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Greta Thunberg sputtanata per un pupazzo a forma di piovra

Greta Thunberg ha postato sui suoi canali social una foto con un cartellone in solidarietà a Gaza e i media internazionali l’hanno attaccata perché accanto a sé aveva in bella vista un pupazzo a forma di piovra, a quanto pare considerato nel 2023 un “cliché antisemita” evocativo della propaganda nazista.

La sprovveduta ambientalista ha perciò deciso di cancellare il post e ripubblicare una foto censurata, specificando che il peluche a forma di polpo è “uno strumento usato dagli autistici per comunicare i propri sentimenti”.

Fino al 2019 i diplomatici israeliani rivolgevano complimenti vivissimi alla bambina prodigio, perché era riuscita a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulle tematiche ambientali facendo passare in secondo piano la questione palestinese persino alle Nazioni Unite.

L’ambasciatore israeliano all’ONU: Greta è veramente nostra amica!

Le ridicole dicotomie su cui campa il teatrino politico contemporaneo sono sempre più raffazzonate e labili, tanto che persino un personaggio santificato da anni dal mainstream può essere “assassinato” in un istante con la più assurda delle argomentazioni, cioè che un giocattolo effettivamente utilizzato in un certo tipo di terapie per ragazzi autistici possa in qualche modo simboleggiare un tropo antiebraico (come dicono gli anglosassoni).

Posto che  l’immagine della piovra è stata utilizzata molto più nella propaganda nazionalista (durante la Prima Guerra mondiale) o antibolscevica (nella Seconda) che in quella antisemita, e che peraltro nel dopoguerra la rappresentazione simbolica del potere ebraico che estende i suoi tentacoli sul mondo venne sfruttata non tanto dai neonazisti, quanto dai sovietici in chiave antisionista (qui di seguito un esempio),

è inevitabile che i mastri mematori non abbiano potuto far altro che approfittare del destro offerto dal Clown World

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