Violenza di gruppo in Germania: gli stupratori non andranno in galera in quanto immigrati?

Mi pare che nessuno in Italia abbia riportato questa notizia: in Germania nel settembre 2020 undici uomini avrebbero violentato una quindicenne nel parco cittadino di Amburgo, ma solamente uno di essi, un diciannovenne che ha ricevuto una condanna più “dura” (due anni e nove mesi di carcere senza condizionale), finirà in galera, mentre le pene comminate agli altri violentatori saranno sospese in favore della libertà vigilata.

Sulla stampa trapelano minimi particolari sulla nazionalità degli aguzzini: quattro di loro sarebbero cittadini tedeschi (ma dubito si chiamino Hans, Heinrich, Otto o Karl), mentre gli altri proverrebbero da Afghanistan, Armenia, Egitto, Iran, Kuwait, Libia, Montenegro e Polonia.

Secondo la corte i condannati, di età compresa tra 19 e 23 anni, avrebbero violentato la quindicenne in diverse occasioni. Quella sera l’adolescente aveva partecipato a una festa nel parco cittadino divenuto, durante la pandemia, luogo di aggregazione per i giovani. Quattro degli imputati l’avrebbero condotta in un cespuglio e stuprata a turno (uno di costoro le ha poi rubato il cellulare e il portafoglio).

Altri due imputati hanno poi approfittato dello stato confusionale della ragazza violentandola a loro volta, e un altro ancora si sarebbe aggiunto. Infine, tre imputati si sarebbero nuovamente appartati con la giovane: non è però certo se tutti e tre l’abbiano violentata, per questo il tribunale alla fine ha dovuto assolvere due degli imputati coinvolti. Molte delle violenze sono state riprese con i cellulari dagli stessi assalitori.

La psichiatra forense Nahlah Saimeh (di origine giordana) durante il processo (alcuni quotidiani tedeschi affermano che vi abbia partecipato in qualità di consulente della difesa, ma la notizia non è confermata) ha rilasciato varie interviste nel quale ha definito lo stupro di gruppo come un “mezzo per sfogare un insieme di emozioni quali frustrazione, rabbia, tristezza, depressione, manie di grandezza”, allo scopo di compensare le “esperienze di migrazione” che hanno lasciato “confusi e spaesati” quei ragazzi, da lei  definiti dei “senzatetto socioculturali” [sozio-kulturelle Obdachlosigkeit]. Allo Spiegel in aggiunta ha sottolineato che

«Il sesso [per gli immigrati] è anche un mezzo per sfogare frustrazione e rabbia, un mezzo per allontanare la tristezza e il vuoto, e stare in un gruppo di uomini. Condividere un destino crea anche identità e rafforza il sentimento di gruppo».

Il giudice Anne Meier-Göring si è invece rivolta agli imputati affermando di non aver sentito da parte loro “una sola parola di rammarico” nonostante la ragazza aggredita quella notte sia “morta dentro” (sempre parole sue): eppure la stessa ha deciso di sospendere le condanne, malgrado la maggior parte degli imputati siano stati arrestati in conseguenza di altri reati, come spaccio e aggressione. Le foto dell’aula mostrano uno dei giovani fare il dito medio ai giornalisti: probabilmente anche la libertà vigilata è una punizione troppo severa per dei giovani così provati dalla loro condizione socio-psichico-culturale. Già.

Verbrennen wir alles? Anche no.

Gli imputati in aula si coprono il volto (fonte: Nius.de)

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