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Notizie da un’umanità in piena degenerazione

Mentre le nostre libertà si restringono sempre di più, mentre dovremo farci la decima dose di un vaccino sperimentale per poter affacciarci alla finestra di casa, mentre ci viene richiesto il marchio della bestia per comprare o vendere o mangiare sushi, la “liberazione” dei costumi prosegue invece a gran giornate, segno che non esiste stranuto in grado di fermare la vera pandemia, quella della degenerazione.

Grazie a una giornalista danese in sovrappeso
l’umanità tocca nuovi livelli di bassezza

Louise Fischer, giornalista radiofonica danese, si è recata in un club di scambisti nei pressi di Copenaghen e ha fatto sesso con un uomo che stava intervistando. Il “servizio” della giornalista 26enne, costellato di gemiti e sbatacchiamenti, è andato in onda sulla emittente danese Radio4.

“Il fatto di non avere un fidanzato ha sicuramente facilitato le cose”, ha dichiarato la Fischer alla Bild. “Mia madre ha pensato sia stato divertente (infatti ha riso), mentre mio padre ha pensato fosse una cosa fighissima”.

Il servizio era dedicato alla riapertura di un club per scambisti, Swingland, a Ishoj, dopo la revoca delle restrizioni anti-covid. Per la Fischer, “la maggior parte delle reazioni sono state positive, mi hanno fatto i complimenti per il mio coraggio. Altri invece credono che io abbia superato i limiti”.

I transessuali nello sport
hanno davvero “cambiato il gioco”

Negli Stati uniti è appena uscito un documentario sulla presenza dei transessuali nello sport, intitolato Changing the Game. Mai nome fu più appropriato: la presenza di atleti trans nelle competizioni femminili ha infatti sicuramente “cambiato il gioco”, facendo in modo che le donne non abbiano più alcuna possibilità di “competere” in alcunché.

Tra i protagonisti del film, trasmesso da Hulu a giugno per celebrare il “mese dell’orgoglio omosessuale” (ma non è transfobico ridurre la transessualità a omosessualità?), una transessuale (da donna a maschio) che è riuscit* a maciullare la squadra femminile di wrestling assumendo testosterone.

 

I liceali americani studiano pornografia a scuola

I genitori di un esclusivo college privato di Manhattan, la Columbia Grammar & Preparatory School (retta: 47.000 dollari all’anno), hanno protestato per l’inserimento nel programma di studi di una nuova materia: la pornografia. In realtà il corso era mascherato da “seminario sulla salute riproduttiva”, cosa che non aveva fatto indignare nessuno: “Pensavamo si trattasse solo di profilattici o controllo delle nascite”, ha dichiarato uno studente al New York Post.

Invece la lezione era intitolata Pornography Literacy: An intersectional focus on mainstream porn ed era tenuta da Justine Ang Fonte, docente di un’altra scuola d’élite, Dalton (dove, ironia della sorte, ha studiato Jeffrey Epstein), con la partecipazione di 120 studenti.

La presentazione includeva immagini sadomaso, elenchi dei termini pornografici più ricercati sul web (tra cui “sborrata” e “matrigna”), analisi dei sottogeneri più importanti (tra i quali “incesto” e “tortura”), statistiche sul “gap dell’orgasmo” (teoria secondo la quale le donne eterosessuali hanno molti meno orgasmi con i loro partner rispetto a gay e lesbiche). Eccetera eccetera.

Una parte del seminario era esplicitamente dedicata a promuovere OnlyFans, il social su cui le ragazzine possono vendere le proprie immagini di nudo, con la storia di una ragazza “non binaria” che però si definiva comunque donna per usufruire delle possibilità offerte dalla cosiddetta adult industry.

Molti alunni hanno trovato l’iniziativa così ridicola e grottesca da inviare il link ai loro amici, che hanno invaso la chat di Zoom attraverso la quale è stata trasmessa la lezione.

Il materiale presentato nelle slide faceva parte di una ricerca di Emily F. Rothman, professoressa della Boston University che in uno dei famigerati TED Talk ha esplicitamente promosso l’idea di inserire nei programmi scolastici la pornografia.

UNICEF: la pornografia fa bene ai bambini

Un recente studio promosso dall’UNICEF (aprile 2021) sulla protezione dei più piccoli da contenuti dannosi, offensivi e violenti sostiene che non ci sono prove che i bambini subiscano alcun danno consumando pornografia, ma che anzi ne trarrebbero dei vantaggi. Il report, condotto in 19 Paesi dell’Unione Europea, stabilisce che che la maggior parte dei bambini esposti a immagini pornografiche non ne rimane turbato, aggiungendo anzi che il 39% dei bambini spagnoli ne è rimasto persino gratificato.

“Il rapporto UNICEF ignora il vasto corpus di ricerche che dimostrano i danni della pornografia ai bambini. Ignorando i veri dati, l’UNICEF sta giocando con la salute e la sicurezza dei bambini”, ha affermato Lisa Thompson, vicepresidente e direttrice dell’associazione americana National Center on Sexual Exploitation.

“La pornografia mainstream contiene orrendi abusi sessuali, stupri, incesto, razzismo – tutto ciò con cui dei bambini non dovrebbero venire in contatto”. ha aggiunto la Thompson, e “la valutazione blanda dell’UNICEF degli impatti della pornografia sui bambini non fa nulla per sfidare la narrativa secondo cui la pornografia è benigna”.

Lo studio online del 2020 conclude che alcuni bambini e adolescenti “cercano intenzionalmente contenuti sessuali” e che vedere immagini sessuali “potrebbe anche rappresentare un’opportunità” per fornire risposte a domande sulla pubertà e sull’identità sessuale. Addirittura l’agenzia ONU si spinge ad affermare, in base alle conclusioni del report, che chiedere la verifica dell’età per usurfruire di pornografia online potrebbe negare ai bambini l’accesso a quella che definisce “educazione sessuale essenziale”.

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