La narrazione muore sul campo: la grande stampa italiana sulla morte del giocatore di hockey Adam Johnson cita fonti “di estrema destra”

Sono stato praticamente l’unico in Italia a segnalare che la morte del giocatore di hockey americano Adam Johnson, ucciso dal pattino di un suo avversario (Matt Petgrave) fosse stata recepita dai bassifondi dell’anglosfera come parte di una “guerra razziale” in atto. Mi stupisce invero che la maggior parte degli opinionisti che si definiscono “redpillati” (e magari lo sono) abbiano voluto commentare l’accaduto chiamando in causa una “incredibile sfortuna” e altre banalità, senza comprendere che non fosse quello il motivo per cui la notizia ha fatto “il giro del mondo”, anche perché bastava visualizzare il filmato per rendersi conto che l’accidente aveva ben poco di accidentale.

Adam Johnson: un incidente mortale di hockey e la grande guerra razziale

Anche per tale impostazione, fosse dettata dal timore di apparire “razzisti”, alla fine i redpillati si sono fatti superare a destra nientedimeno che dal “Corriere della Sera”, che -di certo in maniera inconsapevole- nel riportare la notizia ha citato come fonti due account X/Twitter che in altri luoghi lo stesso giornnale definirebbe, per l’appunto, “neonazi”: Way of the World e Stew Peters.

Il primo si presenta con lo slogan “Globalism is satanic” e denuncia apertamente gli antiwhite media (dei quali per lui di sicuro anche il Corriere fa parte!) che hanno riportato ciò che egli considera un omicidio come un incidente. La convinzione di questo anonimo opinionista (come si evince da altri suoi tweet) è che “i media cercano di coprire l’aggressore perché è di colore e ha aggredito un bianco”.

Per quanto riguarda l’altro tweet citato dallo sprovveduto corrierista, l’autore è un volto arcinoto (milioni di followers sui vari social) della cosiddetta alt-right, tanto che l’unico giornale mainstream italiano a non averlo mai citato è proprio il “Corriere”

Peters afferma senza giri di parole (e senza però avere l’assoluta certezza che sia andata così) che “Matt Petgrave è davvero un ASSASSINO. Ha letteralmente tirato un calcio a quel ragazzo con il suo pattino, tagliandogli la gola e uccidendolo sul campo”. Dobbiamo forse evincere che in via Solferino siano passati dal Black Lives Matter al White Lives Matter?

Nonostante le fonti “militanti”, citate evidentemente senza nemmeno aver dato una seconda occhiata (professionalità a mille), il cronista non riesce tuttavia a riportare un solo dato riguardante la vita di Petgrave, perché “il suo Instagram risulta inattivo dal 2011”: l’istinto del reporter non ha spinto l’Autore del pezzo a proseguire oltre la prima pagina delle ricerche su Google?

In realtà sarebbe bastato farsi ancora un giro sugli account nazi (che ormai stanno colonizzando i social, mentre i media “istituzionali” si trincerano sempre più nelle loro paranoie medio-progressiste) per scoprire che il giocatore di colore di origine canadese lo scorso anno è stato quello ad aver collezionato più espulsioni nella Lega inglese, e che in generale si considera un “militante nero” (anche se tale posizione non potrebbe essere considerata un “movente” perché il mainstream ha trasformato l’afrocentrismo surreale e violento d’oltreoceano in una posizione “impolitica”).

Ad ogni modo, potrebbe essere davvero un incidente: ma la notizia, come dicevo, non è questa. La notizia è che il suprematismo nero alimentato dalle gazzette occidentali unito alle stravaganti “politiche delle minoranze” all’insegna dell’identitarismo e dell’entocentrismo ha prodotto un prevedibile contraccolpo anche nei benpensanti della classe media, che vedono le news ormai come parte della guerriglia mediatica contro i “bianchi”. E che poi rispondono con la contropropaganda memetica

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