Buone notizie: i sopravvissuti all’Olocausto sono più che raddoppiati negli ultimi dieci anni!

Una notizia che avrei voluto pubblicare per la Giornata della Memoria ma non ho fatto in tempo perché troppo presto dalle celebrazioni: sembra che negli ultimi anni i sopravvissuti all’Olocausto siano passati da appena 100.000 unità a oltre 200.000.

Correva infatti il luglio 2016 quando il “Time”, nel commemorare lo scrittore -appena scomparso- Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace (ma avrebbe meritato anche quello per la Letteratura alla luce dei suoi incredibili romanzi), denunciò con angoscia il pericolo di una imminente “estinzione” dei sopravvissuti alla Shoah per bocca del direttore dell’Elie Wiesel Center for Jewish Studies presso l’Università di Boston.


I dati citati erano quelli della controversa Claims (Conference on Jewish Material Claims Against Germany), un’organizzazione impegnata a far ottenere ai sopravvissuti risarcimenti economici dal governo tedesco, che se nel 2014 attestava 500.000 sopravvissuti viventi, compresi quelli fuggiti dalla Germania nazista, già due anni dopo -sempre secondo il “Time”, che tuttavia non cita una fonte diretta- ricalcolava il totale a 100.000. Non venivano date motivazioni “ufficiali” del calo, poiché a quanto pare era esplicito che l’età avanzata dei sopravvissuti fosse da considerare come prima causa di tale “estinzione”.

La stessa associazione, tuttavia, in questo inizio 2024 ha appena presentato a New York un nuovo censimento “senza precedenti”, attraverso il quale è giunta a stabilire la cifra dei sopravvissuti all’olocausto a 245.000 unità. Una buona notizia, insomma, che il numero in così pochi anni sia più che raddoppiato!

Al di là delle battute, sembra che dietro alla confusione di cifre ci sia un equivoco: è probabile che il dato di 100.000 sopravvissuti preso per buono da tante fonti (dalla CNN all’Associated Press) fosse in verità riferito solo a quelli presenti negli Stati Uniti.

Considerando comunque che la Claims Conference è da tempo al centro di polemiche, vuoi per l’enorme patrimonio utilizzato più per le “spese di gestione” che per aiutare effettivamente i sopravvissuti, vuoi per la mancanza di chiarezza nei criteri con cui conduce le sue “analisi internazionali”, è giusto porsi qualche domanda…

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