Arrestato un uomo da Uomolandia per l’assassinio del giocatore di hockey Adam Johnson

Sono stato praticamente l’unico in Italia a discutere di come la tragica morte del giocatore (americano, e bianco) di hockey Adam Johnson avvenuta a causa della mossa improvvida del suo avversario (canadese, e di colore) Matt Petgrave fosse stata interpretata come parte di una grande guerra razziale in atto, almeno a livello mediatico, nell’anglosfera (qui e qui potete leggere i miei interventi sul caso).

Adam Johnson: un incidente mortale di hockey e la grande guerra razziale

La narrazione muore sul campo: la grande stampa italiana sulla morte del giocatore di hockey Adam Johnson cita fonti “di estrema destra”

Lo ricordo non per qualche forma di piaggeria, ma a discapito di quei commentatori che fanno i finti tonti ma poi non possono fare a meno di citare fonti provenienti dal mondo del suprematismo bianco (sì, parlo del Corriere). La questione qui è che la reazione “razzista” di buona parte del popolaccio è totalmente giustificata dal razzismo insito nel mainstream, i cui esponenti non a caso nel riportare la notizia dell’arresto di Petgrave hanno avuto la faccia tosta di descriverlo, nei titoli e nel testo, come un uomo [a man].

Lo hanno fatto, giusto per citare, la BBC

e, in Italia, il Post:

Anche se va ammesso che la maggior parte dei giornali italiani non ha voluto partecipare a questo “giochetto”, lascia sgomenti che la stampa britannica e americana, assieme ad alcuni suoi imbarazzanti epigoni nostrani, si sia sentita in dovere di nascondere l’identità, ormai nota a tutto il mondo, del giocatore, probabilmente solo in base alla motivazione che fosse di colore

Praticamente è come se si stesse parlando di un classico rapinatore o stupratore “extracomunitario” di cui i giornalisti sono costretti a rivelare l’origine o la provenienza eventualmente alla quindicesima riga dell’articolo, un andazzo che ha generato l’ormai proverbiale meme dell’Uomolandia

Se questi sono i livelli, l’imbarbarimento generale mi pare inarrestabile. E si eviti di scomodare le fruste accuse di razzismo, perché tra poco non sarà più nemmeno concesso definire “uomo” un uomo, pena l’accusa di misgendering: si dovrà dunque parlare di “entità indefinite di qualche genere”, oppure -ancora meglio- accanirsi esclusivamente su certe “categorie non protette” contro le quali, per qualche inspiegabile motivo, è consentito esercitare ogni forma di razzismo.

 

 

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