Stanno lasciando vincere la destra solo per portarci in guerra con la Russia

Quella che segue è un’analisi molto rozza ma i tempi mi pare richiedano un certo stile tranchant: solo negli ultimi anni stiamo assistendo all’avvento al potere di politici considerati da sempre dei paria. La loro popolarità è dovuta al fatto che essi si fanno carico di questioni molto sentiti dalla gente comune (in particolare dagli appartenenti alla classe media), come la mancanza di sicurezza, le minacce rappresentate dall’immigrazione selvaggia e l’angoscia generata dalla sensazione di un’anarchia diffusa e insoverchiabile.

Il fatto che personaggi del genere non vengano più demonizzati e messi a tacere è già di per sé un elemento sospetto: certi fenomeni fino a poco tempo fa venivano stroncati sul nascere oppure liquidati per via mediatica (giudiziaria, nel caso italiano). L’esempio rappresentato da Giorgia Meloni è addirittura esagerato: portata in palmo di mano da quelle istituzioni che schiumavano di rabbia alla sola vista di un Berlusconi (e nonostante la Nostra abbia fatto un governo fotocopia del Silvio IV del 2008), sembra che sia voluta andare al governo solo per deludere anche le più blande aspettative dei propri elettori in materia di ordine pubblico e lotta alla criminalità.

Lo stesso discorso si può fare per figuri del calibro di Geert Wilders o Javier Milei, le carriere politiche dei quali nel migliore dei casi toccheranno il punto più alto nel momento in cui riusciranno a far spostare le ambasciate dei rispettivi Paesi da Tel Aviv a Gerusalemme. E nel peggiore, invece, quando all’occorrenza serviranno a incitare le opinioni pubbliche euro-occidentali a sostenere apertamente una guerra contro la Russia.

Qualcuno ricorderà una delle tante boutade del caro vecchio Cossiga, che in tempi ormai sospetti affermò di aver favorito nel 1998 l’avvento al governo di un post-comunista (che non nomino per la sua proverbiale suscettibilità) allo scopo di garantire alla NATO un esecutivo capace di sostenere senza alcuna esitazione l’intervento bellico nei Balcani: “C’erano esigenze pratiche. Non saremmo stati in grado di affrontare la crisi del Kosovo se avessimo avuto un governo Prodi”, considerato dal “picconatore” espressione di quel cattolicesimo politico orientato al pacifismo.

Ora, sembra che nuove “esigenze internazionali” richiedano la presenza al potere di una destraccia che in campo diplomatico sia fossilizzata sulle posizioni assunte dai conservatori durante la Guerra Fredda, mentre in ambito interno giunga addirittura a sostenere posizioni che possano risultare accattivanti all’amministrazione americana di turno, ora orientata al maquillage pseudo-progressista.

Visto che se ne sta parlando, va concesso che anche l’atteggiamento degli Stati Uniti sia caratterizzato da una qualche dialettica: è innegabile che, per quanto Donald Trump sia stato “normalizzato”, egli rappresenti ancora la bestia nera di una parte dei potentati attualmente invischiati nel Grande Gioco. E tale avversione si riflette sui politici che esprimono una linea simile a quella trumpiana in materia di politica estera, come Marine Le Pen oppure, esempio ancor più calzante, Viktor Orbán, al quale, ironia della sorte, è stata inviata la stessa Meloni a minacciare l’applicazione dell’Articolo 7 (sospensione dall’Unione Europea) se non avesse dato l’avallo all’ennesimo “pacchetto di aiuti” all’Ucraina.

Non è un caso che il premier magiaro un attimo dopo sia corso a dichiarare di esser stato “ricattato da Bruxelles” ancor prima che sul sostegno a Kiev, su tematiche come l’immigrazione e la “propaganda gender” (sostenendo forse indirettamente che queste tre “teste” apparterebbero a uno stesso “Cerbero”).

Veniamo infine alla Grande Madre Russia: esiste tutto un filone della storiografia nazionalista contemporanea interessato a rappresentare Hitler come un fantoccio al servizio dell’imperialismo anglo-americano, fomentato (e lautamente finanziato) all’unico scopo di sabotare l’inevitabile ascesa della Russia a Grande potenza. Sembra che tale impostazione abbia profondamente influenzato la retorica putiniana, come si evince dall’ossessione per i “nazisti” divenuta elemento essenziale di ogni suo discorso pubblico, nonché dalla frequenza con cui i media vicino al Cremlino propongono all’opinione pubblica russa manifestazioni di “nazismo” occorse nei Paesi occidentali. Come a dire che tout se tient persino a livello di rappresentazioni ideologiche.

Se questa chiave di lettura possiede un briciolo di verità, un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca dovrebbe comportare diversi “cambi di regime” in quei Paesi appartenenti alla NATO che allo stato dell’arte paradossalmente sarebbero gestiti da quelli che la stampa descrive come “trumpiani di ferro”. È però solo un wishful thinking per chi si illude che sia ancora aperta la strada della pace, quando invece i fantocci catapultati nella stanza dei bottoni sono probabilmente i primi a sperare in un deterioramento delle relazioni con la Russia, in modo da poter costruirsi un colossale alibi alla loro irresponsabilità.

3 thoughts on “Stanno lasciando vincere la destra solo per portarci in guerra con la Russia

  1. Mussolini, 16 aprile 1945: “Se il fascismo avesse condotto una politica diversa, avesse umiliato Italia ed italiani prostrandoli ai piedi di S. M. Britannica, gli inglesi si batterebbero in favore del fascismo con lo stesso ardore col quale lo combattono. Il problema non è politico, bensì nazionale. Ho sottomano la raccolta dei giudizi inglesi sul fascismo. Sono altamente lusinghieri; voglio dire elogiativi: in alto e in basso. […] Gli inglesi combattono l’Italia, non il fascismo.
    Non escludo accarezzino l’idea di un risorgente rinnovato fascismo disposto a vincolarsi alla sudditanza inglese. Ma ciò non sarà mai. Lo impedirò io stesso e già l’ho impedito smascherando la politica inglese che nei suoi giri di valzer ha una sola caratteristica costante, quella di essere sempre stata contraria all’Italia in particolare e contraria all’Europa in generale”. (Antonio Bonino, Mussolini mi ha detto, Edizione Settimo Sigillo 1995, p. 84)

  2. Ovviamente Orban ha ragione su tutta la linea. Comunque secondo te quale sarebbe la situazione “meno peggio” tra un ritorno di Trump con Giuseppi ed Elly al governo da noi da una parte e la situazione attuale (Biden-Meloni) dall’altra?

  3. Non accadrà alcuna guerra.
    L’Occidente deindustrializzato non ha le capacità manifatturiere per affrontare la Russia (o la Cina) sul campo, per non parlare dei suoi eserciti striminziti, effemminati e mercenari e della sua popolazione talmente rammollita, vecchia e pusillanime che diserterebbe in massa in caso di leva.
    Se ci pensate, non ci vuole poi molto a capire che il WW3 fear porn è l’esatto equivalente dell’isteria provocata ad arte dai media sul covid, pompato come nuova peste bubbonica per giustificare tutto quello che gli abbiamo visti farci.
    La propaganda “pro-guerra” e dipingere la Russia come potenziale invasore (ma lol!) sono funzionali agli stessi scopi, che pure già sappiamo (in breve, occidentali non possiederete più nulla e sarete felici… Obbediamo altrimenti viene Putin pazzo e ci invade per conquistare i nostri stati falliti!).

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