Bergoglio ha trasformato la lavanda dei piedi in un’espressione di feticismo

È da oltre dieci anni che Bergoglio reiventa il rito della “lavanda dei piedi”: nel primo anno di pontificato qualcuno ricorderà che “Francesco” esordì andando a celebrare la Messa del Giovedì Santo nel carcere minorile romano di Casal del Marmo, dove lavò i piedini di due ragazze, delle quali una musulmana.

In seguito Bergoglio optò per sei maschi e sei femmine (sempre selezionati tra i carcerati) e alla fine, dopo aver fatto entrare tale nuova usanza a forza nella liturgia con la logica del cosa fatta capo ha, solo nel 2016 con un decreto ad hoc (giusto per conservare un minimo di forma) proclamò la sostituzione dei duodecim viros selectos con “persone scelte tra tutti i membri del popolo di Dio”.

Nonostante la stampa vaticana abbia sempre accolto le -sparute- polemiche con un risolino (“Le critiche fanno sorridere”, scrisse all’epoca “Famiglia Cristiana”), è un fatto che il rituale anno dopo anno abbia raggiunto livelli sempre più bassi, con una feticizzazione del rito da parte dell’attuale pontefice ai limiti del grottesco, specialmente in un’epoca in cui nella cultura popolare sono state introiettate a forza parafilie sessuali come la cosiddetta podofilia o retifismo (appunto il “feticismo dei piedi”).

Da tale prospettiva, s’intende quella della degenerazione collettiva, battute e meme sui social si sprecano. E sinceramente per quanto possa sembrare una mancanza di rispetto, mi sento in dovere di riportarne qualcuna: “Questo bacia i piedi e non paga, un genio del marketing”; “Già detto che vorrei fare il Papa“; “Il feticismo dei piedi ha fatto molta strada”; “Che lavoro vuoi fare in futuro?” “È difficile da spiegare”; “Fai ciò che ami e non lavorerai nemmeno un giorno”; “Pier Papa Piedini“.

Certo fa specie che da due a sei si sia passati infine all’en plein di estremità muliebri, con i commentatori (perlopiù pseudo-progressisti) che si soffermano sui particolari più imbarazzanti: “Il Papa accarezza il piede, lo bacia, poi solleva la testa per incrociare gli sguardi“; “Giovanissimi piedi feminili, di pelle chiara e scura che il Papa lava, asciuga e bacia“.

Se non bestemmio guarda… Allora, lasciamo perdere le Sacre Scritture ché tanto non ci crede più nessuno, in primis i preti, altrimenti non farebbero così tanta fatica a rispettare quanto è scritto nel Vangelo, ovvero che Gesù lavò i piedi esclusivamente agli apostoli e non andò in giro per Gerusalemme con un catino selezionando i passanti dai piedi più sporchi.

Sorvoliamo, purtroppo anche sulle obiezioni di stampo pastorale, ecclesiale o dottrinale, perché per quanto sacrosante (in tutti i sensi), esse risultano irrimediabilmente tinte di fariseismo in una strumentalizzazione del messaggio cristiano che lo rende costante fonte di sovversione e dissoluzione (la polemica però in tal caso diverrebbe troppo lunga e gravosa).

Fermiamoci piuttosto sul gesto in sé da una prospettiva la più dissacrante possibile: il Papa attuale si avvale di un rito che dovrebbe celebrare nella sua diocesi (e parliamo di uno che si è presentato sin dal primo giorno come “vescovo di Roma” arrogandosi un attimo dopo attributi da pontefice risorgimentale seppur in versione rosso-rosa-verde-arcobaleno), per andare a spasso per le carceri italiani a posare le sue labbra su piedi di ex prostitute in favore di telecamera in un tripudio di esibizionismo dai tratti, come si è visto, osceni.

Al di là però del sottotesto erotico, sul quale forse avrei potuto soffermarmi di meno (ma forse anche Bergoglio avrebbe potuto soffermarsi di meno sui piedini con le dita più giovani e affusolate), c’è anche un risvolto “sociale” che è la cifra della pastorale di questo papato, insito nella manipolazione del messaggio evangelico allo scopo di acuire le divisioni all’interno delle comunità, privilegiando un’idea di “ultimo” confinata esclusivamente alla popolazione carceraria, come se l’onestà di per se stessa fosse un “lusso” che un vero povero non potrebbe permettersi.

Le conseguenze dell’imbarazzante spettacolino post-cesaropapista si riflettono perciò inevitabilmente nella vita quotidiana degli italiani, con una idolatria del “piede sporco” che diventa un giogo invisibile sull’anima dei semplici. Probabilmente l’unico lato positivo di tutta questa faccenda è proprio il volto gaudente ed eccitato di Bergoglio, che dà un tocco di colore a una “cattiva novella” all’insegna dello squallore teologico, politico e ideologico.

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