Per quel poco che conta, voglio esprimere solidarietà a Pro Vita & Famiglia per l’attacco ricevuto da alcunә militantә dell’organizzazione “transfemminista” Non Una di Meno, che avendo avuto l’ordine di “Bruciare Tutto” si sono vigliaccamente accanitә contro la sede di una onlus che si limita ad esprimere una testimonianza in favore della vita.
I paragoni fatti da politici e stampa contro il famigerato assalto alla sede della CGIL avvenuto nel 2021 non hanno molto senso, perché in quel caso i manifestanti (che comunque hanno pagato per il loro gesto) esprimevano -in maniera sbagliata, ci mancherebbe- un malessere molto concreto riguardante il rischio di licenziamento per non essersi sottoposti a vaccinazione anti-covid.
Al contrario, questә disadatattә non hanno trovato di meglio che accanirsi sulla loro ossessione del momento, la quale guarda caso non ha nulla a che fare con quel “patriarcato” di cui tanto parlano (ma di che parlano poi?). Sanno benissimo che l’avrebbero passata liscia e avrebbero potuto continuare a mimare una “resistenza” fantapolitica, magari raccontandosi di aver fatto uno sgarbo ai neofascisti al potere (a proposito: non c’erano sedi di Fratelli d’Italia lungo il percorso della manifestazione?).
Visto che i/le vandalә si dichiarano “transfemministә”, mi piace allora citare il caso di Tessa Ganserer (nata Markus Ganserer), primo politico dichiaratamente transgender a entrare al Bundestag, traendo le informazioni proprio dal sito stesso di Pro Vita & Famiglia (Germania. Così un deputato trans ha mandato nel caos le quote rosa, 8 febbraio 2022):
«L’ennesimo cortocircuito transgender-femministe arriva dalla Germania. La questione è molto seria, in quanto chiama in causa un deputato del Bundestag. Il suo nome anagrafico è Markus Ganserer ed è stato eletto per la prima volta lo scorso 27 settembre [2021] nelle file dei Verdi […]. Il ferreo senso della logica, tipicamente teutonico, si è andato a scontrare con una serie di incongruenze. Da un lato il regolamento interno dei Verdi tedeschi prevede che nelle “quote rosa” sia inclusa qualunque donna “se si definisce tale”.
Le femministe del collettivo “Il sesso conta” [Geschlecht zählt] sta contestando aspramente la legittimità della stessa elezione di Ganserer, contro il quale hanno presentato ricorso alla commissione del Bundestag preposta ad esaminare la liceità dei diritti dei parlamentari. “Fisicamente e giuridicamente Markus/Tessa Ganserer è un uomo e occupa un posto in quota femminile”, si legge in un editoriale della storica rivista femminista tedesca “Emma”. Inoltre, puntualizza l’articolo, “Ganserer non si è sottoposto né a un’operazione per cambiare il sesso né ha mai chiesto un cambio del nome alle autorità”. […] Replicando alle critiche, Ganserer lamenta di sentirsi discriminato come donna e come transgender e sostiene che “un pene non è di per sé un organo sessuale maschile” […]».
La dichiarazione del/della Ganserer (Ein Penis ist nicht per se ein männliches Sexualorgan) in Germania è diventata una sorta di meme.
Il regolamento dei Verdi a tal proposito è piuttosto chiaro: Von dem Begriff „Frauen“ werden alle erfasst, sie sich selbst so definieren, “Nella definizione di donna rientra chiunque si definisca come tale”, comprese le persone Trans*, inter und nicht-binäre (l’asterisco dopo trans include tutte le varianti, compresi per l’appunto gli uomini che un giorno decidono di indossare una parrucca bionda).
È interessante osservare come nell’imbrattamento delle saracinesche delle sedi di Pro Vita & Famiglia qualcuno abbia trovato modo di scrivere “Ci avete rotto il cazzә”, a evidente testimonianza della condivisione del concetto di “pene femminile”, o “transfemminile”, o quel che si vuole.
Un segnale questo sì inquietante, almeno per le femministe non “trans”, perché a quanto pare le manifestazioni “dalla parte delle donne” rischiano di fare la stessa fine degli sport femminili, dove ormai i maschi in parrucca stanno surclassando le ultime donne rimaste a competere.