Vi avevo annunciato che avrei creato una lingua artificiale per rendervi partecipi di alcune ipotesi e ricerche attualmente inesprimibili (per motivi perlopiù legali), in una lingua esistente. Ispirato al markusko di Alessandro Bausani, ho forgiato un oenmarkusko (“nuovo markusko”) con le regole ridotte al minimo per facilitare la comprensione agli italofoni. Non vorrei definirla una “lingua parassitaria” perché suona male: mi accontento dell’umile (ma tecnicamente ineccepibile) definizione di gergo.
Prima di darvi qualche dritta, vi invito a leggere le pagine del Bausani in cui approfondisce la grammatica del suo markusko. Dal mio canto, ho accettato il principio del capovolgimento delle parole italiane in maniera più stringente (affinché chiunque possa risalire al significato) e la regola dell’aggiunta del prefisso en- per formare l’inverso dei significati, non senza provare una profonda soddisfazione nell’aver elaborato un sistema linguistico in grado di riflettere l’interpretazione agostiniana del male come negazione del bene.
Quindi, se nel caso nel markusko “bello” diventa lev e “buono” diventa nuv (mentre “brutto” sarebbe enlev e “cattivo” ennuv), nell’oenmarkusko “bello” è leb (“brutto” = en’leb) e “buono” è nub (“cattivo” = en’nub). Ad ogni modo, molte regole sono state prese dal markusko più per tributo che per reale necessità: per esempio, il plurale in -oj (in cui la “j” si usa solo per distinguere i suffissi e non i fonemi, ché le uniche lettere aggiunte rispetto all’italiano solo ţ per “ts” e x per “cs”).
L’uso dei pronomi è estremamente parco e quelli basilari servono per quasi tutto:
Io = Oi
Tu = Ut
Egli = Ilg(e)
Noi = Oi’oj
Voi = Ut’oj
Essi = Ilg’oj
Per quanto riguarda i casi, il principio era quello di “risparmiare” preposizioni: ho quindi eliminato l’accusativo perché basta l’ordine delle parole e ho adottato quelli classici con il proposito di giungere alla più scontata delle “suffissazioni” delle proposizioni italiane. Ecco di seguito i suffissi adottati (che non sono comunque quelli del markusko):
Genitivo = -id (“di” al contrario)
Dativo = -a
Locativo = -ni (“in” al contrario)
Ablativo = -lad (“dal” al contrario)
Solo per specificare: se in markusko “dagli uomini” è reso con il prefisso dell’ablativo o- (omuloj), in oenmarkusko (in cui “uomo” non è “mul” ma solo “mu”) l’espressione diventa mu’oj’lad (a proposito: nell’oenmarkusko gli apostrofi vengono sempre usati per segnalare prefissi e suffissi in modo da rendere più agevole la traduzione). In entrambe le lingue il suffisso dei casi segue la base plurale (sempre -oj).
Nell’oenmarkusko, per semplicità, si predilige una sorta di assimilazione tra il maschile e neutro: dunque non ci sono suffissi diversi per i generi (ogni aggettivo si forma aggiungendo -sko a qualsiasi cosa) e, mentre non esiste l’articolo determinativo, l’indeterminativo viene reso con “nu” (contrario di “un”). Visto che ne stiamo parlando, rispetto al markusko i numerali sono i numeri in italiano capovolti e “rabberciati”: nu, eud, ert, ortauk, eknic, ies, ettes, otto, evon, mentre dalla lingua bausaniana si adotta l’uso di suffissi (seppur diversi) per indicare le decine (-e), le centinaia (-a) e le migliaia (-i), dunque 10 è “nue”, 20 “eude”, 100 “nua”, 1000 “nui”. (1950 = nui’evona’knice)
Per il comparativo di maggioranza, si prefigge uip- (contrario di “più”), per il superlativo assoluto artlu- (contrario di “ultra”) e per il relativo art- (contrario di “tra”). La frase “La più bella donna di Roma”, in markusko è Litralevska nod Romni, in oenmarkusko è Art’leb’sko en’mu Roma’ni (en’mu, “donna”, è il contrario di “mu”, sempre secondo il principio che il male è l’ombra del bene; -ni è il locativo – ricordo anche che per i nomi geografici l’oenmarkusko adotta il latino anche nel caso in cui il toponimo non origini da tal lingua – sì, solo per vezzo).
Il procedimento per costruire astratti è, sempre per omaggiare Bausani, l’aggiunta del suffisso -ur: leb (“bello”) diventa leb’ur (“bellezza”). Questa regola, abbinata a quella della formazione dei negativi (aggiunta di -ne), degli aggettivi (suffisso -sko) e degli avverbi (-etnem, contrario di “-mente”) è abusata all’infinito per ridurre il lessico all’osso: quindi, per esempio, nigrev (contrario di “vergin”) che vale anche per “innocente”, “candido” ecc… diventa en’nigrev (“colpevole”), en’nigrev’ur (“colpevolezza”), en’nigrev’etnem (“colpevolmente”).
I verbi sono anch’essi ridotti all’estremo. Per esempio, l’infinito di “vedere” è redev (contrario di “veder”), l’infinito passato si forma con il prefisso -o (o’redev, “avere visto”) e l’infinito futuro con -or (redev’or).
Il participio presente si forma col suffisso -(e)nţ (ricordate che “ţ” sta per “ts”): redev’enţ (= “vedente”), mentre per il passato si aggiunge il prefisso -o (o’redev’enţ = “avente veduto”).
L’indicativo presente si appropria dei pronomi e li trasforma in suffissi, dunque:
Io vedo = Redev’oi
Tu vedi = Redev’ut
Egli vede = Redev’ilge
Noi vediamo = Redev’oi’oj
Voi vedete = Redev’ut’oj
Essi vedono – Redev’ilg’oj
L’indicativo passato si forma con la solita regola del prefisso o- (O’redev’oi ecc…), mentre per il futuro si usa -or (Redev’or’oi).
Bausani contempla l’ottativo aggiungendo zi- (riduzione della più antica congiunzione dazi = “che”, derivata dal tedesco dass, che l’oenmarkusko adotta come “markuskismo”!), dunque “che io veda” sarebbe zi’redev’oi.
La base passiva in generale si forma con is- (is’redev’oi = “io sono visto”; is’redev’or’ut’oj = “voi sarete visti”), ma questo in realtà conta poco perché l’oenmarkusko predilige sempre e comunque la semplicità estrema nell’espressione.
Vediamo, per tagliar corto, qualche esempio. Per il markusko la frase “Io dico che Carlo è venuto” si può tradurre come Ridoj dazi Karl oendna oppure Karloizuri ridoj (“Dico il venire passato di Carlo”), mentre in oenmarkusko è semplicemente Carlo rinev’ilge rid’oj.
La “celebre” poesia markuska del Bausani sul bambino morto (ABCB),
kulkuvni kul odikko
likni vo leţţil
enpakkenţska ñagour
ometr vo cipil
“Alla finestra s’è spenta la luce
in cielo una piccola stella.
Un pianto che non capisce.
È morto un bambino”
In oenmarkusko suona così (ABBA):
Arţenif’ni ecul rengeps’ilge
Leic’ni nu orcim’leţ
Nu regnaip’ur en’ripac’enţ
Nu orcim’mu rirom’ilge
(“orcim”, cioè “micro” è prefisso del diminutivo).
Spero che queste brevi annotazioni possano servire ai lettori per comprendere al volo, o quasi, ciò che andrò a scrivere tibus’etnem (“immantinente”).
Dnak revirx’or’ut kitamarg (mron gnil’id?) e ranoizid (rbil lorap’oj’id?) ?
es revirx’ut ilg’oj, rarepmoc’oj ilg’oj!
(redeik’oj sux rore’oj’rep)
Obril kitamarg’id revirx’or’oi kand ut’oj reggel’enţ’oj red’or’ut’oj uip aţoporp’oj (artlu’nub “obril lorap’oj’id”!)
PS : Complimenti, hai colto perfettamente lo spirito!
PPS:: (Il ribaltamento tiene anche conto dell’eufonia, quindi opterei per “orbil” invece di “rbil”)
Izarg’oj! zicrese ritrevid’enţ!
Klak aţoporp (roporp’ur? o'(is’)roporp’enţ? 😀 ):
* noizidnok’sko (-jer-?)
* vitnuignoc? (en repas’oi mok ramaik ilge… retop’JER’ilge en rivres)
* vitarepmi (dom dnamok’id? retop’JER’ilge is’rasu vitnuignoc, mok raigam’ni…)
* amron’oj sicerp’oj aifargotro’id (ţuig revirx’ur), ritrevni’ur’id te ratneca’ur’id; ipmese’oj:
– st -> ţ [ts], am z [ts/dz] -> z? (mok “tezzag” ortla’ni ţet’ni… retop’JER’oi’oj raf z -> st/sd)
– cane -> (e?)nac/(e?)nak?
– mappa -> pam? apam? appam?
– “ciao” -> oaic? mok ilge re(g)gel’oj?
* AINOMRA LAKOV’SKO (vok’sko’sko? RTK: Redir’ur Tla’a Kov’a) (razrex’oj, am ţek nu sok’oj’id art’leb’oj’id raigam’ni…)
* ropERP’ur’oj do porŢOP’ur’oj? do iup sak’oj (o’redak’enţ’oj, redev raigm eset < esik, mok nital casus nok tlom’oj cima’oj? tlom’oj cima’oj nok (han…)? tlom’oj’nok cima’oj’nok?
ŢM (ŢOP MUTPIRX): raigam do hungaria’sko?
ilge repas’oj, rad’oj uip bud’oj mak (< quam), oper ţek raseretni'enţ
CVRA VT VALEAS!
(nu’sko raivni’ur en o’ranoiznuf’ilge, ravorp’oj vun’etnem)
Esrof o’radna’oj ertlo aedi licaf’ur’id, iop mu’oj en riutni’lg’oj…
Oper:
* noizidnok’sko (-jer-?)
* vitarepmi (a-? e-?)
* vitnuignoc ilge relov’JER’oj, es en rarbmes’ilge ugnil en’kitamarg’sko…
* roperp’ur’oj + 4 o’redak’enţ’oj (per tutti gli uomini liberi = rep tut’oj mu’oj rebil’oj, EN “tut’oj’rep mu’oj’rep rebil’oj’rep”, ekna es oi’a recaip’jer’ilge iup…)
* vitega’oj redesop’ur’id o vitineg? mio -> oi’sko do oi’id
* amron’oj ţuig’id revirx’ur’id te ritrevni’ur’id
A’raţ oi’a nub’etnem!