Quale lingua bisogna imparare per conquistare il mondo?

Riporto la mia traduzione di un articolo (Want to influence the world? Map reveals the best languages to speak, “Science”, 15 dicembre 2014) dello studioso Michael Erard, autore americano dalle nostre parti totalmente sconosciuto nonostante abbia contributo a livello internazionale alla riscoperta del cardinale Mezzofanti, il più grande poliglotta italiano). Una prima conclusione che si può trarre dalla sua affascinante ricerca è che se si desidera conquistare il mondo dalla propria cameretta, è più conveniente studiare lo spagnolo invece che il cinese, poiché quest’ultima lingua (al pari di hindi e arabo) è relativamente “isolata” a livello comunicativo rispetto al numero dei suoi parlanti.

Parlate o scrivete in ​​inglese, e il mondo vi ascolterà. Parlate o scrivete in ​​tamil o in portoghese, e potreste avere più difficoltà a divulgare il vostro messaggio. Attraverso un nuovo metodo per mappare il flusso di informazioni in tutto il mondo, si è potuto infatti identificare le lingue più adatte a diffondere le proprie idee in lungo e in largo. Un primo suggerimento: se state pensando di imparare una seconda lingua, provate lo spagnolo piuttosto che il cinese.

Lo studio è stato ispirato da una discussione su un libro non tradotto, afferma Shahar Ronen, program manager di Microsoft la cui tesi per il Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha costituito la base di questo nuovo lavoro. Ronen, israeliano bilingue, aveva infatti parlato al suo tutor del MIT, César Hidalgo (anch’egli bilingue, spagnolo-inglese) di un libro in ebraico del quale non riusciva a trovare la traduzione in inglese. «Sono stato in grado di colmare il gap culturale solo perché conoscevo due lingue», afferma Ronen. È così che ha iniziato a ipotizzare una mappa globale sul modo in cui le persone multilingue trasmettono informazioni e idee.

Ronen, assieme ad altri colleghi del MIT, di Harvard, della Northeastern University e dell’Università di Aix-Marseille, ha affrontato il problema individuando tre reti linguistiche globali basate sugli utenti bilingue di Twitter, le traduzioni di libri e le modifiche nelle varie versioni di Wikipedia.

La rete di traduzione dei libri è una mappatura dei libri tradotti in altre lingue: ad esempio, un libro ebraico tradotto dall’ebraico in inglese e tedesco verrebbe rappresentato da linee che dal nodo di ebraico vanno verso i nodi di inglese e tedesco. Questa rete si basa su oltre due milioni di traduzioni di libri in più di mille lingue. Come in tutte le reti, lo spessore delle linee rappresenta il numero di connessioni tra i nodi. Per i tweet, i ricercatori hanno utilizzato 550 milioni di tweet di 17 milioni di utenti in 73 lingue. In quella rete, se un utente twitta, per esempio, in hindi e in inglese, le due lingue vengono collegate. Per costruire la rete di Wikipedia, i ricercatori hanno monitorato le modifiche per un massimo di cinque lingue fatte dagli editor, escludendo scrupolosamente i bot.

In tutte e tre le reti, l’inglese ha il maggior numero di “trasmissioni” da e verso altre lingue: è l’hub centrale, come afferma il team negli Atti della National Academy of Sciences. Le mappe rivelano tuttavia anche “un circolo di hub intermedi”, come il francese, il tedesco e il russo, che su scala diversa svolgono la stessa funzione dell’inglese.

Al contrario, alcune lingue con un altissimo numero di parlanti, come il mandarino, l’hindi e l’arabo, sono relativamente isolate in queste reti. Ciò significa che un numero minore di comunicazioni in quelle lingue raggiunge parlanti di altre lingue. Al contrario, un linguaggio come l’olandese parlato da 27 milioni di persone può rappresentare un canale comunicativo sproporzionatamente grande, paragonato a una lingua come l’arabo, che ha 530 milioni di parlanti nativi e di seconda lingua. Questo perché gli olandesi conosco più lingue e sono maggiormente presenti online.

Le mappe di rete dimostrano una cosa ampiamente nota: se si vuole divulgare le proprie idee, si può raggiungere il maggior numero di persone attraverso l’inglese. Le mappe mostrano però anche come chi conosce più lingue può trarre vantaggio dall’essere indirettamente collegato attraverso hub linguistici grandi e piccoli. Su Twitter, per esempio, le idee in filippino possono teoricamente spostarsi nella sfera coreana attraverso il malese, mentre il percorso più probabile per passare dal turco al malayalam (parlato in India da 35 milioni di persone) è l’inglese. Queste reti sono rivelate in dettaglio nel sito dedicato allo studio.

Gli autori notano che gli utenti che hanno analizzato, considerati “elitari” perché, a differenza della maggior parte delle persone nel mondo, sono alfabetizzati e online, non rappresentano tutti i parlanti di una lingua. Tuttavia, «l’élite delle lingue globali ha una quantità sproporzionata di potere e responsabilità, perché sta tacitamente costruendo il modo in cui culture lontane potranno incontrarsi, anche se questo non è il suo obiettivo», sostiene Hidalgo. Il conflitto scoppiato in Ucraina [nel 2014…] è stato recepito dalla maggior parte delle persone nel mondo attraverso notizie originariamente scritte in inglese e poi tradotte in altre lingue. In questo caso, «qualsiasi pregiudizio o faziosità dei media anglofoni ha influenzato le informazioni sul conflitto rese disponibili ai non-anglofoni», afferma Hidalgo.

Le reti possono offrire indicazione ai governi e alle comunità linguistiche che vorrebbero migliorare la propria posizione internazionale. «Se desidero che la mia lingua nazionale divenga più importante, allora dovrei investire nella traduzione di più documenti, incoraggiando più persone a twittare nella loro lingua nazionale», dice Ronen. «D’altra parte, se vogliamo che le nostre idee si diffondano, dovremmo scegliere una seconda lingua che sia ben connessa».

Per chi non parla inglese, la scelta dell’inglese come seconda o terza lingua è ovvia. Per gli anglofoni, l’analisi suggerisce che sarebbe più vantaggioso scegliere lo spagnolo rispetto al cinese, almeno se si è intenzionati a diffondere le proprie idee attraverso la scrittura.

La trasmissione culturale avviene anche nella lingua parlata, sottolinea William Rivers, direttore esecutivo del Comitato nazionale congiunto per le lingue e del Consiglio nazionale per le lingue e gli studi internazionali del Maryland. I dati sulle interazioni, per esempio, nei suk di Marrakech, dove la gente parla arabo, hassaniyya, dialetto marocchino, francese, tashelhit e altre lingue, sono impossibili da ottenere ma importanti nella trasmissione culturale. Rivers aggiunge che «da quando internet è diventato disponibile per molte più persone nel mondo, questi navigano attraverso le loro lingue madri», imparando così a “connettersi” ad altre lingue e divulgare anche le proprie idee.

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