Dato che ho mesi di commenti arretrati a cui rispondere, ho deciso di creare una nuova rubrica nella quale segnalerò cinque commenti per volta (il numero è limitato perché non voglio farvi perdere immediatamente l’attenzione, in questi tempi di adhd indotto e “autismo di massa”, v. infra).
Comincio con Sigmatau (anche se non lo conto perché gli avevo già risposto) che mi chiede: “Ma perché quasi nessuno commenta i tuoi pezzi? Troppo geniali?”. Ecco, questo è il primo problema: in genere non rispondo (almeno non nell’immediato) e ciò rende quasi impossibile ogni possibilità di confronto. Non è però (solamente) menefreghismo: bisogna anche osservare che lo spazio dei commenti non sembra adatto a instaurare un dialogo minimamente sensato. Per giunta, dopo il lockdown le visite tramite dispositivi portatili hanno surclassato quelle da “fisso” e commentare il blog su smartphone o tablet è piuttosto complicato e per nulla intuitivo (bisogna prima visualizzare i commenti, poi rispondere, poi aspettare che il sottoscritto li approvi ecc…). Comprensibilmente la maggior parte degli “utenti” preferisce dire la sua direttamente sui social (che io non frequento più da qualche anno).
Ora però si parte sul serio, con una interessante visione del cortese Gastone sul cosiddetto “maschio sigma”:
«Ovunque ci siano persone costrette a stare insieme in spazi ristretti si generano queste dinamiche: attrito e competizione. Se in più ci mettiamo uomini e donne più o meno giovani, la dinamica si complica ancora.
Penso che un Sigma possa essere colui che riesce a ritagliarsi uno spazio: un posto di lavoro, se non proprio da libero professionista, che almeno non rompa troppo i coglioni, un po’ di risparmi, una casetta dove stare tranquillo, e coltivare i propri interessi.
Potrebbe suonare squallido, però questa è la vita moderna. L’alternativa quale sarebbe? Essere un’Alpha? Per fare cosa? Un lavoro di merda come tutti, e andare a bere l’infame Spritz con altre donnette e ometti coi pantaloni sopra la caviglia?
Ad un Sigma-uomo potrebbe servire solo una Sigma-woman (che potrebbe sembrare, o essere, un ossimoro). Una donna con cui condividere il lettone, ma anche la cucina, interessi, libri film, e anche i meme.
Di “accoppiarsi” in malo modo con donne che cercano un uomo solo per fare vedere alla mamma “Visto, mi sono sposata/accompagnata anch’io?”, per poi mandare tutto a monte (o a puttane) dopo al massimo un paio d’anni, non ne abbiamo necessità.
Poteva andare meglio, ma poteva, e potrebbe ancora (se non facciamo attenzione), andare molto, ma molto peggio».
Giusto. Se volete trovare una donna sigma che ami i vostri meme, googlate “i meme per farla innamorare”. Del resto si sa che le d-parola son quasi tutte fatte con lo stampino, però è anche vero che l’iniziazione al wojakismo potrebbe rappresentare la “via della mano destra” all’accoppiamento (posto che le d-parola sono il mezzo principale attraverso cui Satana controlla l’umanità e di conseguenza la “via della mano sinistra” sarebbe rappresentata da OnlyFans o dal poliamore – allora meglio i meme, così come Trump è meglio di Biden).
Gastone mi chiede anche una spiegazione sul meme degli Etruschi…
Si tratta di un riferimento (che mi stupisce gli sia sfuggito, ma forse non legge -giustamente- i giornali) a una surreale dichiarazione di Elly Schlein riguardo gli attacchi antisemiti alla sua persona, nella quale ha appunto chiamato in causa il “naso etrusco”:
«Per quanto sia orgogliosissima del lato ebraico della mia famiglia paterna, io non sono ebrea, perché come sapete la trasmissione avviene per linea matrilineare. Ma la cosa più folle è il dibattito sul mio naso. Perché non è un ‘”naso ebreo Schlein” che ho ereditato da mio padre, come scrivono i razzisti nella rete. È un naso tipicamente etrusco».
Sulla Schlein non ho mai scritto nulla poiché la trovo piuttosto impalpabile (in senso metaforico, non sia mai) e in alcuni casi mi verrebbe persino da parlarne in maniera neutrale, perché a parte le solite posizioni ridicole su LGBTQ+, immigrazione e armocromia, mi vanno bene le sue dichiarazioni (comunque pedisseque) su Israele e sul conflitto in Ucraina. Quindi evito di parlarne punto e basta. In ogni caso noto che la sua ascesa alla segreteria del PD testimonia il fallimento totale di questo partito, che infine si è fatto dettare la linea non dai suoi iscritti ma da gente esterna (come i Cinque Stelle, che premono per un ritorno alla grande del “giallorosso”) o addirittura dagli avversari (c’è chi si è persino vantato sui social di averla votata cinque volte). Se solo fosse più propensa a difendere la “resistenza ucraina” e a ripetere qualche slogan sul “diritto di Israele all’esistenza”, sarebbe la rappresentante perfetta del Partito Radicale di Massa. Invece mantiene uno spicchio di differenza che peraltro contribuisce al progressivo dissanguamento elettorale del PD. E a proposito di armocromia, si abbina benissimo alla Meloni. Forza Elly!
Passiamo a una condivisibile analisi sull'”autismo di massa” da parte di Luca T. (che mi dà pure del Lei):
«[…] C’è un aspetto latente e sotterraneo che accompagna i “cambiamenti culturali” di quest’epoca e che non si è ancora rivelato in tutto il suo potenziale distruttivo, cioè lo sdoganamento delle disfunzioni mentali in quando possono avere delle comorbilità con il tipo di società che si vuole imporre.
Il suo esempio di compiacenza tra femminismo e autismo, con quest’ultimo elevato a stile di vita da imporre ai maschi facendoli passare per personalità fragili e antisociali, mi fa portare a un’altra inquietante analogia, quella del contenimento (lockdown) del Covid, il quale se vogliamo è stato davvero un esperimento di “autismo di massa” in cui è stata cancellata o ridotta sensibilmente ogni relazione sociale, siamo stati rinchiusi in casa come mosche e con educatori che ci dicevano come comportarsi, proprio come persone prive di autonomia e incapaci di sé, come poi siamo effettivamente stati. È questo accadrà anche con la cosiddetta emergenza climatica, con la cosiddetta emergenza “femminicidio”…
Sdoganare le disfunzioni mentali-psichiche, ridurle a stili di vita e modi di essere, o a semplici “diversità” (Un termine che oggi, ha una concezione fiabesca), serve a normalizzare le devianze sociali che saremmo costretti a subire, basti pensare che la paccottiglia “dell’identità di genere” in cui uno può sentirsi uomo, donna e cane secondo come si alza la mattina, all’eco-ansia degli esaltati ambientalisti siano espressioni anch’essi di decerebrati mentali, ma con le parole giuste, con il depatologizzare le anomalie mentali-psichiche magicamente costoro diventano degli spiriti ribelli contro tutti i “mostri” propinati odiernamente, del “patriarcato”, “razzismo”, “etnocentrismo”, “sessismo”, “negazionismo” ecc…
Va da sé, che la depatologizzazione è uno strumento utile per colpire la nostra salute mentale-psichica, volendo ridurci a ebetini privi di qualunque senno da cui essere “rieducati”.
E serve a distruggere le reti sociali, perfino i nostri legami affettivi. Quello dell’uomo tendenzialmente “autistico” “umanamente fragile” è il perfetto strumento di controllo sociale.
Meditate gente».
F.Z. (carissimo, come va in generale?) mi comunica di aver scoperto che “Houllebecq” si pronuncia “uelbek”. In effetti il cognome del noto scrittore francese (che in realtà è quello della nonna paterna, poiché lui si chiama, più banalmente, Michel Thomas) è di antica origine normanna e condivide l’etimo (incerto, forse deriva dall’unione di holr -“profondo”- e bekkr -“ruscello”-) con il classico cognome anglosassone Wellbeck (che si pronuncia nella stessa maniera). Nelle lingue slave è traslitterato direttamente come si pronuncia (Уэльбек), mentre gli azeri, pur avendo adottando l’alfabeto latino, lo scrivono, in maniera piuttosto pratica, Mişel Uelbek (cfr. la sua pagina Wikipedia in quella lingua).
Concludo con la schizoteoria di Negoro sulle cause della crescente mania dell’esercito americano nei confronti dei transessuali.
«1) la totale assenza di una bussola morale, eradicata da un credo identitario para-religioso;
2) la totale dipendenza nei confronti di costosi trattamenti farmacologici utilizzabile come surrogato di lealtà nei confronti dell’esercito, in grado di supportare indefinitamente questi vizi borghesi e i loro costi di manutenzione;
3) la preponderanza di autismo che li rende sovra-rappresentati nelle gare videoludiche di speedrun.
Questi tre fattori messi assieme, ne fanno dei meravigliosi piloti di droni in grado di fare saltare un ospedale civile senza la minima conseguenza psicologica (uno dei maggiori problemi dei piloti non disfunzionali), posto che il suddetto ospedale e relativi civili siano in una nazione straniera, o territorio subordinato, accusati di limitare il sesso anale o le mutilazioni genitali».
Aggiunge Shashuka:
«Ora, è abbastanza evidente che un esercito che si dà tutti questi caveat è incapace di fare una guerra seria. So what? Due ipotesi 1) la prossima guerra sarà combattuta da droni e robot (ma allora ci vogliono ancora 10-15 anni, ci possiamo mettere tranquilli…) 2) le reti infrastrutturali sono talmente piene di backdoor che la prossima guerra si risolverà nel giro di qualche decina di minuti (e allora può succedere anche domani)».
Grazie a tutti e alla prossima.
Grazie per la risposta!
In effetti non leggo più giornali, e non guardo i tg se non quelli in edizione ridotta (specie in orari da doomer)…
Mi informo solo leggendo le agenzie di stampa, e gli articoli su questo blog per le cose serie, e da quando faccio così sto molto meglio.