Oche del Canadà: storia, miti e leggende

 

L’oca del Canadà (Branta canadensis) è una oca selvatica caratterizzata da testa e collo neri, guance e cinturino bianchi, corpo marrone. È originaria delle regioni artiche e temperate del Nord America, ma può essere avvistata nel Nord Europa durante la migrazione. I primi esemplari nazionali sono stati rilevati nel 1969 nel Nord Italia e si registrano ogni anno almeno 2 coppie nidificanti (perlopiù nel Veneto sud-orientale; cfr. Rapporti ornitologici per la regione Veneto). Come la maggior parte delle oche, l’oca canadese è principalmente erbivora e normalmente migratrice; è possibile trovarla presso acque dolci ma anche nelle paludi salmastre, negli estuari e nelle lagune.


L’incredibile abilità nell’adattarsi agli habitat modificati dall’uomo le ha portate a essere classificate in diverse località come specie infestante, a causa degli escrementi, della predazione, del rumore, e in generale del comportamento territoriale aggressivo nei confronti sia degli esseri umani che di altri animali, nonché dell’abitudine a mendicare cibo (quest’ultimo causato perlopiù della disobbedienza degli umani ai divieti di alimentazione artificiale verso gli animali selvatici).

La tassonomia dell’oca del Canadà è molto complessa. Già descritta da Linneo nel Systema Naturae, appartiene al genere Branta (forma latinizzata dell’antico norvegese Brandgás, letteralmente “oca bruciata”), il quale comprende specie dal piumaggio prevalentemente nero (distinte quindi dalle specie grigie del genere Anser). Sono state rilevate ben 5 specie e 186 sottospecie. Recentemente le autorità americane e britanniche hanno deciso di dividere le razze conosciute tra due specie – Branta canadensis e Branta hutchinsii – ma ulteriori perfezionamenti tassonomici potrebbero derivare dalle ricerche in corso. Le popolazioni di B. canadensis introdotte in un nuovo habitat hanno spesso origini multiple e rappresentano un amalgama di diverse razze, a volte comprese le razze ora assegnate alla B. hutchinsii. Sono stati registrati ibridi con una gamma di uccelli selvatici nativi e non nativi.

La specie è originaria del Nord America. Si riproduce in Canada e negli Stati Uniti settentrionali in una vasta gamma di habitat. All’inizio del XX secolo si era registrato un importante calo nel numero di esemplari nell’areale nativo, tanto che negli anni ’50 si credette che la sottospecie dell’oca gigante canadese si fosse estinta fino a quando, nel 1962, un piccolo stormo fu scoperto a Rochester, Minnesota, da Harold Hanson dell’Illinois Natural History Survey. Nel 1964 venne lanciato un programma di ripopolazione con 64 coppie riproduttive di esemplari selezionati e alla fine del 1981 oltre 6.000 oche vennero liberate in 83 siti in 26 contee del North Dakota.

Ai nostri giorni, almeno oltreoceano, sembra che il problema per paradosso sia diventato quello della “invasività” della specie, in parte dovuto alla scomparsa di predatori naturali e all’abbondanza di fonti idriche artificiali, come quelle dei campi da golf, dei parchi pubblici, delle spiagge o degli impianti sportivi. Grazie anche all’incrocio di varie sottospecie migratorie con la sottospecie non migratrice introdotta, spesso è possibile reperirle in certi ambienti urbani per tutto l’anno. Dal 1999, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti promuove gli abbattimenti e la distruzione di nidi nelle aree urbane o densamente popolate, mentre in Paesi come Canada o Regno Unito le oche sono generalmente protette dai regolamenti.

Queste oche iniziano ad accoppiarsi nel secondo anno di vita. Esse sono monogame e la maggior parte delle coppie rimane assieme per tutta la vita (anche se chi resta “vedovo” può cercare un nuovo compagno). La femmina depone da due a nove uova (con una media di cinque), ed entrambi i genitori proteggono il nido durante l’incubazione delle uova. Il periodo di incubazione dura 24-32 giorni dopo la deposizione. Le oche canadesi possono rispondere ai fattori climatici esterni adattando la data di deposizione alle temperature massime primaverili, un fattore che giova al successo riproduttivo. Sono creature particolarmente protettive e talvolta attaccano qualsiasi animale che si avvicini al loro territorio o alla prole, compresi gli esseri umani.

In natura la loro durata di vita va dai 10 ai 24 anni. Il record di longevità è detenuto da un esemplare contrassegnato come nidiaceo, osservato all’Università di York all’età di 31 anni. Per sopravvivere alle temperature invernali estreme, preferiscono stare nelle aree urbane piuttosto che negli spazi verdi poiché le aree industriali trattengono il calore.

I predatori, che minacciano principalmente uova e pulcini, sono coyote, volpi, procioni, gabbiani, corvi, cornacchie e orsi (talvolta anche cani domestici). Una volta raggiunta l’età adulta, in virtù delle dimensioni e del comportamento aggressivo, le oche canadesi vengono raramente predate: tuttavia per loro i pericoli sono rappresentati da lupi, gufi, aquile, e anche altre oche.

Le oche canadesi sono coinvolte in un numero elevato di scontri con aerei: le dimensioni e la tendenza a volare in stormi le rendono la seconda specie (dopo gli avvoltoi collorosso) più pericolosa per il traffico aereo. Le oche canadesi possono causare incidenti specialmente quando colpiscono il motore di un veivolo: gli Stati Uniti hanno segnalato 1.772 episodi tra il 1990 e il 2018, per un danno economico quantificabile in circa 130 milioni di dollari. Nel 1995, un Boeing E-3 Sentry dell’aeronautica americana in Alaska ha colpito uno stormo di oche canadesi al decollo, le quali hanno fatto perdere potenza a entrambi i motori di babordo, causando il suo schianto a circa 3 km dalla pista di atterraggio e la morte di tutti i 24 membri dell’equipaggio.

Le oche canadesi sono principalmente erbivore (mangiano erbe, cereali, alghe), ma a volte si nutrono anche di insetti e pesci. Di solito prediligono nutrirsi negli spazi aperti per evitare potenziali predatori. Nelle aree urbane raccolgono cibo dai bidoni della spazzatura. In quanto uccelli selvatici comuni sono obiettivo dei cacciatori, specialmente nell’areale nativo. La loro carne viene descritta come “immangiabile” dal British Trust for Ornithology (la più importante organizzazione britannica per la ricerca sui volatili). Raramente vengono allevate per il consumo. Le oche nei parchi di New York abbattute dal Dipartimento per la protezione ambientale vengono di solito donate ai banchi alimentari.

Le oche canadesi sono suscettibili all’influenza aviaria (come l’H5N1): uno studio condotto utilizzando un virus H5N1 (HPAI) ha rilevato la loro vulnerabilità a quest’ultimo.

 

 

 

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