E se un immigrato indiano violentasse la giovenca rossa dell’Apocalisse?

Mentre Giorgia Meloni nella giornata di ieri faceva gli auguri alla Città Eterna, con una pregevole foto da un elicottero,

il governo israeliano propagandava per ogniddove l’immagine del Colosseo colpito da missili iraniani:


A parte che ad avere ordigni nucleari puntati sulle principali capitali mondiali potrebbe essere Israele stesso (il riferimento è alla famigerata “Opzione Sansone”), ad ogni modo la smaccata provocazione del ministro della Difesa Israel Katz (che almeno nel coinvolgere anche la Tour Eiffel si è espresso in francese e non solo in inglese), deve aver irritato non poco Sua Eccellenza il ministro Antonio Tajani, per giunta “taggato” su X al pari degli omologhi francesi, americano, britannico e tedesco.

Tajani, dal canto suo, ha invitato alla calma e ha apertamente invocato una soluzione diplomatica nella prospettiva di “due popoli e due Stati”. Pur essendo un atlantista convinto, bisogna dar atto all’attuale Ministro degli Esteri di rappresentare la posizione più moderata all’interno dell’esecutivo Meloni (il che è tutto dire), a dimostrazione inoltre di un progressivo sganciamento dell’establishment conservatore italiano dalla mentalità neocon e una riscoperta della tradizione democristiana. Ricordo poi, en passant, che nel 2017 la comunità ebraica europea ha dedicato allo stesso Tajani un bosco (sic) in Israele, come segno di riconoscimento del suo impegno da Presidente dell’europarlamento “per costruire ponti tra le religioni così come tra l’Unione europea e le varie confessioni”.

Veniamo dunque a Israele: è evidente che lo Stato ebraico stia approfittando del caos internazionale per mettere gli alleati di fronte al fatto compiuto. Tale atteggiamento lo si evince anche in un evento che agli occhi di qualche osservatore disincantato potrebbe apparire secondario, ovvero il “sacrificio della giovenca rossa” che una volta compiuto potrebbe consentire all’esercito israeliano di occupare il Monte del Tempio e distruggere la Moschea al-Aqsa.

Su questo tema ho forse scritto troppo (qui o qui), creando più confusione che chiarezza, in particolare quando ho tentato di esporre le implicazioni prettamente politiche (e non culturali o religiose) di tale gesto, che obbligherebbe le nazioni islamiche a una reazione forse altrettanto “apocalittica”. Del resto sono i media di mezzo mondo, e non solo quelli islamici, a continuare a discutere del sacrificio prossimo venturo anche al di là della mera propaganda (solo a titolo di esempio, di seguito un servizio del canale internazionale turco TRT).

I commentatori anglofoni, poi, rilanciano quotidianamente notizie sulla preparazione del sacrificio, annunciandolo prima per la fine del Ramadan, poi per lo Shabbat Parah, poi in concomitanza con l’eclissi solare, infine per il periodo della Pasqua ebraica (appena cominciata).

In tutto questo, accadrà quel che deve accadere. La ragionevolezza dovrebbe portare le autorità israeliane a proibire, come hanno fatto fino ad ora, qualsiasi tentativo di accesso alla Spianata delle Moschee da parte di gruppi di fedeli ortodossi intenzionati a compiere il sacrificio. Tuttavia in questi anni anche una parte del mondo politico ebraico (e non solo israeliano) si è radicalizzato in diversi sensi e nulla può purtroppo escludere lo scenario peggiore. Il quale, ripeto, va valutato solo dalla prospettiva politica, come ulteriore benzina su un fuoco che diventa sempre meno controllabile.

Per stemperare l’atmosfera, immagino cosa accadrebbe se la giovenca rossa venisse privata della sua perfezione da qualche individuo impuro (in realtà basta un solo contatto, anche indiretto, per renderla “inutilizzabile”): pensando, da una parte, alla simpatia che Israele raccoglie tra gli internauti indiani (un fatto divenuto motivo di scherno su buona parte dei social internazionali), e dall’altra alle notizie angoscianti di stupri sulle vacche che giungono dal Paese stesso, ho provato a fare due più due…

Ma si scherza, naturalmente, perché è altresì noto che per gli indiani le vacche sono sacre e che nella maggior parte dei casi i colpevoli di tali bestialità sono, almeno nominalmente, musulmani. Il problema rimane comunque piuttosto sentito dalle autorità indiane, che proprio negli ultimi anni hanno inasprito le leggi contro la zoofilia per sradicare un fenomeno duro a morire specialmente in contesti rurali.

Per molti israeliani, in fondo, un alleato di tal fatta è decisamente scomodo, come dimostrano i commenti razzisti che regolarmente compaiono sotto ogni profilo che mostra phall sapport (la storpiatura memetica di full support) allo Stato ebraico: al di là delle trollate, l’opinione pubblica israeliana ha comunque manifestato la propria intolleranza nei confronti degli indiani nel momento in cui il governo di Tel Aviv, dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 e la necessità di estromettere dal Paese i lavoratori palestinesi per ragioni di sicurezza, ha tentato di firmare un accordo con quello di Nuova Delhi per l’ingresso di almeno 40.000 unità (soprattutto per il settore dell’edilizia). Iniziativa che ha generato per l’appunto reazioni di rigetto tra alcuni israeliani anche sulla base dei pregiudizi riguardo la “famelicità” sessuale degli indiani.

Vabbè, come al solito si è finito per parlare di cazzate. Dubito di aver stemperato la tensione, perciò ci rivediamo ancora alla prossima apocalisse annunciata.

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