Russia Beyond sospende le pubblicazione in italiano e tedesco

Russia Beyond (o RBTH, Russia Beyond the Headlines), progetto multilingue nato nel 2007 dedicato alla storia e all’attualità russa facente parte della stessa compagnia che finanzia RT, il 1° aprile 2024 (data che ha fatto pensare a un “pesce”, o un Aprilscherz) ha annunciato la sospensione delle attività in lingua italiana e in tedesco.

È interessante ricordare che questa pubblicazione, in cartaceo fino al 2017, nonostante venisse tacciata di essere “propaganda del Cremlino” era tranquillamente distribuita come inserto dalle principali testate internazionali, dal Telegraph a Le Figaro, dalla Süddeutsche Zeitung al New York Times, fino a -udite udite- la “nostra” Repubblica, che dal 2010 al 2015 allegava mensilmente Russia Beyond sotto il titolo di “Russia Oggi”.

Il comunicato (pressoché identico nelle due versioni italiana e tedesca) non offre alcuna motivazione alla scelta, alludendo solo a “condizioni” che “nello scenario attuale” renderebbero impossibile proseguire il lavoro. Difficile pensare che i problemi siano solo “pratici”, considerando che al giorno d’oggi con i traduttori automatici si può fare qualsiasi cosa, oltre al fatto che già decine di volontari si siano offerti di occuparsi delle traduzioni in maniera gratuita.

Niente da fare, purtroppo. In compenso, Russia Beyond manterrà gli aggiornamenti in russo, inglese, francese, spagnolo, portoghese, giapponese, bielorusso, serbo, croato, macedone, sloveno. È lecito, a questo punto, domandarsi se le cagioni non siano prettamente politiche, o geopolitiche, considerando quanto i governi di Berlino e Roma abbiano fatto per minare anche le relazioni culturali (un campo che sarebbe dovuto rimanere neutrale) delle rispettive nazioni con la Russia.

Se la spiegazione fosse questa, tuttavia qualcuno potrebbe giustamente chiedersi perché non siano state sospese le pubblicazioni anche in lingue di Paesi considerati attualmente “nemici”. Penso che la risposta sia insita nel fatto che idiomi come l’inglese, lo spagnolo e il francese hanno una diffusione ben al di là di qualsiasi confine nazionale e possono raggiungere opinioni pubbliche (come l’indiana o quelle latino-americane e africane) al momento non ostili a Mosca.

Qualora in futuro le versioni in italiano e tedesco venissero rimpiazzate, per esempio, da portali in hindi e in cinese, questa potrebbe essere una conferma della natura totalmente politica della decisione.

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