Giuliano Amato non sa nulla della strage di Ustica?

L’incredibile intervista di Giuliano Amato a “La Repubblica” sulla strage di Ustica (qui le mie opinioni a caldo) ha suscitato più reazione interne alla politica italiana che a livello internazionale: per una volta Giorgia Meloni l’ha detta giusta, chiedendo al(l’ex) Dottor Sottile se, “oltre alle deduzioni“, avesse a disposizione anche “elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento”. La risposta è, molto probabilmente, no.

La reazione della figlia di Bettino Craxi, Stefania, è stata più decisa: “Lo invito a procurarmi le prove. Credo che una tragedia simile necessiti della verità di fronte all’Italia e al mondo. Altrimenti non si fa altro che aggiungere confusione“. Sia lei che il fratello Bobo hanno poi ricordato che il leader socialista salvò sì la vita a Gheddafi avvisandolo preventivamente di un attacco (il bombardamento che si preparava sul suo quartier generale di Tripoli), ma solo nel 1986:

«È vero che Craxi avvertì Gheddafi di un attacco che gli americani stavano organizzando, tra l’altro quello in cui morì la figlia. Ma si trattava di un episodio verificatosi sul suolo libico nel 1986, anno in cui mio padre era alla guida del governo italiano» (la fonte è sempre “Repubblica”).

Bobo Craxi, in una lettera al “Riformista”, allude esplicitamente a una “confusione” da parte di Amato tra i due episodi:

«Il fatto riportato da Giuliano Amato è destituito di fondamento confondendo egli l’accaduto del 1980 con un episodio nel quale effettivamente mio padre, nella funzione di Presidente del Consiglio, favorì il salvataggio del Rais. Si tratta della vicenda del tentativo di eliminazione di Gheddafi da parte dei nostri alleati americani esattamente sei anni dopo nel 1986.
Il diniego del sorvolo del territorio italiano per un’operazione militare non concordata in ambito dell’alleanza di una pattuglia di caccia bombardieri in volo dalle Azzorre per andare ad eliminare il leader libico provocò un ritardo essenziale affinché egli si potesse mettere in salvo. Gli americani naturalmente ne furono molto irritati. Tuttavia sulla posizione essenziale di mantenimento dell’Italia nel perimetro occidentale l’esperienza del suo governo fu sempre assoluta.
[…] L’accostamento diretto o indiretto di mio padre Bettino Craxi alla tragedia di Ustica è totalmente fuori luogo, frutto immagino di un ricordo sfuocato».

Preso atto che le uniche reazione degne di nota sono quindi giunte da personalità politiche italiane (mentre non si registra pressocché nulla da parte di Parigi e Washington), si deve ricordare che Amato non è nuovo a queste sortite riguardanti la strage di Ustica: la storica Cora Ranci (che pure a Repubblica dichiara che sia “credibile che Bettino Craxi abbia avvertito Gheddafi“) in suo recente volume sull’argomento, riporta che nel 1990 il sostituto procuratore incaricato di condurre l’istruttoria sulla strage Vittorio Bucarelli venne accusato dall’allora senatore socialista di aver in qualche modo “occultato” delle fotografie del relitto dell’aereo scattate dalla marina americana (se non materialmente, almeno di aver ritrattato l’attestazione della loro esistenza), e che in conseguenza di tali affermazioni venne immediatamente querelato dal giudice (che si dimise dall’incarico, lasciando il posto a Rosario Priore, fautore poi della nota e controversa “sentenza-ordinanza”).

Addirittura, dopo una breve ricerca sul web (che obiettivamente avrebbe pure potuto fare qualsiasi giornalista, non solo di “Repubblica”) risulta che ai tempi in cui era Presidente del Consiglio, Amato ricevette ben due risposte dagli allora presidenti francese, Jacques Chirac, e americano, Bill Clinton. Una traduzione della lettera di quest’ultimo, data 24 ottobre 2000, si può trovare tranquillamente nel sito ufficiale del Parlamento Italiano:

«Caro Giuliano,
sono stato veramente felice di incontrarTi a Washington. Io apprezzo le Tue capacità di intuito e mi auguro vivamente di continuare la nostra stretta cooperazione.
Poiché non avemmo la possibilità, nel corso della visita, di discutere il contenuto delle Tue lettere sul disastro aereo di Ustica del 1980 e sulla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, vorrei farne oggetto di attenzione adesso.
Per quanto riguarda il disastro del DC9 Itavia, gli Stati Uniti hanno fornito assistenza alle autorità giudiziarie italiane per molti anni nello sforzo che esse hanno condotto per far luce su questo incidente. Noi abbiamo dato risposta a tutte le richieste provenienti dai magistrati italiani. Noi abbiamo anche fornito tutte le informazioni atte a fornire ogni possibile indizio sul tragico episodio dell’aereo Itavia e non siamo a conoscenza di ulteriori informazioni che possano spiegare cosa sia avvenuto. Io confermo la mia convinzione che non vi sia stato alcun coinvolgimento americano di nessun tipo nel disastro del DC9 Itavia. La tua lettera segnala che molti punti concernenti la vicenda Ustica necessitano di chiarimenti. Se rimangono ancora questioni in sospeso, il mio suggerimento è che possono essere affrontate sulla base delle norme del Trattato di mutua assistenza legale che regola i rapporti fra i nostri due Paesi.
Distinti saluti, Clinton».

In conclusione, devo ammettere che nessuna delle reazioni nei confronti delle dichiarazioni di Amato mi hanno convinto: né quelle dei “francomissilisti” o “aereobattaglisti”, che presi dal fervore di aver trovato una conferma alle loro ipotesi non si sono soffermati un attimo a ragionare su quali fossero gli elementi obiettivi su cui il grand commis avrebbe fondato le sue conclusioni; né quelle dei “cessobombisti” (chiedo scusa per le espressioni, ma è solo per semplificare), che su tale caso prendono la “verità giudiziaria” (o addirittura “scientifica”!) come Vangelo ma in realtà sono gli stessi che mettono in discussione altre “verità indiscusse” uscite dalle aule dei tribunale, come hanno appena fatto nel difendere il “revisionismo” del responsabile Comunicazione Istituzionale della Regione Lazio Marcello De Angelis su un’altra strage, quella di Bologna (un punto su quale tornerò tra poche righe).

Mi lasciano perplesso anche le varie interpretazioni dietrologiche dell’exploit di Amato, che per quanto pregevoli e convincenti ingigantiscono però la figura di un uomo politico sul quale ancora Stefania Craxi mi pare abbia espresso giudizi definitivi (questa volta cito un’intervista su “La Stampa”), che da una parte sembrano avvalorare tale lettura, ma dall’altra alludono principalmente alle qualità umane del personaggio:

«Mio padre definiva Giuliano Amato “l’extraterrestre” per la sua attitudine a parlare della Prima Repubblica come se fosse un periodo storico in cui lui aveva vissuto sulla luna. […] Non si tratta di credere, ma di avere delle prove. Se ci sono, che Amato le tiri fuori. […] Prima di chiedere le scuse dei francesi sarebbe meglio avere in mano una prova provata. E trovo strano anche questo attacco a Macron che all’epoca aveva tre anni. […] Potrei rifarmi a una definizione che ne diede Craxi: Amato è un professionista a contratto».

Personalmente, l’unica ipotesi credibile che potrei formulare è che Amato abbia voluto esibirsi in un bel numero di revisionismo storico per rivendicare una qualche differenza rispetto a un Marcello De Angelis qualsiasi: sì, anche questa è forse una visione “complottista”, ma basata su un principio tutt’altro che sconvolgente, e cioè che in Italia i Venerati Maestri (in senso berselliano) per non retrocedere di casta (non nomino quella successiva alla “Giovane Promessa”) periodicamente sentano la necessità di rimarcare a gran voce il noto adagio del Marchese del Grillo.

Alla fine, in tutta questa faccenda, mi pare sia proprio la disparità dei trattamenti (non solo mediatici) tra “chi può” e “chi non può”, a risaltare sopra ogni altra cosa; per il resto, nessuna delle affermazioni di Amato potrebbe verosimilmente scalfire la “versione ufficiale” su Ustica, né influenzare i rapporti tra Parigi e Roma o tra l’Italia e l’Alleanza Atlantica.

5 thoughts on “Giuliano Amato non sa nulla della strage di Ustica?

  1. Un elemento consistente a favore degli “aerobattaglisti” è il mig libico schiantato sulla Sila e trovato 20 giorni dopo il disastro. L’avanzata stato di decomposizione del pilota era compatibile con la sua partecipazione a quello che successe ad Ustica, ammetterai che è un dettaglio un po’ difficile da in altre ipotesi.

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