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La finanza internazionale all’assalto del debito italiano

La stampa italiana ha riportato, talvolta col giusto allarmismo (rispetto ad altre questioni insignificanti), la segnalazione del Financial Times sulla speculazione in atto da parte degli hedge fund sui titoli del debito pubblico italiano: Hedge funds build biggest bet against Italian debt since 2008 (25 agosto 2022).

«Gli hedge fund hanno lanciato la più grande scommessa contro i titoli di stato italiani dalla crisi finanziaria globale [del 2008] favoriti dalle crescenti preoccupazioni per le turbolenze politiche a Roma e per la dipendenza del Paese dalle importazioni di gas russe.
Il valore totale delle obbligazioni italiane prese in prestito dagli investitori per scommettere su un calo dei prezzi ha raggiunto il livello più alto da gennaio 2008 questo mese, a oltre 39 miliardi di euro, secondo i dati di S&P Global Market Intelligence.
La corsa degli investitori a scommettere contro l’Italia arriva mentre il paese deve far fronte a crescenti turbolenze economiche derivate dall’aumento dei prezzi del gas naturale europeo provocato dai tagli della Russia e da un clima politico teso, con le elezioni che incombono a settembre.
[…] Il mese scorso il FMI ha avvertito che un embargo russo sul gas avrebbe portato a una contrazione economica di oltre il 5% in Italia e in altri tre paesi, a meno che altre nazioni non avessero condiviso le proprie forniture.
L’Italia è anche considerata dagli investitori tra i paesi più vulnerabili alla decisione della Banca Centrale Europea di allentare i suoi programmi di stimolo alzando i tassi di interesse e bloccando gli acquisti di obbligazioni che hanno sostenuto il vasto mercato del debito del Paese.
[…] Le obbligazioni italiane sono già state vendute nelle ultime settimane mentre gli investitori rispondono alla crescente incertezza. Il rendimento del debito decennale italiano è salito al 3,7%, spingendo il divario, o “spread”, con il debito tedesco – un barometro del rischio chiave – a 2,3 punti percentuali da 1,37 punti percentuali di inizio anno.
[…] Scommettere contro il debito italiano è stato in precedenza un’operazione altamente redditizia per gli hedge fund a causa dell’incertezza politica di lunga data e dei timori sui 2,3 trilioni di euro di titoli di stato in circolazione nel paese.
Nel 2018, mentre i mercati si preoccupavano se un governo di coalizione avrebbe aumentato i livelli di debito e allentato i legami con l’UE, gli hedge fund hanno aumentato le loro scommesse al livello più alto dalla crisi finanziaria [….]».

Per parlare di fondi speculativi si è legittimati a usare il gergo del gioco d’azzardo perché di questo si tratta: la “scommessa” consiste nel vendere allo scoperto i btp italiani auspicando che le turbolenze li rendano più rischiosi e dunque più remunerativo il lucro sulla differenza. Intervistato dal FT, Mark Dowding, di BlueBay Asset Management (che gestisce circa 106 miliardi di dollari asset) ha per esempio affermato che il suo hedge fund sta vendendo allo scoperto obbligazioni italiane a 10 anni attraverso i famigerati “derivati” (futures).

Su “La Verità” (28 agosto 2022), il giornalista Paolo Del Debbio parla apertamente di tentativi della finanza internazionale di influenzare le elezioni italiane, invitando politici e imprenditori ad acquistare titoli del debito pubblico “per dimostrare che siamo ancora una democrazia che attribuisce valore sacro ai risultati elettorali”.

Visto che si allude a una qualche continuità tra gli ambienti medio-progressisti italiani ed europei (o più generalmente “occidentali”) e la finanza internazionale, affermando al contempo che tutte queste manovre potrebbero servire alla preparazione di un nuovo governo tecnico per sabotare la probabile vittoria del centro-destra alle urne, forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio nel definire il nemico.

Visto che stiamo discutendo proprio di centro-destra, è doveroso ricordare che in occasione del Berlusconi I (maggio 1994 – gennaio 1995), governo guidato da quel partito, Forza Italia, che lo stesso Del Debbio aveva contributo a fondare, l’allora ministro del Lavoro Clemente Mastella accusò apertamente la “lobby ebraica newyorchese” e la “grande finanza ebraica” di remare contro la volontà democratica del Paese.

Clemente Mastella contro la lobby ebraica

E persino Marcello Veneziani (oggi anch’egli in forze a “La Verità”) all’epoca sembrava più spregiudicato quando, nel suo giornale “L’Italia Settimanale”, poneva sotto accusa nientedimeno che l’oligarchia e i Rotschild.

Ad ogni modo Mastella mise subito le mani avanti, affermando di aver parlato di lobby ebraica “intesa nella concezione americana, non in quella deteriore” (tutto a posto, quindi). Certo è che, al di là delle polemiche, nessuno reclamò la sua testa da ministro: probabilmente ai tempi (ormai si parla di quasi trent’anni fa!) si poteva essere più sbrigativi e netti nelle parole e nei giudizi. O comunque era ancora concesso adottare una “concezione americana”, che probabilmente si rifà alla consapevolezza dell’opinione pubblica d’oltreoceano del fatto che l’80% dei più importanti gestori di hedge fund siano nati a New York da una famiglia ebraica e una volta ottenuti miliardi di dollari con la speculazione abbiano poi iniziato a devolvere una minima parte dei loro guadagni (ma parliamo sempre di cifre stratosferiche), oltre che a fondazioni filo-israeliane, a diverse cause progressiste (come associazioni di minoranze sessuali LGBTQ o ambientaliste).

Ecco chi gestisce i fondi speculativi (hedge fund) più importanti del mondo!

È un dato interessante anche qualora fosse riportato come tale sarebbe comunque significativo. Gli italiani di tutto questo non sanno praticamente nulla: a parte George Soros, ormai diventato un oggetto misterioso del complottismo, è probabile che molti abbiano sentito parlare di Paul Singer, proprietario del fondo Elliott, durante il suo coinvolgimento nell’acquisto del Milan. Questo Singer, per esempio, è un esperto di speculazione sui titoli pubblici (note le sue avventura in Sudamerica, in particolare in Argentina con la triste vicenda dei tango bond che causato una crisi da cui il Paese non si è ancora ripreso) e pur essendo un finanziatore delle fondazioni israeliane più destrorse e conservatrici, è stato al contempo il primo sostenitore economico della campagna a favore dei matrimoni gay a New York. In Italia, cosa voterebbe un individuo del genere? Affermare che oltre all’avidità ci siano anche scopi politici, e dedurre ulteriori considerazioni sulle motivazioni che indirizzano verso taluni scopi, è ancora lecito?

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