Il mito dell’inclusione ha disintegrato la scuola italiana

Il 13 gennaio 2024 lo storico Ernesto Galli della Loggia, in margine a una recensione al volume di un insegnante sulla scuola italiana ha pubblicato sul “Corriere della Sera” un breve commento riguardo la cosiddetta “inclusione”:

«La scuola italiana è il regno della menzogna e finché resterà tale non potrà che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti sono promossi. Ma come si legge nelle pagine chiare e documentate di questo libro di Giorgio Ragazzini (Una scuola esigente, Rubettino, p. 174, € 15) insegnante fra i fondatori del benemerito “Gruppo di Firenze”, la realtà è ben diversa. A cominciare ad esempio da quella che si cela dietro il mito dell’inclusione. In ossequio al quale nelle aule italiane – caso unico al mondo – convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, anche ragazzi disabili gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo».

Queste righe hanno suscitato SOLO polemiche e attacchi (a ennesima dimostrazione come un qualsiasi dibattito sul tema sia da decenni un tabù assoluto), costringendo lo storico a fare mea culpa sulle stesse pagine del “Corsera”, occasione che egli ha comunque intelligentemente colto per rilanciare i punti dolenti dell’inclusione: in primis, l’incredibile eterogeneità della categoria rappresentata da tale espressione, che sembra in effetti dettata più da fattori ideologici che scientifici o pedagogici; poi l’impreparazione della maggior parte degli insegnanti di sostegno, che di solito svolgono questo compito solo come “porta di servizio” per passare di ruolo più facilmente; infine la necessità sempre più impellente di reinserire gli alunni con gravi disabilità mentali o fisiche “in un’istituzione capace di prendersi cura di simili casi in modo più appropriato e scientificamente orientato“.

Partiamo allora dal concetto di “inclusione”, così sintetizzato da Galli Della Loggia:

«Inclusione, per chi non lo sapesse, significa la presenza nella medesima classe, accanto agli altri allievi, dei cosiddetti allievi con Bes (sta per Bisogni Educativi Speciali): una vasta categoria che comprende i disabili con disabilità lieve media o grave: ad esempio, dai soggetti affetti in vario grado da dislessia o disgrafia medicalmente certificata a quelli con forme di pronunciata disabilità sensoriale o intellettiva; nonché gli allievi di origine straniera non parlanti la nostra lingua».

Nella definizione stessa si annida la menzogna. Partiamo da una riflessione basilare: anche il sistema più efficiente non potrebbe comunque permettersi di gestire gli alunni “speciali” nel momento in cui diventa obbligatorio gestire tale “specialità” in un contesto ordinario. Per fare un esempio concreto: prendiamo una persona assolutamente motivata per questo impiego, che addirittura prende un master in logopedia (o qualche altre specializzazione). Alla prima esperienza le capita un ragazzino che non sa pronunciare la “S” o inverte le vocali delle parole che legge: grazie al sostegno di una “professionista” il discente riesce a risolvere agevolmente i propri problemi.

Nel secondo ciclo le appioppano un alunno psicotico che sclera ogni dieci minuti, aggredisce compagni a caso cercando di strozzarli o rubando le forbici dalla cattedra per colpirli, e finisce per prendere a calci e morsi l’insegnante stessa quando tenta di bloccarlo. Che si fa? Si chiamano degli esterni per “certificare” chissà che, e alla fine gli esperti concludono che l’alunno è perfettamente integrabile nel contesto scolastico e che gli insegnanti probabilmente non sono in grado (o non hanno voglia) di fare il proprio lavoro. Dunque lo scolaro schizofrenico non solo non può essere portato fuori dall’aula, seppure l’insegnante abbia notato che le sue “crisi” aumentino di intensità e frequenza a contatto con altri individui, ma non può neppure essere fermato con il minimo di coercizione possibile, perché in tal caso il docente potrebbe persino rischiare qualche strampalata accusa di “abuso”.

No, non è fantasia, fidatevi. Purtroppo certe scene da manicomio giudiziario, a cui ormai si assiste fin dalla primaria, stanno diventando la realtà quotidiana per il corpo docente. Il quale, oltre a ciò, deve fare il conto con una realtà totalmente stravolta dall’immigrazione selvaggia: neanche classi in cui il 90% degli alunni è di origine straniera fanno più “notizia”. E pure in tal caso lo storico del Corsera ha qualcosa da osservare:

«È assolutamente ragionevole pensare che per un bambino bengalese che non sa una parola d’italiano la via migliore per apprendere la lingua sia quello di immetterlo in una classe di coetanei italofoni. Ma se si tratta di un bambino solamente: se si tratta invece di dieci bambini (come ormai tanto spesso in molte zone del nostro Paese) è sicuro che valga la medesima cosa? O non accadrà forse che quei dieci bambini bengalesi saranno tentati di continuare a parlare bengalese tra di loro piuttosto che attaccare discorso con un loro compagno italofono? E non sarebbe allora meglio che i bambini di origine straniera prima di fare ingresso in una qualunque classe di una nostra scuola seguissero ad esempio per tre mesi un corso intensivo d’italiano? Per quale assurda ragione porre un simile problema significa apparire quasi un fautore dell’apartheid?».

Sono considerazioni condivisibili alle quali però si può aggiungere che, specialmente nel caso di bambini stranieri, il loro inserimento in un contesto in cui, per dire, 18 alunni su 20 parlano a scuola una lingua differente da quella che si usa a casa potrebbe avere ripercussioni anche da un punto di vista cognitivo.

È vero, infatti, che molte province d’Italia sono state “colonizzate” da magrebini, bengalesi, ucraini, romeni e albanesi, ma non è detto che in una stessa classe si possa presentare la situazione di dieci alunni della stessa origine: il risultato, anche involontario, è sempre all’insegna del fatidico melting pot. (L’ipotesi di Galli Della Loggia non è comunque impensabile, se solo si considera il fatto che ci sono genitori stranieri che nel fine settimana mandano i propri figli da insegnanti “privati”, non si sa con quale qualifica, a scopo sia di erudirli con i sacri precetti dell’islam che insegnarli l’alfabeto del loro Paese d’origine e della religione dei loro padri, sia esso appunto bengalese o, naturalmente, arabo).

Le conseguenze di tutto ciò non possono essere le stesse prospettate da coloro i quali pensano che gli esseri umani siano tabulae rasae da scarabocchiare come si vuole: è più probabile che siano i pochi alunni “indigeni” rimasti ad assorbire le abitudini linguistiche dei compagni di origine straniera, come i suoni fortemente aspirati dell’arabo o l’approssimante alveolare dell’albanese (la loro “r” moscissima, per intenderci), lasciando da parte concordanze, preposizioni e congiuntivi (perché in questi casi dal docente di turno si pretendono direttamente i miracoli).

Anche solo discutendo per sommi capi si evince come questa “inclusione” sia la solita favola ideologica nata dalle paranoie di quegli stessi che non volevano “integrare” alunché, ma solo “disintegrare” una società che consideravano “escludente” con ricatti morali e terrorismo psicologico.

Le reazioni scomposte alle blandissime osservazioni di Ernesto Galli Della Loggia (“Perché mai il solo porsi una simile domanda deve essere equiparato quasi a una pagina del Mein Kampf?”) dimostrano che il re è nudo: l’espressione è abusata, ne sono consapevole, ma è talmente evidente che l’inclusione non abbia prodotto nemmeno un risultato da poter vantare a mo’ di “trofeo” (peraltro non si capisce quale dovrebbero essere questi “risultati”) che attualmente basta solo additare una qualsiasi incongruenza per far andare fuori di testa gli “inclusivisti” (che forse non disdegnano di mandare comunque i loro figli in scuole “esclusive”).

L’accusa di “nazismo” casca a proposito, perché tale è il terrorismo psicologico di cui si parlava. Visto però che più di un dibattito sembra una lite tra bambini (“speciali” o meno), è allora agevole fare “specchio riflesso”, e affermare che in fondo anche voler “includere” il “diversamente abile” rischia di svilire la sua assoluta e originalissima “diversità” per meri scopi utilitaristici (come renderlo abile a un qualche “compito”, dal leggere e saper far di conto all’infilare una spina in una presa elettrica senza far danni).

Allora pure questo è “nazismo”, alla luce soprattutto del fatto che la palingenesi che avrebbe dovuto rendere la società più “inclusiva” non è avvenuta e allora sostanzialmente i rivoluzionari falliti stanno mandando gli “esclusi” a integrarsi in un sistema ingiusto, selettivo, iniquo, immorale ecc (per chi volesse proseguire, abilista sessista razzista sessofobo machista omofobico transfobico omolesbobitransfobico ecc…).

La conclusione perciò è abbastanza semplice: ripristiniamo scuole speciali e classi differenziali con tutti i crismi più avveniristici e all’insegna dei più alti ideali di tolleranza, accoglienza, comprensione, umanitarismo e altruismo. Per il bene degli abili, dei diversamente abili e degli ugualmente abili.

9 thoughts on “Il mito dell’inclusione ha disintegrato la scuola italiana

  1. Faccio due considerazioni
    La prima è che dopo 80 anni sarebbe ora di innestare un dibattito sereno e razionale sul significato del valore di un’esistenza, se davvero tutte le vite “sono degne di essere vissute” continuando a far finita di non vederne gli aspetti più crudi, senza appellarsi alle giornate della memoria e strillare agli “incubi della storia” (Mi rendo conto, è una vana illusione…)
    Anche perché con tutta la buona volontà, anche con tutta la società più “inclusiva” e “accogliente” (ma poi cosa significa tutto ciò?), non si può negare che certe disabilità appaiono come scherzi atroci e orrendi che ogni tanto la vita ci tira.
    La seconda è come già detto in un altro commento, le disfunzioni psichiche e mentali servono come modello per rendere accettabili le devianze sociali che saremmo costretti a subire e tra un pò assisteremo al proliferare di diktat e storielle mediatiche su quanto sia edificante essere strani, psicopatici, autistici, deboli, fragili e quant’altro e su come questo sarà un imperativo morale soprattutto per la rieducazione del maschio “patriarcale”.
    E credo anche che essere sani e avere la propria salute mentale a posto, sarà considerato come intrinsecamente “nazista”!
    Saluti.

  2. Per Totalitarismo blog: Galli Della Loggia ora si sfizia a fare il pavone pedagogico, purtroppo la noia è una brutta bestia, qualche settimana fa invece inneggiava alla guerra. Io sarò banale, ma faccio due più due, classi differenziali, Europa alla guerraccia sacrosanta, pere nel sedere, ma perché non lo rifonda lui il partito nazista, oppure quello che gli pare, del resto siamo su Totalitarismo blog, potrebbe fondare il partito Totalitarista Neutro Universale, che in realtà è quello che è tutta questa gente. Detto questo, sì, “l’inclusività” non funziona. Anzi, è un disastro dal punto di vista pratico ed è vero che sta finendo di far naufragare la scuola, ma tanto stava naufragando lo stesso. Mi limiterei a suonare sul ponte coi colleghi e chi s’è visto s’è visto. Comunque. Fatte bene, classi con ragazzi disabili in istituti specializzati, potrebbero essere una strada da seguire anche, sicuramente, per insegnare loro delle abilità, perché sta certo che gli fanno comodo. Evito di approfondire oltre sulle cause di questa esplosione di disabilità e sugli intenti di un certo tipo di inclusione, diciamo che Galli Della Loggia tra le pere e le bombe rischia di ottenere ancora più spazio nelle scuole future dei “normali” di quello che si otterrebbe coi ghetti dei disabili, effettivamente.
    Per Luca T. : Non ho capito che intendi con “vita degna di essere vissuta” e soprattutto se avevi suggerimenti in merito. A entrambi chiedo, pur condividendo i vostri timori circa la fine che rischia di fare la gente “normale”, nel nuovo nazismo che incombe (ma solo se difende la sacralità della vita e l’ordine naturale, non vi preoccupate, come dice Totalitarismo blog, a fare da contrappunto alla strenua difesa dei disabili c’è un efferato abilismo che serve bene la causa dell’esclusione anche di chi disabile non è, in teoria, e quindi non becca neanche i 4 soldi che prende il fortunato possessore di handicap) : Ma quale sarebbe invece la soluzione, contro femen incavolate nere, neri che sono neri (ma voi non siete razzisti, vedo) immigrati incavolati, immigrati che sono immigrati, Galli Della Loggia che non combatte con sufficiente fervore la guerra per le classi differenziali, soggiogato dalle personalità stellari dell’intellighenzia prospiciente, disabilità arrembante, vite inutili e dannose, mondo cane (magari): la Dittatura dei Normali? Come Capo Assoluto suggerisco Il MegaDirettore Galattico e mi tuffo direttamente nell’acquario. Ossequi.

  3. Caro signor “Io”
    Nella scuola che frequentavo, c’era un ragazzo tetraplegico, sordomuto e ritardato mentale. Con tutta la buona volontà, con tutta l’INCLUSIONE possibile era francamente impossibile che potesse seguire regolarmente le lezioni, e farsi una socialità insieme ad altri. Ed era un strazio anche sentire le sue urla e i suoi gemiti, che a distanza di anni a me ancora mettono angoscia solo ricordarli.
    E poi ricordo di un padre preso a pugni da un ragazzo psicotico, disabili che lanciavano sedie e rompevano finestre e urlavano come ossessi, saltellando per i corridoi e alcune loro famiglie praticamente distrutte. Sono queste visioni personali, caro signor “Io” a farmi riflettere sulle vite “degne di essere vissute”, non qualche capitolo del Mein Kramp. Non si preoccupi, non sono “nazista” e non voto “i populisti nazisti” e non ho neanche busti del Duce…
    A quanto vedo vi eccitano subito i nervi e lanciate moniti truci anche verso le modestissime osservazioni di Galli della Loggia attingendo all’immaginario lugubre del Novecento, perché è molto funzionale al vostro scopo di disintegrare i vostri interlocutori che si permettono di fare obiezioni ai vostri tabù e alla vostra visione sociale irenistica.
    Vi fa comodo usare questi poveracci, queste vite disgraziate come elemento di dissoluzione di questa società “nazista-fascista-razzista-sessista-omofoba” e altre vostre cantilene.
    Parliamo di totalitarismo caro “Io”, parliamo del vostro totalitarismo imbevuto di messianismo e karma purificatore per “gli orrori della storia”, dove si intravede una malcelata invidia e voglia di vendetta e rivalsa sanguinaria verso l’uomo bianco etero e “normale”, autentico Satana contemporaneo.
    Già perché gli ebrei non sono responsabili della macelleria di Gaza, i musulmani non sono responsabili delle stragi dell’Isis, i negri non sono responsabili per Adam Kabobo e Innocent Oshegale, ma per Elena Cecchettin e le sue comari, come per la gran parte dei media e delle istituzioni, noi maschi siamo colpevoli a prescindere per l’omicidio di Giulia Cecchettin, perché siamo MASCHI e perché da ragazzini abbiamo guardato il culo di qualche ragazza.
    E allora bisogna bruciare tutto, anche i maschi vanno bruciati. Proprio come faceva Baffino. (ma guarda un pò!)
    Sarà, che ricalcando un vostro detto, chi oggi è “antinazifascista” e antitotalitarista, non sia in realtà un nazifascista e totalitarista represso?
    Ma non si preoccupi caro “Io”, la nostra sorte è segnata. Noi uomini bianchi, etero, normali, biondi e con occhi azzurri siamo già in minoranza e presto avremo la nostra soluzione finale che “meritatamente” aspettiamo dal 1945 e così tutti voi altri avrete un mondo dove tutti vissero felici e contenti. E inclusi.
    Anzi. Tutti felic*, content* e inclus*
    Saluti caro “Io”
    Con assoluta disistima

  4. Di grazia, Luca T. perché si arrabbia? Io non non l’ho aggredita, né insultata, né disistimata, come invece ha fatto lei. Le avevo solo chiesto cosa intendeva per vite inutili e quali riteneva fossero le possibili soluzioni per affrontare il problema delle vite inutili, problema in merito al quale mi sembrava lei adombrasse possibili soluzioni, ragionevolmente commisurate al fatto che tali vite fossero inutili, parola che nessuno in questo articolo aveva pronunciato ma che ha pronunciato lei, dunque intendendo sottolineare esattamente questo concetto, cioè quello dell’inutilità, solitamente e storicamente associato alle possibili soluzioni, motivo per cui mi permettevo di chiederle chiarimenti, sperando di aver capito male, e che lei non intendesse velatamente affermare quello che sembrava intendesse velatamente affermare. Perché non risponde alla mia domanda? Va bene per carità non risponda. Farò io alcune spregevolissime affermazioni, sicuramente degne di tutta la sua massima ed emerita disistima. A NESSUNO, è MAI lecito sopprimere una vita umana, né detenere persone disabili in strutture da cui non possano uscire o vengano sedate indiscriminatamente (magari intendeva questo) oppure costringere persone disabili essenzialmente tra le mura domestiche per non disturbare gli altri. Sì perché poi la scuola finisce e i disabili ci se li ritrova comunque sempre d’attorno, dato che esistono, e ce ne sono tanti, e ce ne sono pure sempre di più. Poi le ricordo che oltre alle vite inutili e moleste, ci sono anche tante vite inutili (io sto ripetendo quello che ha detto lei) che se ne stanno quiete nel loro angolino e non scocciano nessuno, ma consumano energia e risorse pagate dai contribuenti. Non so se per lei fa lo stesso o quale abbia individuato come criterio di distinzione e discernimento circa le soluzioni, ma la informo che la sua stessa preoccupazione sta pervadendo molti medici, i quali si stanno per l’appunto lambiccando le cervella, coadiuvati da politici illuminati, per individuare le soluzioni più opportune e DEFINITIVE a tali inopportune / importune esistenze. Io non la insulto né la disistimo, anche se la sua furia così celere e poco motivata non induce a troppo ottimismo, ma io non mi permetto di trinciare giudizi così temerari senza fondatissimi motivi, che mi congratulo con lei per aver individuato nel mio micidiale messianismo e quant’altro, mi scusi ma mi basta averlo letto una volta. Dunque non la disistimo, però la invito a riflettere. Ignoro tutto il resto che ha scritto perché mi è sembrato più che altro una sequela di escandescenze. Le comunico solo che il mio enunciato di cui sopra, sull’assoluta INDISPONIBILITÀ della vita umana, non forma un kit attrezzato con tutto quanto da lei elencato, non è tutto così facile. Questo è anche uno dei giochetti del potere, creare stereotipi, contrapposizioni schematiche e semplificazioni, il che si riaggancia a un altro consiglio che mi permetterei di darle. Non si crucci troppo per le sorti del maschio bianco con gli occhi azzurri, in primo luogo, sarà sempre al primo posto nelle preferenze medie delle donne medie bianche e bionde con gli occhi azzurri, se poi le coppie bianche e bionde non durano e magari si ammazzano sarà anche il caso di fare un’analisi che vada oltre le perfidie del Wef, che fanno solo una cosa, e la fanno benissimo: ci riempiono di ogni sorta di condizionamenti, di paranoie, di vittimismi, di angosce, prevedendo scenari che in base a determinati stimoli tendono a verificarsi, possibilmente sulla base di personalità/contesti problematici per qualche motivo. Ora, la informo, stanno instillando senso di colpa + / vittimismo nel maschio, bianco ma anche no, da lei citato, infatti la informo ulteriormente, che la propaganda sul patriarcato va per la maggiore in tutto il mondo, producendo in maschi di altri colori terrificanti incubi a base di Erinni nere, Valchirie dagli occhi a mandorla e altre terrificanti visioni, che so io, Vichinghe a cavallo che se li prendono solo se possono mettergli saldamente i piedi in testa. Purtroppo fa parte del condizionamento generale la complicazione ulteriore che si sta producendo nei rapporti di coppia e nella famiglia, ma la vorrei rassicurare, non sono ancora scomparse le persone ragionevolmente equilibrate che si augurano solo di trovare compagni e compagne che lo siano altrettanto, a prescindere dal colore. Quello che stanno cercando contemporaneamente di fare è infondere nelle donne la paura degli uomini, e anche questo prescinde dal colore, e lo scopo di questo che è l’obiettivo principale, mi pare chiaro. No uomo, no donna, no party. No party, no bambino. No bambino = meno vite più o meno o variamente utili. Il corollario del maschio bianco è solo uno dei focus che cercano di tirare in ballo, è solo confusione, è solo zizzania, ulteriore, facile zizzania. Cosa c’è di più facile che far sentire minacciato un parco di maschi da un altro parco di maschi “esterno al contesto” che sopraggiunge nel proprio territorio di caccia. Un condimento, utilissimo, certo. Ma lo scopo è un altro: spaventare le donne. E le assicuro che di questo passa lei rischia di riuscirci benissimo. Si rilassi. Quanto a Galli Della Loggia, ma mi pare di avergli dato ragione, solo che se i ragazzini a scuola non hanno più i disabili ma hanno l’arcano anche se composto cipiglio di qualche Kapò (normalissimo, normalissimo) che li obbliga a farsi dubbi
    trattamenti sanitari sperimentali e fuori cadono le bombe, poi è peggio. Solo quello. Saluti.

    1. Devi darti una calmata. Il tuo commento viene pubblicato quando mi ricordo di controllare i commenti. Basta con questo tono altrimenti ti censuro sul serio. Scrivi quello che vuoi ma smetti di insinuare che ti sto censurando: qui sei libero di esprimere le tue str…amberie.

  5. Di grazia, Luca T. perché si arrabbia? Io non non l’ho aggredita, né insultata, né disistimata, come invece ha fatto lei. Le avevo solo chiesto cosa intendeva per vite inutili e quali riteneva fossero le possibili soluzioni per affrontare il problema delle vite inutili, problema in merito al quale mi sembrava lei adombrasse possibili soluzioni, ragionevolmente commisurate al fatto che tali vite fossero inutili, parola che nessuno in questo articolo aveva pronunciato ma che ha pronunciato lei, dunque intendendo sottolineare esattamente questo concetto, cioè quello dell’inutilità, solitamente e storicamente associato alle possibili soluzioni, motivo per cui mi permettevo di chiederle chiarimenti, sperando di aver capito male, e che lei non intendesse velatamente affermare quello che sembrava intendesse velatamente affermare. Perché non risponde alla mia domanda? Va bene per carità non risponda. Farò io alcune spregevolissime affermazioni, sicuramente degne di tutta la sua massima ed emerita disistima. A NESSUNO, è MAI lecito sopprimere una vita umana, né detenere persone disabili in strutture da cui non possano uscire o vengano sedate indiscriminatamente (magari intendeva questo) oppure costringere persone disabili essenzialmente tra le mura domestiche per non disturbare gli altri. Sì perché poi la scuola finisce e i disabili ci se li ritrova comunque sempre d’attorno, dato che esistono, e ce ne sono tanti, e ce ne sono pure sempre di più. Poi le ricordo che oltre alle vite inutili e moleste, ci sono anche tante vite inutili (io sto ripetendo quello che ha detto lei) che se ne stanno quiete nel loro angolino e non scocciano nessuno, ma consumano energia e risorse pagate dai contribuenti. Non so se per lei fa lo stesso o quale abbia individuato come criterio di distinzione e discernimento circa le soluzioni, ma la informo che la sua stessa preoccupazione sta pervadendo molti medici, i quali si stanno per l’appunto lambiccando le cervella, coadiuvati da politici illuminati, per individuare le soluzioni più opportune e DEFINITIVE a tali inopportune / importune esistenze. Io non la insulto né la disistimo, anche se la sua furia così celere e poco motivata non induce a troppo ottimismo, ma io non mi permetto di trinciare giudizi così temerari senza fondatissimi motivi, che mi congratulo con lei per aver individuato nel mio micidiale messianismo e quant’altro, mi scusi ma mi basta averlo letto una volta. Dunque non la disistimo, però la invito a riflettere. Ignoro tutto il resto che ha scritto perché mi è sembrato più che altro una sequela di escandescenze. Le comunico solo che il mio enunciato di cui sopra, sull’assoluta INDISPONIBILITÀ della vita umana, non forma un kit attrezzato con tutto quanto da lei elencato, non è tutto così facile. Questo è anche uno dei giochetti del potere, creare stereotipi, contrapposizioni schematiche e semplificazioni, il che si riaggancia a un altro consiglio che mi permetterei di darle. Non si crucci troppo per le sorti del maschio bianco con gli occhi azzurri, in primo luogo, sarà sempre al primo posto nelle preferenze medie delle donne medie bianche e bionde con gli occhi azzurri, se poi le coppie bianche e bionde non durano e magari si ammazzano sarà anche il caso di fare un’analisi che vada oltre le perfidie del Wef, che fanno solo una cosa, e la fanno benissimo: ci riempiono di ogni sorta di condizionamenti, di paranoie, di vittimismi, di angosce, prevedendo scenari che in base a determinati stimoli tendono a verificarsi, possibilmente sulla base di personalità/contesti problematici per qualche motivo. Ora, la informo, stanno instillando senso di colpa + / vittimismo nel maschio, bianco ma anche no, da lei citato, infatti la informo ulteriormente, che la propaganda sul patriarcato va per la maggiore in tutto il mondo, producendo in maschi di altri colori terrificanti incubi a base di Erinni nere, Valchirie dagli occhi a mandorla e altre terrificanti visioni, che so io, Vichinghe a cavallo che se li prendono solo se possono mettergli saldamente i piedi in testa. Purtroppo fa parte del condizionamento generale la complicazione ulteriore che si sta producendo nei rapporti di coppia e nella famiglia, ma la vorrei rassicurare, non sono ancora scomparse le persone ragionevolmente equilibrate che si augurano solo di trovare compagni e compagne che lo siano altrettanto, a prescindere dal colore. Quello che stanno cercando contemporaneamente di fare è infondere nelle donne la paura degli uomini, e anche questo prescinde dal colore, e lo scopo di questo che è l’obiettivo principale, mi pare chiaro. No uomo, no donna, no party. No party, no bambino. No bambino = meno vite più o meno o variamente utili. Il corollario del maschio bianco è solo uno dei focus che cercano di tirare in ballo, è solo confusione, è solo zizzania, ulteriore, facile zizzania. Cosa c’è di più facile che far sentire minacciato un parco di maschi da un altro parco di maschi “esterno al contesto” che sopraggiunge nel proprio territorio di caccia. Un condimento, utilissimo, certo. Ma lo scopo è un altro: spaventare le donne. E le assicuro che di questo passa lei rischia di riuscirci benissimo. Si rilassi. Quanto a Galli Della Loggia, ma mi pare di avergli dato ragione, solo che se i ragazzini a scuola non hanno più i disabili ma hanno l’arcano anche se composto cipiglio di qualche Kapò (normalissimo, normalissimo) che li obbliga a farsi dubbi
    trattamenti sanitari sperimentali e fuori cadono le bombe, poi è peggio. Solo quello. Saluti.

  6. Guarda non ti devi preoccupare proprio. Ti lascio esprimere in pace le uniche stramberie degne di nota, cioè le tue. A me pare che siate voi un po’ nervosetti, ho immaginato come funziona ma non lo so per certo, mi seccava perché essendomi scappati sti chilometrici commenti, poi rompe aver perso ore, specie col secondo, che era una risposta, a una persona che se io mi devo calmare..Non so lui ok. Io almeno non ho avuto toni offensivi, nonostante le vostre sì, di esternazioni, siano pesanti.
    Saluti

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