La corsa al “divorzio di interesse” nel Caucaso

Il Servizio Statistico Federale russo (Rosstat) ha calcolato in quali regioni del Paese l’anno scorso (2022) ci sono stati più divorzi e in quali meno. I risultati sono stati sorprendenti: al primo posto per numero di divorzi compaiono le repubbliche del Caucaso settentrionale, con in testa Inguscezia e Cecenia, regione dove tradizionalmente la famiglia rappresenta un’istituzione molto rispettata.

Complessivamente in Russia nel 2022 si sono sposate 1.050.000 coppie e 682.850 si sono separate, con una crescita dei divorzi rispetto all’anno precedente del 5,7%. Il 23% di tutti i bambini nati lo scorso anno sono nati da donne non sposate.

L’ondata di divorzi nel Caucaso settentrionale è iniziata due anni fa, immediatamente dopo l’introduzione da parte dello Stato di sussidi alle donne con figli senza marito (single o divorziate). Secondo il demografo Vladimir Timakov, intervistato dalla Komsomolskaja Pravda, se nella Russia centrale di norma una donna potrebbe arrivare a ottenere due assegni, nel Caucaso la presenza di famiglie numerose (con una media di 4-5 figli) rende più vantaggioso perpetrare un “divorzio di interesse”.

Timakov sostiene che tale pratica non comporta una reale separazione, ma è ispirata solo dalla necessità di ricevere un sussidio, in considerazione anche del basso tenore di vita della regione e del numero di figli da mantenere. Le regole e le tradizioni rimangono salve e il pater familias assieme al suo clan (род) continua ad assumersi la responsabilità nei confronti dei figli, della moglie e della famiglia di quest’ultima.

A parere del demografo, la tendenza rappresenta un errore della politica socio-demografica russa, che dimostra di mancare di ragionevolezza. D’altro canto è singolare che in queste regioni “tradizionaliste” il tasso di divorzio sia quasi cinque volte maggiore rispetto a quello di Mosca o San Pietroburgo, zone con livello di reddito più elevato che a quanto pare possono permettersi il “lusso” di rimanere sposate.

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