Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, annuncia con enfasi che per contrastare l’antisemitismo nel calcio italiano verrà vietato a qualsiasi giocatore di indossare la maglia numero 88, che secondo i cifrari ministeriali rappresenterebbe un antico codice neonazista, indicante lo slogan Heil Hitler (l’h è l’ottava lettera dell’alfabeto).
Ritorna alla mente la surreale polemica della FIGC nei confronti di Gianluigi Buffon, al quale nel 2000 venne proibito di usare il numero 00 (nel suo cifrario simbolo degli attributi maschili), e alla sua proposta di ripiegare sull’88 (cioè quattro “palle” invece che due) venne travolto dalle proteste della comunità ebraica italiana, che lo costrinse ad abbandonare anche quello e ad adottare il 77.
Questa misura rappresenta perfettamente il significato della lotta all’antisemitismo ai nostri giorni. Difficile commentare seriamente, ma se proprio si deve allora basterebbe ricordare che l’uso dell’88 è entrato nella cultura popolare solo attraverso il neonazismo americano.
Nel calcio italiano la sua diffusione è limitatissima tra le tifoserie e ancor meno tra i calciatori. Al contrario, in Ucraina (giusto per fare un esempio a caso) esso ha acquisito un certo favore grazie proprio all’influenza del neonazismo occidentale, che ha trovato terreno fertile tra gli hooligan e i “settori destri”.
Allo stato attuale è probabile che in Europa e in Italia solo un calciatore ucraino possa scegliere coscientemente il numero 88 per motivi politici: in tal caso tuttavia si presume che le stesse associazioni ebraiche sarebbero in prima linea nel giustificare o addirittura plaudire al nuovo partigiano goleador, magari con il benestare dello stesso Zelenskij.
https://youtu.be/giFTsfK9cwk?t=165
Lol… qui siamo oltre la Kabbalah, altro che neonazi