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La Wagner ricorda Prigožin in mutande e con un manga

Evgenij Prigožin ha fatto una fine prevedibile: è morto a due mesi esatti dal mancato golpe della Wagner nel pomeriggio di ieri (circa le 18 secondo l’ora di Mosca) sul suo jet privato in volo dalla capitale russa a San Pietroburgo, precipitato in circostanze ancora da chiarire nella regione di Tver, assieme ad altre 10 persone (sostanzialmente l’élite della sua compagna privata).

Al di là di qualsiasi commento o analisi si possa formulare sul tragico evento, “a caldo” mi colpisce il modo a dir poco singolare con cui i gestori del canale ufficiale della Wagner su Telegram hanno voluto celebrare il proprio “eroe”, prima con una foto in mutande e maglietta in una tenda da campo (e forse ci potrebbe anche stare, per ricordare le sofferenze patite per la sua coraggiosa iniziativa ecc…),

e poi addirittura con un fotomontaggio in cui Prigožin tiene in mano un volume di fumetti giapponesi, Konosuba, a detta degli esperti uno dei manga più imbarazzanti e cringe in circolazione (chiedo scusa ai miei lettori, sicuramente fan sfegatati della serie, per tale giudizio perentorio).

Nella foto originale, l’eroe in realtà stava mostrando il romanzo Полковник Никто (“Colonnello Nessuno”), dell’analista militare Aleksej Sukonkin, una distopia ambientata durante una guerra molto simile a quella Ucraina e che narra il decadimento dell’esercito russo a causa della “corruzione” ai vertici della nazione (un’opera uscita alla fine del 2022 e che sembra abbia “ispirato” Prigožin nella sua decisione di “marciare su Mosca”).

Nel messaggio finale, il canale del Gruppo Wagner ricorda il suo capo come “Un eroe e un vero patriota, morto a causa dei traditori della Russia” e lo congeda con il motto “Anche l’Inferno sarà il migliore!”, le ultime parole di Prigožin dette al suo vice Dmitrij Utkin, morto anch’egli nello schianto.

Non so se sia post-ironia o ci sia qualche messaggio tra le righe, ma lascia perplessi lo spirito dissacrante, specialmente ripensando a quante volte gli uomini della Wagner si siano presi sul serio, troppo sul serio

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