Danni da vaccino in Canada: hai firmato per la liberatoria? E ora firma anche per l’eutanasia

Una giovane donna canadese, Kayla Pollock, rimasta paralizzata a causa di una mielite trasversa insorta dopo un richiamo del vaccino anti-covid, afferma che il personale del centro di riabilitazione dell’ospedale in cui è stata ricoverata le ha consigliato per ben due volte di sottoporsi al suicidio assistito per porre fine alle proprie sofferenze.

La storia di Kayla (oggi 37enne) assomiglia a quella di molti danneggiati dal vaccino: costretta a farselo oltre che per essere stata terrorizzata con la storia della “fragilità” (è affetta da diabete di tipo 1) e per poter lavorare (come educatrice in un asilo), anche -o soprattutto- per avere il diritto di vedere per l’ultima volta il padre morente in una casa di riposo, una settimana dopo aver ricevuto il richiamo di Moderna è caduta a terra ed è rimasta paralizzata per circa mezz’ora. Lo stesso fenomeno si è ripetuto anche la settimana successiva, e dopo pochi giorni (il 22 febbraio 2022) la donna è rimasta completamente paralizzata.

Il primo medico a cui si è rivolta, nel Pronto Soccorso del Southlake Regional Health Center (Newmarket) ha attribuito la causa del problema allo stress e a turbamenti personali, riducendo il tutto a un “episodio psicotico” e rassicurandola che avrebbe presto ripreso a camminare se solo avesse abbandonato i brutti pensieri. Un altro invece, seppur “sussurrandole all’orecchio”, le ha concesso una diagnosi più onesta dopo averla sottoposta, sempre di nascosto, a una risonanza magnetica: lesioni massicce sulla spina dorsale dovute molto probabilmente proprio dal vaccino. Più specificamente, il dottore ha parlato di mielite trasversa, una patologia che interrompe la trasmissione dei messaggi lungo i nervi del midollo spinale in tutto il corpo.

Kayla ha trascorso diversi mesi nel centro di riabilitazione dell’ospedale ed è stato lì, come si diceva, che il personale le ha offerto il suicidio assistito in due occasioni. Il sistema sanitario canadese utilizza l’acronimo MAID (Medical Assistance In Dying) per indicare l’eutanasia, una pratica che negli ultimi anni è stata estesa a molte categorie di malati e ormai viene offerta tranquillamente come “soluzione alternativa” a diverse tipologie di di pazienti (negli ultimi anni hanno suscitato scalpore i casi di un soldato che aveva chiesto aiuto per le sue tendenze suicide e si  visto suggerire il suicidio assistito, e una nota atleta paralimpica, Christine Gauthier, che invece aveva insistito eccessivamente per ottenere una rampa per sedie a rotelle nella sua abitazione).

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