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Il pericolo del fondamentalismo cattolico

Tra le polemiche più pretestuose di questi interminabili anni di bergoglismo, ricordiamo quella sul cosiddetto “fondamentalismo cattolico”: chiaramente rivolta contro i tradizionalisti, ha ispirato dossier e liste nere che di certo non rimarranno nella storia, in quanto muovono perlopiù da diatribe e faide di bassissima lega. Solo un’analisi più ampia e meditata aprirebbe al contrario prospettive inedite, che proprio col magistero di Papa Francesco stanno emergendo in maniera chiara, in particolare sulla vera natura del “fondamentalismo cattolico”, che è controintuitiva rispetto all’ovvia conclusione che “i tradizionalisti sono fondamentalisti”.

Partiamo proprio da qui: identificare tutta la galassia dei “tradizionalisti” (non solo lefebvriani e sedevacantisti, ma per le “inchieste” di cui sopra anche semplici “ratzingeriani”) come un’espressione di “fondamentalismo” sul modello di quello protestante o islamico, laddove però al Sola scriptura subentra il Sola traditio, è fuorviante per il semplice motivo che il concetto stesso di “tradizione” non è chiuso in se stesso né auto-sufficiente; al contrario, la sua natura composita e multiforme consente di individuare al suo interno quasi una dialettica.

Per quanto possa sembrare paradossale a chi non riesce a considerare la questione religiosa al di là di partigianerie e appartenenze, il pericolo di una “khomeinizzazione” del cattolicesimo attualmente proviene più da “sinistra” che da “destra”: non solo perché, come accennavamo sopra, il Sola traditio è in sostanza l’antitesi del Sola scriptura, ma soprattutto perché il vero fondamentalismo sta tutto nella costante soppressione di qualsiasi dimensione culturale, storica e politica del cattolicesimo in nome di una “purezza delle origini“, di un ritorno, appunto, ai “fondamenti”.

Non è da trascurare, poi, il côté meta-politico, se non meta-storico, che ha accompagnato l’ascesa di Bergoglio, a quanto pare non del tutto aliena da influenze esterne: nell’inchiesta Come la Clinton tenta di infiltrarsi nella Chiesa del 15 ottobre 2015, l’ormai scomparsa testata “La Croce” riportava i dettagli dell’inquietante scoperta, da parte del britannico “Catholic Herald”, di un “complotto” ordito dallo staff della Clinton per far seguire alle varie “primavere arabe” dei primi anni ’10 anche una “primavera vaticana”.

«A questo scopo i Democratici avrebbero creato dei gruppi di pressione interni per istigare una rivoluzione culturale e dottrinale nella Chiesa […]. John Podestà, cattolico organico al Partito Democratico e responsabile della campagna elettorale della Clinton […] confessa di aver sostenuto due organizzazioni cattoliche per promuovere una “rivoluzione” nella Chiesa. In una mail del febbraio 2012 pubblicata da Wikileaks, Podesta risponde al suo vecchio capo e amico di Obama Sandy Newman a proposito di un auspicato cambio di linea nella Chiesa Cattolica. […] Sandy Newman invoca per questo una “primavera cattolica” (Catholic Spring) in cui “gli stessi cattolici chiedono la fine di una dittatura medievale, l’inizio di un po’ di democrazia e il rispetto dell’uguaglianza di genere nella Chiesa Cattolica”. […] È di tutta evidenza che a una simile “svolta” sono funzionali proprio movimenti come i Catholics in Alliance for the Common Good (CACG, Cattolici in alleanza per il bene comune), fondati nel 2005 da Tom Periello. Il presidente dei CACG è tale Fred Rotondaro. Entrambi, ricorda “Catholic Herald”, sono membri del Centre for American Progress, la creatura di Podesta. Nel 2010 il “cattolico” Rotondaro invocava l’ordinazione sacerdotale femminile: “Non ho mai visto alcuna motivazione razionale sul perché una donna non possa essere sacerdote”, scriveva sull’Huffington Post. Sempre nello stesso articolo Rotondaro contesta la dottrina cattolica sulla contraccezione e sostiene che “il sesso omosessuale viene da Dio” chiedendosi se “qualche cattolico praticante sotto gli 80 anni” condivida ancora la bislacca tesi del magistero cattolico sulla immoralità del sesso scollegato dalla procreazione. Questa e altre “perle” sembrano rendere pienamente ragione al giudizio di chi ha sempre descritto i CACG come un “cavallo di Troia” creato per minare l’insegnamento della Chiesa. Ma prima del “leaks” di Podesta i legami col Partito Democratico non erano così evidenti».

Non sembra tuttavia che il potere opaco di oltreoceano si sia limitato alla moral suasion, se i cattolici statunitensi sono giunti a individuare nell’abdicazione di Benedetto XVI la testimonianza di un intervento più deciso da parte di Washington nei confronti del Vaticano: più che di una semplice “rivoluzione colorata”, c’è chi addirittura crede che quanto avvenuto nel 2013 (in un conclave monitorato dalla National Security Agency!) rappresenti un vero e proprio regime change.

Avremmo voluto tralasciare questi risvolti fastidiosi e anche imbarazzanti, ma, per ricollegarci al discorso sul “fondamentalismo”, non vedevamo altro modo che scomodare un complottismo più corroborato dai fatti allo scopo di contrastare il complottismo puramente “ideologico” espresso dal famigerato saggio di p. Antonio Spadaro Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico pubblicato su “La Civiltà Cattolica” del 15 luglio 2017. In tale dossier torrenziale, che mette in piedi attraverso i più strabilianti anglicismi un freak show dell’americanismo religioso, il teologo gesuita confonde le cause con gli effetti e i cani con le code. Come ha osservato p. Giovanni Scalese (I mulini a vento della Civiltà Cattolica, “Antiquo robore”, 18 luglio 2017):

«La Civiltà Cattolica, rimasta all’epoca dei re cattolici, non si è accorta che, nel frattempo, il potere ha cambiato panni. Il potere reale non è costituito da Trump e Putin; da Macron e dalla Merkel; da Gentiloni e Mattarella. Il vero potere è un potere anonimo, invisibile, impersonale, più economico che politico, che continua a servirsi della religione e della politica come di semplici “instrumenta regni”».

È a dir poco ingenuo credere che a tenere le redini dei cavalli dell’Apocalisse siano dei folkloristici rednecks, le frange teocratiche del Kansas City o i telepastori di qualche emittente locale: il loro peso naturalmente non va sottovalutato, ma che un cattolico debba sventolare lo spauracchio dei “valori fondamentalisti” (che un tempo si sarebbero chiamati “principi non negoziabili”, osserva ancora p. Scalise) per delineare un’immaginaria Spectre clerico-fascista è il sintomo di un asservimento dell’onestà intellettuale al gesuitismo.

Nonostante in così poco tempo la situazione internazionale sia lievemente cambiata (ma comunque abbastanza da mostrare lo spiraglio di un’alternativa rispetto a un modo guidato dal “pilota automatico”), lo spettro di una khomeinizzazione cattolica della quale parlavamo all’inizio è sempre presente: vuoi per un pregiudizio positivo nei confronti di una certa idea di religione, creato artificialmente dagli stessi media protagonisti dell’interminabile Kulturkampf anti-ratzingeriano, vuoi per il fondamentalismo inconscio rappresentato da quello “spirito del concilio” che ha ripreso vigore con l’avvento di Francesco, in ogni caso la possibilità di una “rivoluzione conservatrice” nel nostro evo proviene dal “settore sinistro” della Chiesa.

Da questo punto di vista bisogna porre attenzione a quella “teologia del martello” che, riducendo qualsiasi forma di laicità a “paganesimo”, apre la strada a un teocraticismo “dal volto umano”, nei confronti del quale nessuno sembra provare timore semplicemente perché non gli viene detto di farlo, essendo esso in linea con i desiderata del “potere anonimo, invisibile, impersonale” che fomenta il fondamentalismo quando lo considera “dalla parte giusta della storia”.

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