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Gli inglesi volevano gli ebrei sabbatiani dalla loro parte

Nel XVIII secolo sorse tra gli ebrei polacchi un movimento mistico ebraico, detto dei “frankisti” in quanto seguaci di Jacob Frank (1726–1791), capo religioso che pretendeva di essere la reincarnazione dell’autoproclamatosi messia Sabbatai Zevi, del quale seguiva la dottrina della “salvezza attraverso il peccato”, ovvero, da una prospettiva gnostico-cabalistica, la violazione di tutte le norme religiose e sociali (soprattutto attraverso atti concreti, come orge, incesti, assassini, tradimenti) allo scopo di discendere nei vasi o “gusci” dei vari mondi spirituali e di liberare le particelle di luce divina ancora imprigionate.

Uno degli atti più “blasfemi” contro la legge ebraica che Zevi perpetrò fu l’apostasia in favore dell’islam nel 1666 (non un anno casuale), decisione che fu seguita da migliaia dai suoi adepti nell’Impero Ottomano (i quali nei secoli successivi formarono una élite, i dönme, che avrebbe contribuito alla nascita della Turchia odierna attraverso i famigerati “Giovani Turchi”). Seguendo tale schema millenarista, quasi un secolo dopo, nel 1759, migliaia di frankisti a Leopoli si convertirono in massa al cattolicesimo.

La notizia fece il giro del mondo (come allora si poteva intendere tale espressione) e se ne discusse anche sul “Gentleman’s Magazine” (il primo periodico dell’anglosfera a usare l’espressione magazine nel titolo): nel numero 29 del giugno 1759, un anonimo Englishman (da qualche storico identificato, anche senza certezza, con Edward Goldney, un teologo autodidatta e noto polemista filosemita dell’epoca, il quale si era posto come missione convertire gli ebrei britannici al cristianesimo) rivolse un “appello amichevole” agli ebrei, riportato qui di seguito per la prima volta in italiano.

«Agli ebrei,
sono rimasto sorpreso nell’apprendere dai giornali il resoconto riguardo alla decisione di convertirsi alla religione cattolica romana da parte di migliaia di ebrei in Polonia e Ungheria presso il vescovo polacco di Guesna [Gniezno].
È possibile che la discendenza di Abramo, l’amico di Dio, possa degenerare da un così grande antenato per darsi alla venerazione di immagini di legno e pietra, e ancora bruciare il granello d’incenso alla “Regina del Cielo” (come i papisti definiscono la madre di Gesù), nonostante i severi castighi spesso inflitti da Dio agli israeliti per l’idolatria?
Possono allora gli ebrei, un tempo amato popolo di Dio, dimenticare tutte le gloriose promesse che Dio ha fatto loro per mezzo dei suoi profeti, con cui li ha rassicurati sul fatto che pur avendoli ripudiati per un periodo di tempo a causa della loro iniquità, un giorno certamente restituirà loro la Terra che gli spetta, che i Gentili da tutte le nazioni li condurranno, su cavalli e carri, a Gerusalemme, ecc.?
Dio vede attraverso il futuro, è fedele e immutabile, le sue parole restano valide; sì, ciò che ha detto lo farà. Confidate allora da quale prospettiva vi sono state consegnate queste profezie, se non per rafforzarvi durante la vostra prigionia e sostenervi con costanza nel vostro stato di afflizione; per invitarvi a pregare Dio con fervore e per supplicarlo di mantenere le sue promesse, e con una vita santa, buona e virtuosa prepararvi per il ritorno del suo favore verso di voi. Aspettate dunque, per amor di Dio, ancora un po’, e non inchinatevi davanti agli idoli, non abbiate alcun rispetto per le immagini di legno e di pietra, che non possono né ascoltare i vostri discorsi, né vedere le vostre adorazioni, né avere il potere di soccorrervi nelle vostre angosce.
Se credete che la religione cristiana sia vera, se pensate che il Messia sia già venuto in una condizione di afflizione, allora non potete che abbracciare la religione protestante, il vero cristianesimo che ci viene consegnato nel Nuovo Testamento, senza le false tradizioni e le cattive intenzioni e le indebite aggiunte dei Papi, che hanno completamente pervertito la verità e corrotto il cristianesimo primitivo. Noi che siamo protestanti, che leggiamo gli stessi profeti che leggono gli ebrei, che crediamo siano stati ispirati da Dio, noi che non adoriamo idoli, ma l’unico vero Dio vivente, e attendiamo (come voi ebrei) la seconda venuta del Messia, non in uno stato di afflizione e umiltà come nella prima, ma in maniera gloriosa, quando Dio gli darà il trono di suoi padre Davide e lo farà regnare sulla casa di Giacobbe per sempre, e il suo regno non avrà mai fine.
Probabilmente voi ebrei siete convinti che il tempo del suo ritorno glorioso sia da troppo rimandato, fino a non credere ai vostri stessi profeti. Se tuttavia esaminate il tempo da essi stabilito per il compimento di queste cose, vi accorgerete che è ancora da venire. Daniele ci dice che il “piccolo corno” (il quale è il Papa di Roma) prevarrà contro i santi finché questi non si impossesseranno del regno, e che il suo potere durerà per un certo periodo, tre anni e un mese, i quali, calcolando un anno per ogni giorno, sono 1110 anni. Ora, il potere temporale dei Papi è stato stabilito nell’autunno dell’anno 755, e se aggiungiamo 1110 anni otteniamo l’anno 1865.
E aggiungo che le profezie cristiane ci indicano lo stesso anno: al Papa e ai dieci regni che si sono sottomessi alla sua autorità verrà dato potere per 42 mesi, cioè 1260 giorni, che vanno calcolati come anni. Ora, è nell’autunno dell’anno 605 che, secondo Carlo Sigonio, il Papa ha pubblicamente usurpato la monarchia universale sulle anime e i corpi degli uomini: se aggiungiamo 1260 anni, otteniamo ancora l’anno 1865.
Così ho cercato di indicarvi il tempo della gloriosa venuta del Messia, attraverso la migliore interpretazione che sono in grado di offrire. Appare chiaro comunque che ad alcuni ebrei sarà restituita la Terra prima della venuta del Messia: secondo Daniele IX, 25, si tratta di 49 anni prima della venuta. E di conseguenza l’anno 1816 sarà il primo periodo della restaurazione, quando partirà, molto probabilmente dai turchi, l’ordine che gli ebrei ritorino a Gerusalemme e la riedifichino.
Questo tempo non è così distante che molti dei vostri figli non possano vederlo e probabilmente contribuire al ritorno [in Terra Santa]. Se tuttavia voi ebrei abbandonate il Dio dei vostri padri e diventate idolatri, Egli punirà severamente sia voi che i vostri figli: e sebbene li trarrà fuori dalle genti e li radunerà dai paesi in cui sono divisi, li farà errare nel deserto e li purificherà dai ribelli idolatri in mezzo a loro, non permettendogli di entrare nella terra di Israele, ma li distruggerà; e non avranno parte del nel glorioso regno del Messia, quando Dio esalterà i pii e i virtuosi israeliti al di sopra del resto del mondo, e li eleverà al di sopra di tutte le nazioni, per venerazione, per fama e per onore».

Questa lettera esprime le convinzioni delle élite britanniche dell’epoca, che nei secoli successivi si sarebbero palesate in varie forme (in primis tramite il movimento dei British Israelites) e in qualche modo avrebbero contributo alla nascita dello stato moderno di Israele in Palestina.

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