I peggiori film horror del 2023 (IV): L’esorcista – Il credente; Talk to me; Il convegno; Nowhere

Per quest’anno penso di aver perso anche troppo tempo dietro agli horror. Mi hanno talmente prosciugato l’anima che non riesco più nemmeno a immaginare cosa possa effettivamente spaventarmi in un film: probabilmente dei trans che distribuiscono estrogeni a forma di dolcetti ad Halloween, oppure un giocatore di hockey di colore che taglia volontariamente la gola a un avversario bianco con il suo pattino uccidendolo in nome di Black Lives Matter. Il vero orrore ora è la realtà, ecco perché la finzione non fa più così tanto paura.

Metto subito da parte L’esorcista – Il credente, millesimo episodio della sag(r)a  sulle bambine indemoniate. Siamo nel 2023 e dunque ci hanno dovuto mettere una moretta come protagonista: mi domando per l’americano medio quanto sia credibile una ragazzina afroamericana posseduta dal demonio (nella versione italiana, solo per capirci, dovrebbero usare una cinquantenne napoletana o un ottantenne calabrese). Per giunta questa ragazzina ha anche un padre (rimasto vedovo) che, pur essendo scettico (altra distorsione della realtà, presentare un afroamericano contemporaneo come un secular humanist), per salvare la figlia finisce per rivolgersi nientepopodimeno che alla mitica mamma di Linda Blair (Ellen Burstyn), la quale dice di non esser stata coinvolta nell’esorcismo primordiale perché non faceva parte del “patriarcato” dei sacerdoti e ora invece consiglia di scacciare satanasso “in nome di tutti gli esseri sacri”.

Si può già capire dove vogliono andare a parare gli sceneggiatori: il prete cattolico diserta il rito e consiglia uno psichiatra, dando però la “delega” a un’infermiera che non è diventata suora per aver abortito, mentre all’esorcismo viene chiamata a presiedere una fattucchiera voodoo. Roba che ti viene quasi da fare il tifo per Satana.

Per aggiungerci un tocco di odio anti-bianco, dimenticavo di ricordare che le ragazzine possedute sono due, delle quali una di discendenza White Anglo-Saxon Protestant, e il cui padre, in una rappresentazione plastica dell’egoismo bianco, chiede a satana di risparmiarla al posto della negretta. Ennesimo remake all’insegna delle minoranze, del terzomondismo, dell’alterità e di tante altre cazzate. Da far rimpiangere persino Friedkin.

Veniamo all’altra “sensazione” del momento, Talk to me: horror australiano (dunque pericolosamente vicino alla mentalità britannica, che in sostanza ispira degli anti-horror astrusi e deprimenti) dove protagonista c’è un’altra moretta, che fa delle sedute spiritiche e incontra l’anima de li mortacci sua ecc… Solito pastone medianico che mischia, come al solito senza ritegno e morale, psicopatia e soprannaturale, giustificando le malattie mentali con i fantasmoni. Ingannevole l’ambientazione giovanilistica, perché si tratta della solita paccottiglia esoterica ottocentesca.

Konferensen (Il convengo) è un horror svedese marchiato Netflix, dunque attorniato da aspettative eccessive che come al solito non vengono soddisfatte. Ad ogni modo l’idea di un gruppo di dipendenti statali corrotti che vengono falcidiati da un misterioso assassino è quanto meno originale, anche se alla fine l’umore (seppur nero) prevale sull’orrore e il tutto si riduce a una innocua black comedy. In ultima analisi, una versione allegra di The Feast, uscito l’anno scorso.

Lo spagnolo Nowhere, altra pellicola targata Netflix, è un fanta-thriller suggerito anche come horror, perciò ne parliamo, soprattutto perché viene presentato come una pellicola che dovrebbe far immedesimare un gretto maschio bianco occidentale nel dramma dell’immigrazione. Il risultato è letteralmente fantozziano, a partire dal decreto europeo intitolato “Non ce n’è per tutti”, con il quale in Spagna si instaura una dittatura fascista ma ispirata al gretinismo che impone l’uccisione di tutte le donne incinte.

La protagonista decide di fuggire col marito verso l’Irlanda (che è in Unione Europea, non so se registi e sceneggiatori ne fossero al corrente…), ma finisce in un container in mezzo all’oceano, e lì si trasforma nella versione profuga di Rambo, tipo Charlize Theron che tira calci volanti alle spie nemiche o Angelina Jolie che evita le mitragliate grazie alla sua anoressia (o le attutisce usando le tette come giubbotto antiproiettile).

Sconsiglio la visione non solo per la propaganda da regime fallito, ma perché il film contiene una delle scene più vomitevoli che abbia mai visto in vita mia: intendo, ovviamente, quando la protagonista si divora la propria placenta (peraltro senza reale necessità). A parte che è una moda pseudo-femminista senza alcuna valenza scientifica, ma se non altro di solito la si somministra in brodo, o eventualmente in pillole. Mangiarsela così, come una bestia, è un insulto all’umanità e alla femminilità stessa, poiché la repulsione per tale pratica è uno tra i primi fattori ad aver favorito l’ominizzazione nella nostra specie. Non so a quali alati pensieri il geniale regista volesse condurre lo spettatore: in generale, al di là del disgusto, che si somma allo stupore per le acrobazie di una Wonder Woman che non sclera mai e si improvvisa carpentiera, ostetrica, cacciatrice e navigatrice, non resta altro.

Come ultima opera (visto che solitamente faccio cinquina), posso citare Totally Killer, al quale ho dedicato un post a parte perché nella totale mediocrità del genere merita qualche parola in più:

Totally Killer: l’horror dell’anno è anche il primo film in cui si nomina l’Effetto Mandela

 

One thought on “I peggiori film horror del 2023 (IV): L’esorcista – Il credente; Talk to me; Il convegno; Nowhere

  1. Vabbe’, non sarei così severo con Talk to me…
    La tizia diversamente bianca crede di aver trovato il fantasma della madre, ma capisce di essere stata manipolata quando è ormai troppo tardi.
    Alla fine però c’è un intento pedagogico, nel senso che chi apre certi portali per sfuggire alla noia finisce per farsi molto male e ne subisce le conseguenze.
    Diciamo che il protestantesimo stesso è l’origine dell’ossessione per la paccottiglia esoterica, nel senso che si illudono di poter fare i sacerdoti di loro stessi

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