ha trasformato in un trionfo di consensi, rivendicando per l’ennesima volta il suo ruolo “antisistema” (che il tutto possa essere ancora una farsa, è un altro discorso).

Lo stesso Elon Musk ha commentato il nuovo exploit del suo utente eccellente con un enigmatico “Next-level”, forse un riferimento tra il serio e il faceto alla famigerata “Teoria della scacchiera 4D” (ovvero la convinzione che dal 2016 Donald adotti strategie politiche comprensibili solo in un’altra dimensione).

Sempre in maniera ironica (o post-ironica, non si capisce più nulla) sono riemersi paralleli con le grandi figure della storia: ma dopo Mussolini, Diocleziano e il Kaiser, ora sono stati scomodati nomi ancora più importanti.

«Trump sta evolvendo in una figura storica di rilevanza universale come non se ne vedevano da tempo. Tra migliaia di anni il suo libro The Art Of The Deal verrà studiato come le Meditazioni di Marco Aurelio. Questo momento [dell’arresto] verrà paragonato all’accusa di Cesare da parte del Senato mentre si trova in Gallia, alla denuncia di Antonio da parte di Augusto e all’arresto di Napoleone dopo il colpo di stato termidoriano.
È incredibile come un uomo di 77 anni riesca a sembrare minaccioso in una foto segnaletica, ma il fatto che guardi direttamente nell’obiettivo verrà mitizzato e interpretato come un incredibile presagio se riuscirà a trionfare sulle avversità».

Per il momento Trump ha già adottato una retorica da campagna elettorale, definendo gli avversari come “persone malate che odiano il nostro Paese” e presentandosi daccapo come candidato di “rottura”: gli stessi presupposti che hanno portato a quattro anni di delusioni (con qualche lieve barlume di speranza), culminati nell’assalto al Campidoglio come cifra di una presidenza inconcludente. Tale è il contesto da cui Donald riparte, al di là dei pittoreschi “fedelissimi” e dei plantrusters di professione: spetterà a lui ingannare per l’ennesima volta gli elettori, o sparire dalla vita politica per sempre.

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