Michel Houellebecq invoca la guerra civile, il suprematismo bianco e la pena di morte

È stata totalmente snobbata dai media, per non dire dagli intellettuali italiani (ma ne esistono ancora?), l’intervista di Michel Onfray a Michel Houellebecq pubblicata sull’ultimo numero di “Front Populaire” del 2022. In essa tuttavia lo scrittore ha espresso qualche idea piuttosto épatant sulla politica attuale: oltre ad auspicare l’uscita di Parigi dall’UE e dalla NATO (condivisa totalmente da Onfray), a sostenere l’avvento di un regime teocratico (preferibilmente cattolico), ad ammettere che forse da vecchio si trasferirà in Afghanistan piuttosto che stare in Francia e a difendere con toni ditirambici la caccia (ma ha anche dei difetti, tipo essere un fan sfegatato di Israele), ha constatato la volontà da parte dei suoi concittadini di volersi difendere da una eventuale “dominazione musulmana”, trovando remarquable che buona parte dei francesi abbiano approvato la famigerata “Lettera dei generali” dell’aprile 2021 che paventava il rischio imminente di una guerra civile se il governo non avesse preso subito mesures drastiques contro l’islamizzazione:

«Possiamo già constatare che molta gente si sta armando. Comprano pistole, prendono lezioni al poligono. E queste non sono teste calde. Quando interi territori saranno sotto il controllo islamista, penso che si verificheranno degli atti di resistenza. Ci saranno attentati e sparatorie nelle moschee, nei caffè frequentati dai musulmani, insomma una specie di “Bataclan alla rovescia”. E i musulmani non si limiteranno ad accendere candele e posare mazzi di fiori. Quindi, sì, la situazione potrebbe degenerare in fretta».

Parlando più specificatamente di immigrazione, Houellebecq ha notato che la minoranza etnica più apprezzata in Francia è quella asiatica, e ha osservato che essa al contempo è paradossalmente la meno assimilata, come chiunque può rendersi conto passando per la Chinatown di Parigi, dove gli immigrati cinesi ormai di terza generazione si rifiutano di parlare francese e “vivono in un mondo parallelo, con una sua economia parallela”.

A parere dello scrittore, tale eventualità smentisce completamente il piagnisteo sull’integrazione e l’assimilazione, che in effetti è rivolto perlopiù ai musulmani “che rubano o aggrediscono”:

«Penso che il desiderio dei francesi […] non sia quelli che i musulmani si integrino, ma che la smettano di rapinarli o aggredirli, insomma che diminuiscano le violenze arrecate da costoro, che essi rispettino la legge e le persone. Oppure, come alternativa valida, che se ne vadano dalla Francia».

Houellebecq in aggiunta riduce l'”idiozia woke” a una moda americana che gli europei devono sorbirsi nel momento in cui sono stati costretti ad adottare il modello politico più americanizzante possibile (gli “Stati Uniti d’Europa”) e alla luce di questo giunge a una “conclusione desolante”: «La nostra sola chance di sopravvivenza è che il suprematismo bianco divenga “trendy” (sic) negli USA».

Sulla stessa linea, lo scrittore considera il Grand Remplacement non una teoria, ma un fatto (ce n’est past une théorie, c’è un fait), anche se al contempo non condivide il “complottismo” di Renaud Camus (l’inventore dell’espressione), essendo invece convinto che il problema sia proprio l’assenza di un “piano” dietro l’immigrazione, una mancanza che lascia la questione dei movimenti dei popoli in balia di dinamiche prettamente “idrauliche” (un Vecchio Continente sempre più spopolato a fronte di un Terzo Mondo con tassi di natalità cinque-sei volte superiori a quelli delle nazioni europee).

Infine, Houellebecq trova il modo di discutere della pena di morte (aborrita dall’Onfray), rispondendo alla questione squallidamente classica “Uccidere qualcuno non ridarà la vita alle vittime” in varie maniere: “Almeno l’assassino è morto”; “La pena di morte ristabilisce un equilibrio” e “Lo Stato si è assunto l’onere della vendetta e la pena capitale è un progresso rispetto alla morte inflitta attraverso lunghe ore di tortura e barbarie”. Alla domanda se lui sarebbe capace di fare il boia, risponde così:

«Se dovessi prendere un fucile e mirare su un assassino seriale, penso che sarei in grado. Potrei ammazzarlo con lo stesso spirito con cui ucciderei una bestia pericolosa».

Per chi volesse leggere l’intervista completa, che comunque merita, consiglio di comprare il volume su Amazon (non per altro, ma in Italia le varie “Librerie Francesi”, FNAC inclusa, sono state decimate e le ultime rimaste sono di stretta osservanza piddina, dunque per evitare figure de merde – i francesi non dicono così lol- ordinate direttamente dal colosso buono del commercio satanico).

3 thoughts on “Michel Houellebecq invoca la guerra civile, il suprematismo bianco e la pena di morte

  1. “penso che si verificheranno degli atti di resistenza. Ci saranno attentati e sparatorie nelle moschee, nei caffè frequentati dai musulmani, insomma una specie di “Bataclan alla rovescia”.
    Come si suol dire, they won’t do shit (i francesi, intendo. Come d’altronde tutti gli altri.)

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