Bruciate tutto: in Irlanda la miccia si è già accesa

A Dublino un uomo ha accoltellato tre bambini (e una insegnante) all’uscita di una scuola elementare. Nonostante siano già passati quasi due giorni né la polizia né i media hanno rilasciato dettagli sull’identità dell’uomo né sul movente per il quale avrebbe agito, specificando solo l’età (tra i 40 e i 50 anni). Centinaia di manifestanti, sospettando si trattasse di un “Uomo da Uomolandia” (più precisamente un algerino), hanno letteralmente messo a ferro e fuoco la città al grido di Irish Lives Matter (sic).

Nella serata di ieri sono stati dati alle fiamme 11 auto della polizia e 4 autobus, mentre le forze dell’ordine hanno fermato una trentina di persone, riducendo le proteste a una manifestazione di estremisti di destra e “teppisti”. Anche la stampa si è aggregata alla demonizzazione, adottando una retorica aliena al discorso pubblico irlandese, che accetta che regolarmente Dublino bruci a causa della ferita aperta dell’occupazione britannica di una parte dell’Isola di Smeraldo.

Non è un caso che l’iconico campione di arti marziali Conor McGregor, dublinese doc, stia fomentando l’opinione pubblica del suo Paese con commenti al vetriolo contro politici, giornalisti e poliziotti: “Irlandesi, siamo in guerra”; “Non ci tireremo indietro finché non avverrà un reale cambio di passo per la sicurezza della nostra nazione“; “Le donne e i bambini non moriranno più a causa di deviati e pervertiti che non avrebbero nemmeno il diritto di stare in Irlanda”.

I media narrano di negozi saccheggiati (cosa che accade regolarmente durante le proteste dei neri negli Stati Uniti, ma alla quale nemmeno si accenna), tuttavia ci sono dei filmati sui social che ritraggono i dublinesi impedire agli immigrati di approfittare della protesta per rubare:

L’attenzione sulle proteste ha posto in secondo piano la tragedia consumatasi davanti alla scuola, nonché l’eroismo di alcuni presenti che hanno disarmato l’assalitore (tra di loro c’era un rider brasiliano, e questa è diventata la seconda notizia della giornata…).

Bisogna osservare che il governo, attraverso l’autorità regolatrice dei media (Coimisiún na Meán), è intervenuto direttamente a controllare che non trapelassero i dettagli di quanto accaduto, intimando alle principali piattaforme social di monitorare i propri contenuti per evitare effetti negativi sulla sicurezza pubblica.

Ci si può raccontare quanto si vuole che le proteste siano frutto di un’azione coordinata da parte di naziskin e hooligan, ma al di là dell’imbarazzo a dover ricordare che gli irlandesi hanno una tradizione secolare per i riot (peraltro sempre piaciuti alla gente che piace), ci sono alcune testimonianze controcorrente anche da parte di “insospettabili”, come l’anonimo preside di una scuola (di evidenti simpatie progressiste) che alla RTÉ, pur lamentando che gli alunni di origine straniera del suo istituto (sempre più numerosi) non siano stati mandati a scuola dai genitori per timore che potessero essere “aggrediti per strada”, non ha potuto fare a meno di affermare che “per anni non si è investito nelle aree come il centro città nord-occidentale e ora ci sono forze striscianti che vogliono sfruttare la disillusione tra i giovani e dirottarli verso questioni divisive come il razzismo”.

Tali considerazioni evidenziano come la partecipazione popolare sia stata intensa e come le proteste non siano partite dalla “propaganda estremista sui social ma da un reale malessere rappresentato dal fenomeno migratorio, che in pochi anni ha stravolto il tessuto sociale di un’isola i cui abitanti, per motivi culturali, storici e politici, tengono particolarmente a preservare la propria identità.

Uno dei commenti fatti dal preside benpensante di cui sopra è stato: “Comè possibile che la miccia fosse già pronta ad accendersi così velocemente?” (The tinder is there ready to ignite, ma non si rifersce al vostro tinder). Esatto, com’è possibile?

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