Nelle elezioni olandesi appena concluse il DENK, il cosiddetto “partito degli immigrati” fondato nel 2014 dagli ex-laburisti Tunahan Kuzu e Selçuk Öztürk (entrambi nati in Turchia), ha ottenuto il 2,1% dei voti e 3 seggi in parlamento. Tra le “prospettive” (standpunten) del loro programma, segnaliamo le più salienti:
- Sostituire l’idea di “integrazione” con quella della “accettazione reciproca” [wederzijds acceptatie];
- Creare un “registro del razzismo” (R-register) che raccolga tutte le espressioni discriminatorie passibili di censura;
- Stabilire delle “quote immigrati” (almeno il 10% del personale) per le aziende;
- Abolire dai documenti pubblici le definizioni di “allogeno” [allochtoon] e “autoctono” [autochtoon], perché «rappresentano una distinzione artificiale che crea discriminazione»;
- Destinare maggior spazio nei programmi scolastici allo studio del passato colonialista dell’Olanda e degli orrori della schiavitù e del razzismo;
- Introdurre nelle scuole l’insegnamento facoltativo di lingue quali il cinese, l’arabo e il turco;
- Castrazione chimica per chi abusa sui minori [punto 5, terza sezione: Kindermisbruik bestraffen met chemische castratie];
- Opposizione al TTIP, al TiSAe al CETA;
- “Più Europa, meno Bruxelles” [Méér Europa, minder Brussel], qualsiasi cosa significhi;
- Riconoscimento di uno Stato palestinese e bando dei prodotti israeliani provenienti dagli insediamenti illegali;
- Contrasto alla pulizia etnica dei Rohingya tramite pressione politica ed economica sul governo birmano;
- Promozione di una ricerca indipendente sulla “questione armena” per il riconoscimento delle vittime da entrambe le parti e la riconciliazione.
Al di là il programma politico, è utile rilevare anche quanto accade attorno al DENK: a parte l’utilizzo dei troll per fare propaganda, colpiscono le dichiarazioni del presidente del Concilio Turco olandese, Sefa Yürükel, che ha accusato il partito di ricevere sostegno politico e finanziario dall’AKP di Erdoğan e di prendere ordini dal Diyanet (il Consiglio per gli affari religiosi turco).
È doveroso specificare che Yürükel e il suo comitato si definiscono seculiere Turken e kemalisti, infatti accusano i loro connazionali (e correligionari) del DENK anche di aver ricevuto un appoggio eccessivo da parte degli imam sunniti. Ad ogni modo è significativa questa spaccatura nella comunità turco-olandese, sebbene sia improbabile che tra quelli scesi per le strade di Rotterdam non ci fossero pure dei kemalisti indignati per l’atteggiamento dell’Olanda (per non dire della nota “questione armena”, altro punto di contatto tra nazionalisti e islamisti turchi, ché entrambi si rifiuterebbero di parlare di “genocidio”).
Sembra che alla fine l’unico vincitore delle elezioni olandesi sia stato proprio Recep Tayyip Erdoğan…
Beh, meglio di Wilders, no, visto quanto scriveva ieri.