Il Carnevale è una festa antisemita e islamofobica

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz ha attaccato su Twitter lo storico carnevale di Aalst: “Il Belgio in quanto democrazia occidentale dovrebbe vergognarsi di consentire una tale manifestazione antisemita. Chiedo alle autorità locali di condannare e vietare l’odiosa sfilata di Aalst”.

Come scrive Europa Today:

“Le polemiche contro questo carnevale vanno avanti dallo scorso anno quando sfilò un carro con due enormi figure di uomini con ampie basette e naso adunco che indossavano il tradizionale shtreimel, un cappello di pelliccia indossato da alcuni ebrei ortodossi, in piedi su sacchi di monete d’oro. Allora la cosa suscitò grande scalpore e condanne a livello internazionale che hanno portato anche alla rinuncia, da parte della città, della presenza nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco che aveva dal 2010, anticipando in realtà una decisione che l’organizzazione stava comunque prendendo”.

Sui siti islamici italiani invece possiamo leggere questo:

«In Italia sono famosi il Carnevale di Venezia e il Carnevale di Viareggio, famosissimo è il Carnevale di Rio in Brasile e dappertutto, nonostante la crisi, in questo periodo si svolgono parate di carri allegorici, balli in maschera, mascherate, passeggio di maschere in pubblico, di cui sono vittime soprattutto i bambini, che i genitori portano a passeggio travestiti in modi fantasiosi, ma standard, educandoli alla falsificazione.
Va da sé che, alla luce del detto del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il quale disse che “Chi assume gli atteggiamenti di un popolo entra a farne parte e nel Giorno del Rendiconto comparirà con quel popolo davanti al Signore” [o come più precisamente in arabo disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] i Musulmani non partecipano ai riti di ispirazione diavolesca del Carnevale travestendo i loro bambini e mascherandoli sotto l’influenza del “così fan tutti”.
L’articolo 85 del Testo unico delle norme di pubblica sicurezza configura il mascheramento come reato di natura contravvenzionale, proibendo di girare in pubblico travisato in modo da non essere riconoscibili i connotati del viso che permettono l’identificazione della persona, TRANNE A CARNEVALE, periodo nel quale è data “autorizzazione” a girare in maschera.
Il Carnevale, un periodo dell’anno nel quale, come dice il proverbio, “ogni scherzo vale”, è figlio di epoche remote, nelle quali, in questo periodo dell’anno solare, avevano luogo riti magici, cerimonie religiose dei culti degli dei falsi e bugiardi con festeggiamenti e “pazzie”, da cui venne il detto semel in anno licet insanire, che tradotto significa “una volta all’anno è lecito fare cose da pazzi”. Il Carnevale contemporaneo è la continuazione di quei riti e quelle cerimonie che, con alcune trasformazioni e “mascheramenti” ideologici sono passati indenni attraverso il processo di cristianizzazione violenta del mondo antico, giungendo sino a noi. Balli in maschera, “carnevalate”, bagordi sono stati permessi dalla chiesa come sfogo smoderato di istinti finalizzati alla conservazione individuale e alla conservazione della specie, da pagare, successivamente, con il digiuno della Quaresima. Vittime del carnevale sono i bambini, i cui cervelli vengono, precocemente, addomesticati, a servire il vigente sistema di dominio dell’uomo sull’uomo, con la loro messa in maschere tradizionali [Zorro, la Fata turchina…] e avveniristiche o contemporanee [Superman, l’astronauta, Barbie…] da parte di genitori, i cui cervelli sono già stati mandati all’ammasso nei silos del potere fondato sull’impostura. In questa trappola carnevalesca di Shayṭān non cadono i genitori musulmani consapevoli e non cadano i genitori musulmani, che per motivi ambientai pendono verso l’assimilazione ai costumi locali.
È vietato l’uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l’osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall’autorità locale di pubblica sicurezza.
Siccome Carnevale è un’epoca in cui è permesso girare in maschera non commettono violazione della legge le signore musulmane, che girano in pubblico con il burqa»

Se non altro gli ebrei hanno Purim, anche se pure alcuni Paesi islamici vivono la “Festa del sacrificio” (Id al-adha) come una sorta di Carnevale, peraltro procrastinando un’usanza pre-islamica come quella dello sgozzamento dei montoni.

In ogni caso, a causa dell’allarme coronavirus, il celeberrimo Carnevale di Venezia è stato sospeso e in Lombardia tutte le manifestazioni (che sarebbero dovute durare fino al Sabato grasso nelle zone che seguono il rito ambrosiano) sono state vietate. Dove non hanno potuto giudii e saracini, ha rimediato la peste.

7 commenti su “Il Carnevale è una festa antisemita e islamofobica

  1. OT: come avrai notato il mio ultimo tentativo di stare su di un social network (per la precisione su Twitter) è durato poco più di ventiquattr’ore (account creato domenica pomeriggio ed eliminato lunedì sera). Mi sembrava di essere tornato ai tempi delle superiori, quando andavo in discoteca la domenica pomeriggio: tutti i membri della compagnia riuscivano a combinare qualcosa (vale a dire a limonarsi qualche tipa sui divanetti) tranne il sottoscritto che restava in un angolo a bere e a fumare per non cedere alla disperazione.
    Detto questo: sarebbe un problema se creassi un canale non ufficiale del blog su Telegram? E’ l’unica roba di cui non mi sono ancora stufato, vorrei provare a fallire pure lì.

    1. Lascia perdere Telegram che non c’è figa (peggio di Twitter). Torna su Facebook! Devi solo avere un minimo di pazienza…

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