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Forse (forse) non sentiremo più parlare di Russiagate

Ieri è stato rilasciato il famigerato “FISA memo”, il dossier che dimostra come tutta questa storia del Russiagate sia una montatura della talpe clintoniane all’FBI. Il Foreign Intelligence Surveillance Act, a cui si riferisce l’acronimo della sigla con cui sono diventate famose quelle quattro paginette, è un provvedimento che incarica una corte speciale di stabilire le condizioni per cui l’intelligence americana può svolgere attività di spionaggio verso chi è sospettato di collusione con servizi segreti stranieri. Durante l’ultima campagna elettorale, gli agenti dell’FBI chiesero a un giudice federale di poter intercettare Carter Page, consulente per la politica estera di Trump sospettato di intrattenere contatti con i russi, in base alle informazioni raccolte dall’ex agente dell’MI6 Christopher Steele, assoldato dal clan Clinton per diffamare il candidato repubblicano con qualsiasi tipo di materiale.

Per farsi un’idea della “professionalità” di questo Steele (e di chi gli ha dato corda), ricordiamo un dettaglio ridicolo tra i tanti: il 23 settembre 2016 l’ex agente britannico fece una soffiata a “Yahoo” sulla sua “inchiesta”, che diede la stura a titoli a effetto come U.S. intel officials probe ties between Trump adviser and Kremlin (la “notizia” campeggia ancora sul sito di Yahoo nonostante sia costata una querela da parte dello stesso Page). Bene, nel memo si afferma che l’articolo venne usato dall’FBI proprio per convincere che i sospetti su Page fossero fondati e ottenere così il mandato per spiarlo: un cane che si morde la coda.

In seguito, proprio in base alla “leggerezza” con cui Steele assolveva al suo compito, l’agenzia decise di allontanarlo: tuttavia l’episodio resta di per sé piuttosto imbarazzante, come del resto l’intera vicenda. In sostanza, l’FBI ha ottenuto con l’inganno il permesso di sorvegliare uno dei componenti del team elettorale di Trump, con l’evidente intenzione di arrivare al momento opportuno al “pesce grosso” ed eventualmente impedirgli di giungere al governo. Non so se sia questo il famigerato Deep State di cui si parla spesso, ma molti sostenitori di Trump sono convinti che il memo abbia scoperchiato il vaso di Pandora.

In verità è più probabile che il tutto si sgonfi in pochi giorni, ma perlomeno resterà un argomento forte contro la “caccia alle streghe” basata sul Russiagate, dalla quale discende l’insostenibile cicaleccio sugli hacker russi che dobbiamo sorbirci a ogni appuntamento elettorale in Europa, dalla Francia alla Catalogna fino ovviamente all’Italia.

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