Gli africani possono comprarsi le donne italiane per cento vacche

Ieri il generale Muhoozi Kainerugaba, comandante delle forze armate di terra dell’Uganda, ha fatto delle battutacce su Giorgia Meloni attraverso Twitter: “Quante vacche offrireste per il primo ministro italiano?” “Per lei offrirei cento vacche di razza Ankole”; “Ho scelto l’ambasciatore italiano come katerarume, non so come si dice in inglese [in italiano paraninfo, sensale, ruffiano, ndt], sarà lui a negoziare il prezzo [in vacche] della Meloni”;

Questo signorotto della guerra, espressione di una delle tante dinastie militari che hanno preso il potere quando i bianchi glielo hanno concesso, ha poi avuto il coraggio di scrivere che “se i Romani rifiuteranno le nostre vacche, vorrà dire che ci toccherà invadere Roma“, ma evidentemente qualcuno deve avergli fatto cancellare il tweet. In ogni caso il generale non ha smesso di rincarare la dose con allusioni ad Annibale e alla conquista di Roma.

I quotidiani italiani hanno impiegato oltre un giorno per riportare l’accaduto, peraltro in modo divertito e sarcastico, con gli stessi toni adottati dagli interlocutori del generale sul social nework (“Ma se le vacche nella vostra cultura equivalgono ai fiori, come farai a portarle in un ristorante oh oh oh ?”). Nessuna reazione da parte dei diplomatici italiani, nemmeno dall’ambasciatore addirittura chiamato in causa come “lenone”.

A me questa cosa non diverte affatto. Sarà che sono stati anni difficili, sarà che anche il più piccolo borgo medievale italiano in questi anni è stato africanizzato all’estremo, sarà che mi sono rotto i coglioni, ma a me questo sembra semplicemente un affronto da parte di uno scimmione in divisa (non uso l’espressione in senso razzista, ma morale) che può permettersi di ridicolizzare una nazione (oltre che il sacro nome di Roma) a quanto pare divenuta lo zimbello del mondo intero.

Secondo me, quindi, non c’è proprio nulla da ridere. Sapete in realtà cosa fa ridere? Il quoziente intellettivo medio dell’Uganda (84). E sapete qual è la vera barzelletta? Il nostro Paese. Chiediamoci infatti perché, nonostante Giorgia Meloni sia più supina alla NATO della demenziale Sanna Marin, nessun generale bungabunghese (una volta l’Uganda si chiamava Buganda) si permetterebbe mai di ironizzare su quest’ultima.

La situazione è disperata. Questo è un assaggio di quel che probabilmente sarà un governo Meloni: se gli africani in Italia finora si sono limitati a stuprare, ora in virtù del “primo governo di estrema destra” potranno ricorrere direttamente al matrimonio riparatore, offrendo vacche ai padri delle donne che hanno violentato.

Un governo realmente nazionalista e sovranista dovrebbe pretendere come minimo le dimissioni del generale, invece di bearsi della brillante provocazione. Ormai sembra di essere in quel fumetto distopico di Robert Crumb, When the N*ggers Take Over America! (che in realtà serviva a “denunciare il razzismo” ma ha avuto l’effetto opposto).

Mi rattrista molto tutto questo. Mi auguro che un giorno lo stendardo italiano torni a incutere timore come una volta. O almeno che instilli qualche brivido ai nemici come attualmente quello russo o turco (mentre quello ugandese ha una gru al centro, in ossequio ai coloni britannici che avevano imposto sulla bandiera del protettorato uno degli uccelli più mansueti dell’Africa). Basta pizza spaghetti e mandolino, basta tarallucci e vino.

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