Ho fatto piazza pulita dei post autobiografici del blog, anche se ho annotato i commenti perché ad alcuni devo una risposta. Inutile piangere sul latte versato, o per meglio dire sul sangue e sulle lacrime degli angeli versate. Non si può tornare indietro ma si può riparare. תִּיקּוּן עוֹלָם. Vorrei cominciare questo percorso di “correzione” prendendo spunto da due messaggi per me piuttosto “enigmatici” giunti nelle varie inondazioni emozionali seguite ai miei psto: a) “Sei Svart Jugend cristiano”; b) “Per caso sei Svart Jugend? Scrivi come lui”.
Ora, devo ammettere di aver letto almeno un paio di post di questo Svart Jugend parecchi anni fa, ma di non aver finora avuto il minimo sospetto della fama “sotterranea” (è proprio il caso di dirlo) che si fosse guadagnato. Ecco perché per capirci qualcosa sono corso a comprarmi la sua raccolta di racconti, Fuori piove sangue. Dove trovarla, a Milanistan, se non nella libreria migliore d’Italia, la Hoepli? A proposito, se volete capire qualcosa di me, dovete farvi un giro da quelle parti: non mi vergogno di definirmi a tutti gli effetti un intellettuale hoepliano. Ma di questo parlerò a tempo debito.
Nonostante fossi già al corrente dell’inarrivabile professionalità di chi lavora in quel luogo incantato, mi ha stupito comunque la rapidità con cui siano riusciti a procurarmi una copia del Necronomicon de’ noantri (edizioni Altaforte, per dire). Dopodiché mi sono recato alle Colonne (santuario della movida milanese anche a covid inoltrato), misteriosamente transennate per chissà quale evento (pioverà sperma di divinità babilonesi mentre tutti muoiono ah ah ah… no, non so scrivere come lui) e ho divorato questa pazuzata senza capo né coda rimanendo a dir poco abbacinato (secondo il dizionario di Repubblica “abbacinare” significa “accecare tenendo dinanzi agli occhi aperti del condannato un bacino rovente”). Il suo stile mi ha così conquistato da avermi tolto quasi ogni ispirazione, per palese inferiorità nel confronto. In Italia abbiamo avuto un Hamsun che vide nel Berlusca il suo Führer e io non me ne sono nemmeno accorto. Come recuperare?
Non riesco ancora a capire in che modo potrei assumersi un’eredità fatta di Peroni rotte e svastiche sui muri. In verità un complimento più sublime sarebbe stato: Sei lo Svart Jugend Democristiano. Però mi accontento: Hvit Jugend. Curva del Bene. Ah ah ah. Certo sarebbe divertente riscrivere tutti quei pezzi con sottofondo white metal invece che NSBM e angioletti e santi al posto di demoni mesopotamici e lovecraftiani. Potrei solo copiare, perché ispirarmi sarebbe complicato: a tratti quella penna è inarrivabile. E anche quando sembra avvicinarsi pericolosamente (in maniera involontaria?) a Pynchon o Ellis lo fa sempre con una certa grazia (e graziella e grazie arcazzo… no non lo so fare il romano sembro Pasolini froscio, il che è tutto dire).
Non ce la farò mai. Peraltro le quattro cavolate che ho scritto stile Svart le ho già cancellate e adesso mi tocca raccontare le mie giornate insignificanti fingendo che siano più interessanti di un tentato suicido o un viaggio da profugo istriano da Pula a Padua. Mi manca, la vita. Il fatto stesso di andare a prendermi un libro che volevo leggere veramente mi ha fatto respirare un po’. Era da anni che non mi capitava.
No, non sono Svart Jugend. Alla fine credo che il Nostro le abbia azzeccate tutte e ora si goda il meritato riposo a R’lyeh. Io invece non ne azzecco una persino quando scrivo: faccio un sacco di errori nonostante rilegga cento volte, non riesco a buttar giù una frase che mi piaccia (quanti apoftegmi invece ci ha regalato quell’assatanato? Ora capisco perché lo citate a distanza di secoli, ve li ha proprio impressi sull’amigdala) e insomma, checché se ne dica, ad onta di questo e quello, sì, in sostanza, non valgo un cazzo.
Malgrado ciò, il pensiero è stato carino e vi ringrazio. Per qualche istante ho quasi dimenticato la mia eterna infelicità e sono riuscito a non pensare alle donne, cioè alla morte (“È possibile non pensare alla donna, come non si pensa alla morte”, Pavese al solito). Purtroppo è durato pochissimo e ha comportato il sacrificio umano di un blogger fagocitato dionisicamente dalle sue stesse apocalissi (sto parlando di Svart, non di me). Tutto questo talento, cosa farne?
Dicevamo, la scrittura. Riprendo le considerazioni già fatte altrove da chi mi ha proposto di diventare Houellebecq italiano (ringrazio anche questo amico, ma preferisco sempre diventare Svart che per giunta non sapeva nemmeno scrivere correttamente “Houellebecq”, lol).
Diventa l?Houllebecq italiano.
— Andrea Romani 🇷🇴 (@lombardiano18) September 22, 2020
Ecco, volevo solo dirvi che improvvisandomi romanziere temo non troverei più fortuna che in veste di poster (cioè di chi posta post: mi piace la definizione). Finirei per raccontare in maniera fantasmagorica esperienze che la maggior parte delle persone considera a dir poco banali, ma che per il sottoscritto mantengono il fascino del proibito: per esempio, essere curati da una donna.
È un mistero di come esistano ancora donne (sempre di meno, suppongo) che nonostante l’ipergamia diffusa e il ritorno alla ferinità avanzante, si prendano la briga di occuparsi di un compagno malato o male in arnese. Non penso ciò abbia qualcosa a che fare con quella promessa fatta sull’altare (“Nella salute e nella malattia”). Pare semmai che, in certi casi, la tendenza istintuale ad abbandonare il maschio debole o ferito per cercare la protezione di uno più forte, sia sopraffatta da un altro tipo di imperativo, quello appunto della “cura” (Fürsorge: citiamo Heidegger solo per non sembrare troppo ghei alla luce dei melensi sermoni che l’argomento negli ultimi decenni ha suscitato tra i filosofi).
Dunque il mio destino di romanziere sarebbe quello di ingigantire esperienze ritenute scontate o addirittura insignificanti da miliardi di uomini: chissà, magari tra un paio di generazioni, con l’avanzare della segregazione sessuale maschile, la mia testimonianza potrebbe pure acquisire una qualche fortuna postuma. Tuttavia, in the meantime, risulterei una versione aretalogica e pulp di Moccia. Per dire, confonderei l’esperienza del primo bacio con una ierogamia mistica, oppure, come dicevo, darei un’importanza ai limiti del morboso al fatto che una donna possa stare accanto a un uomo alle prese con una diverticolite.
Sembro ritardato a tirare fuori continuamente questa roba, lo so, ma la verità è che nessuna mi cura. E anche se da tempo, per evitare paranoie edipiche, ho appaltato la cucina ai ristoranti cinesi e le mutande sporche alle lavanderie (anch’esse perlopiù cinesi), non riesco ancora a riservare la Fürsorge a un centro massaggi (cinese): è davvero triste, non avere una donna accanto quando si sta per morire, cioè quando -parlo da maschio- si ha la temperatura a 36.9 o si soffre di una lieve stipsi (come canta un profeta giamaicano, “Who a go give mi chicken soup when mi catch di flew”, Chi mi farà il brodino di pollo quando avrò la febbre). Del resto andare in un bordello clandestino per farmi tenere la mano da una puttana (l’unica “cura” che potrebbe permettersi uno come me) non penso mi darebbe più soddisfazione che vedere girare la mia biancheria intima in una lavatrice a gettoni o mandar giù il solito sushi al sapore di escherichia coli e peli sudati del cuoco.
A proposito di andare a puttane: come funziona, per capirci, la storia del baciarsi a occhi chiusi? Ci si bacia con quelle donne? E se una di esse ti scopre che sbirci, esiste la possibilità di una reazione patetico-romantica? Di che diavolo sto parlando, poi? Ecco come va a finire, l’andare a puttane e scrivere racconti. Probabilmente sono cose che non fanno per me. È finito lo stile Flaubert, è finito Novembre. Cioè, in linea di principio avete tutti ragione, ma il modello che mi proponete non mi pare il più adatto ad affrontare gli anni che ci attendono. A un certo punto non resterà alcuna possibilità di coltivare il proprio hortus conclusus persino tra il boudoir e la scrivania. Sarà solo guerra, peste e stridor di denti. E Svart Jugend Democristiano.
….incarnare la versione cristiana di Sven è una provocazione; il tuo disagio non riesce ad essere maledetto, è masturbatorio, nostalgico del Padre, delle simmetrie della struttura (irreversibilmente compromessa) in cui risolverlo….devi fare il jump sul dorso aculeato della bestia, il serpente del Caos.
Sì ma potevi avvertirmi prima, ormai mi sono calato (nel personaggio)
“A proposito di andare a puttane: come funziona, per capirci, la storia del baciarsi a occhi chiusi? Ci si bacia con quelle donne? E se una di esse ti scopre che sbirci, esiste la possibilità di una reazione patetico-romantica?”
Ovvio che sì e anche meno “patetico-romantico” di quello che immagini se è quello che vuoi o meglio può accadere se, quando inizierai a frequentare l’ambiente, troverai la meretrice complementare alle tue “debolezze” (i c.d. “rapporti romantici” – GFE)… e da lì in avanti inizierà automaticamente la fase della “storia” con lei, nella quale sarà costante domandarsi quanto c’è di “autentico” e quanto invece è solo frutto di “fidelizzazione del cliente”… ma, soprattutto per evitare pericolose sbandate, di solito questo tipo di rapporti “realistici” con una (donna) troia, richiederebbero una consapevolezza che si raggiunge solo quando si superano certi limiti machistici, mentali e culturali che sono piuttosto comuni rispetto all’ “andare a puttane”.
Tuttavia e in piena onestà, sebbene noti scrittori alcolizzati e non, famosi e non, si siano sforzati nel tempo di trovare della poesia nei bordelli… di “poetico” ci troverai ben poco, anzi se proprio vogliamo scomodare la poesia: varcando il “Secondo Cerchio” si entra a far parte proprio di quel variegato girone di dannati e dannate senza tempo che per le ragioni più disparate… per quanto mi riguarda senza ipocrisie o volontà di edulcorare la propria condotta, si trovano lì per praticare sesso mercenario.
Non siamo dei Richard Gere in “Pretty Woman” (sarebbe da bandire per quanto “male” ha fatto quella pellicola nell’immaginario femminile e collettivo) e soprattutto lei non è Julia Roberts… ma magari quando si aprirà con te scoprirai che la tua “dolce metà” non è proprio l’archetipo della “donna da sposare”, ma una rumena anagraficamente ventenne e che, prima di trasferirsi in Germania per fare la prostituta, è cresciuta in modo “selvatico” e molto in fretta in qualche paese campagnolo della regione di Iași o in altre aree della Dacia, dove ti racconterà che spesso ci si muove ancora con gli asini (ci sono in totale 3 automobili), le case spesso non hanno i cessi (manca la rete fognaria) e gli uomini (padre e parenti compresi) sono quasi tutti alcolizzati, ladruncoli e/o stupratori delle figlie, se non direttamente galeotti che hanno mollato prima la famiglia.
Non credo possa essere una soluzione ai miei problemi, ma ti ringrazio ancora per questi rapporti sempre più dettagliati dal secondo cerchio
Figurati, “secondo cerchio” è ovviamente una citazione nota ma non vorrei che arrivi come deprimente il contesto descritto, perché paradossalmente è vero proprio il contrario. Almeno finché la “terapia del meretricio” porta un qualche reale beneficio e non diventa qualcos’altro, il clima che si vive, lo stato d’animo interiore e il rapporto con le esercitanti è (e deve essere dal mio punto di vista) totalmente l’opposto, cioè un “goliardico erotismo” volendolo fotografare con 2 parole… si ride, si scherza, si scopa e ci si rispetta… e si paga anche purtroppo (in FKK questo dettaglio è “dopo”).
Sul fatto che non sia la soluzione nel tuo caso, ma vale anche per altri, è probabile… tuttavia se come sembra evidente la radice della tua sofferenza interiore nasce proprio dai rapporti con l’altro sesso, ti invito a riflettere rispetto al fatto che il frequentare abitualmente meretrici non è un “fine” proprio per nessuno, ma se non vissuto da minus habens che deve scoprire la vagina, è un “mezzo” per sfruttare a proprio vantaggio la preziosa “disforia post-coitale”… insomma come in una sorta di rituale tantrico, sei lì per sfruttare quel tipo di “lucidità” che solo l’amplessi particolarmente intensi riescono a donare, per porre a se stessi con “totale e disinteressata sincerità” le fatidiche domande che contano davvero: chi sono, cosa voglio davvero e perchè.
E personalmente credo che ciò non sia così banale come sembra… 🙂
Sembri il cugino di qualcuno. Il cugino che non ho mai avuto.