Come (non) rubare libri da una biblioteca: il caso di Erik Anders Burius

Poco note in Italia le vicende legate allo svedese Erik Anders Burius (2 agosto 1956 – 7 dicembre 2004) storico di professione, che assurse alla cronaca internazionale ai tempi in cui, da direttore del dipartimento di manoscritti della Biblioteca Nazionale di Svezia, divenne noto come “KB-mannen” (L’uomo della Kungliga Biblioteket, la “Biblioteca Reale”) per aver sottratto all’istituto un numero imprecisato di volumi rarissimi dalla collezione di cui egli stesso avrebbe dovuto occuparsi.

Le stime parlano di una cinquantina di volumi rubati e venduti per un valore di quasi 4 milioni di euro, furti che Anders Burius confessò nel 2004, poco prima di suicidarsi nel dicembre dello stesso anno tagliandosi i polsi e aprendo il gas, un gesto a causa del quale si verificò un’esplosione nel palazzo in cui viveva e nella quale rimasero ferite una decina di persone. Il suo corpo fu rivenuto tra le macerie quattro giorni dopo.

Il modo in cui Anders Burius venne scoperto nella primavera del 2004 fu alquanto fortuito e partì da una mappa del Mississipi del 1850, la cui scomparsa obbligò il personale della Biblioteca Reale  a rifare l’inventario e scoprire dunque il notevole ammanco.

Sentendo approssimarsi il momento in cui sarebbe stato scoperto, l’allora direttore confessò a un collega quel che aveva fatto e, durante le tre settimane in custodia, si impegnò a stilare la lista di tutti i libri che aveva rubato, per un totale di 103, di cui solo 58 dalla Biblioteca Reale.

Oltre a manipolare i cataloghi, Anders Burius era diventato anche esperto nel rimuovere i segni identificativi dai libri. Nel caso del resoconto di Massimiliano Transilvano del giro del mondo di Magellano (1523), aveva persino fatto sostituire la rilegatura originale in Germania per nascondere ogni legame con la Svezia, ed era poi riuscito a venderlo per quasi centomila euro. Per “piazzare” facilmente gli esemplari trafugati si rifaceva alla casa d’aste tedesca Ketterer Kunst, con la quale lavorava sotto lo pseudonimo Karl Fields (ispirato al poeta svedese Erik Axel Karlfeldt).

Nel giugno 2012 uno dei testi rubati più importanti è ricomparso a New York: l’atlante di Cornelius Wytfliet, contenente una delle prime mappe del Nord America, messo in vendita dal collezionista Graham Arder III, che a sua volta l’aveva acquistato – a quanto pare in buona fede- da Sotheby’s nel 2003 per 100.000 dollari. Il suo valore attuale è stimato in 450.000 dollari: Arder ha provveduto a restituito il libro a Sotheby’s, che lo ha rimborsato per intero e in seguito lo ha riconsegnato alla Biblioteca Reale svedese.

Finora sono stati recuperati in tutto 17 volumi dal “bottino” di Anders Burius (10 dei quali, per altro, grazie all’impegno dell’imprenditore svedese appassionato di storia Tomas Söderblom): tra di essi, perlopiù provenienti oltreoceano, ci sono Practica di Fabricar Scene, e machine ne’ teatri (1638) di Niccolò Sabbatini, considerato il primo manuale di scenografia teatrale, e Oculus (1619) di Christopher Scheiner, trattato fondamentale nella storia dell’ottica. I volumi sono stati acquistati negli Stati Uniti tra il 1999 e il 2001.

Un esemplare di Nippon del botanico ed esploratore tedesco Philipp Franz von Siebold stampato a Leida nel 1852 ha invece generato di recente un piccolo caso diplomatico tra Stoccolma e Amsterdam, dal momento in cui l’acquirente (un libraio) ha ottenuto dalla Corte Suprema olandese il permesso di tenersi il volume (che si è però offerto di restituire agli svedesi dietro lauto compenso).

Atlante Wytfliet (1597)

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